Home
Su

.
.

D'Abruzzo
TURISMO CULTURA AMBIENTE

.
Crecchio
Campagna nobilissima
Testo di Enzo Santeusanio e Silvano Ciccotelli

Nel punto di confluenza tra l'Arielli e il Rifago si fermarono i primi abitanti di Crecchio, scegliendo una zona che l'abbondanza di acqua, le vaste zone pianeggianti e la particolare posizione geografica, a metà strada fra il mare e la montagna, rendono fertilissima e con vocazione agricola. Una condizione, già perfettamente descritta nel Tabulario: "... dentra il quale si comprendono territorij seminatori, erbaggi, vigne, boschi, oliveti, cannitera, orti di verdumi et altri frutti dal quale si percepiscono buona qualità di grani, orti, legumi, vini, ogli, lini e di ogni a sufficienza per il bisogno di essi ..., li habitanti di questa terra sono al generale uomini rustici, foresi et fatigatori, quali si esercitano nella coltura et governo di territori alieni e propij."
Lungo l'Arielli, sotto il paese, i ruderi di sei mulini testimoniano una florida attività che nei tempi passati rese Crecchio un centro commerciale di cereali. Un tempo, nell'abitato si entrava ".... per due porte, una detta de capo, et l'altra de piedi per le quali si discorre et camina per diverse strade tutta la sua abitazione, et da ogni sua parte si gode vista di marina quale accompagnata con il sito et sua vista di montagna ...". Oggi, nonostante l'assenza delle citate porte lo scenario del paese, dei suoi abitanti e del paesaggio non è di molto mutato. L'antico nucleo, risalente al secolo VIII, ha forma di fuso, l'abitato è polarizzato da punti di incontro e di riferimento che permangono e sopravvivono alla descrizione del tabulario, infatti: "... et, in mezzo la terra è la piazza pubblica in mezzo della quale è fondata la chiesa matrice sotto il nome di Santo Salvatore .... Vi è di più un altra chiesa detta Santa Maria di Piedi iusta le mura di essa terra ..., ci possiede un Castello posto nella testa della porta de capo, in parte d'essa più eminente...". Matrice, chiesa di S. Maria da piede e castello sono ancora al loro posto, sebbene in parte ricostruite dopo l'ultima guerra.
Ma l'antichità del centro storico non è l'unica documentazione sulle origini di Crecchio; non molto distante dal paese, in prossimità della frazione Casino Vezzani, sono stati scoperti i resti di una costruzione romana con acquedotto e cisterna, presenza che rimanda alla via Traiana-Frentana, distante un chilometro, che dall'antica Ostia Aterni attraversava il territorio abruzzese collegando Anxanum, Pallanum e Histonium.
In un'altro sito archeologico, noto sin dalla fine del 1700, sulla piana di S. Maria Cardetola sono stati ritrovati numerosi reperti di epoca preromana e romana. Quello più importante, conservato attualmente presso il Museo Archeologico di Napoli, è stato rinvenuto nei pressi delle mura dirute della chiesa.
L'epigrafe consistente in cinque righe di paleografia arcaica, è ancora di significato oscuro. Gli archeologi Mommsen, Henzen, Brann e Corssen hanno tentato di interpretarla senza risultato. Solo il Corssen da essa ha stabilito che sul posto esisteva un pago di origine frentana o marrucina anche se l'attribuzione trova alcuni storici discordi. Che ad un certo punto gli abitanti, per ragioni difensive, si siano trasferiti dall'insediamento originario, a quello sommitale, risulta da due fatti. Primo perché alcune parti del castello mostrano di essere state costruite con materiale di spoglio proveniente da Santa Maria Cardetola; secondo perché da una pubblicazione del 1901, di Don Ermenegildo Blasioli, si apprende che su un architrave, forse distrutto dai bombardamenti, del 1944, era inciso A.D. 863.
Nel secolo XI il nuovo insediamento è ancora privo di cinta muraria: la bolla con la quale Papa Nicola Il, nel 1059, confermava gli antichi confini della Diocesi di Chieti includeva in questa la "Plebem Occrecle", senza dare all'abitato la qualifica di Castellum. Nel periodo compreso tra i secoli XI e XIV, l'abitato si dotò di mura e di torre, probabilmente per rientrare nella strategia di difesa, dalle incursioni turche lungo l'Adriatico, attuata con un sistema di torri costiere presidiate da torrieri e collegate tra loro da cavallari.
Nel secolo XI Crecchio è nella contea di Chieti, che a sua volta, dai primi del 900 fa parte del ducato di Spoleto. Vi resta anche nei secoli XII e XIII. Durante il XIV secolo il contado teatino viene smembrato (nel 1303 ne viene sottratto ufficialmente Lanciano, e alla fine dello stesso secolo Manoppello) ed è probabile che in questa occasione Crecchio venga restituito al Regio Demanio. Nel 1406 troviamo Crecchio feudo di Napolione degli Orsini conte di Manoppello e Guardiagrele. Questi, ribellatosi alla corte di Napoli, viene privato del feudo che viene concesso all'Università di Lanciano dal re Ladislao. Il 23 agosto del 1406 Giovanni Di Masio, mastrogiurato di Lanciano, nel prendere possesso del feudo in nome di questa Università, entrava nella "rocca e nella Torre di Ocrecchio". Lanciano è un passaggio obbligato per chi da Nord va verso Sud; da qui passa il tratturo e qui, alle sue famose fiere, fanno riferimento i saraceni che tornano dai loro commerci con Venezia. È facile quindi immettere sul mercato il grano che si ricava nel feudo. L'Università concede il possesso a Semiduccio nel 1463, all'abbazia di S. Giovanni in Venere nel 1500, ad Orazio Di Monte nel 1619. Nel 1633, infine, Lanciano vende il feudo a Giò Bonanni dell'Aquila che nel 1634 lo rivende ad Adriano Brancaccio di Napoli, la cui famiglia mantiene il possesso fino al 1702. Il 15 ottobre 1705 il feudo viene acquistato, sub asta, da Gaetano Antonio D'Ambrosio. Questa vendita venne invalidata il il 7 agosto 1708 ed il feudo venne concesso a Vincenzo Frascone nominato per l'occasione marchese di Crecchio. Morto questi senza eredi, il feudo torna ancora alla Regia Corte e concesso a Geltrude de Figueroa De Vilana. I D'Ambrosio, principi di Marzano, dopo una lunga causa, l'11 agosto 1734 vengono reintegrati nel possesso che conservano fino al 2 maggio 1785 quando lo vendono ai De Riseis. Questi conservano i beni ad esso legati fino al 15 novembre del 1958.
Nella prima metà del secolo attuale Crecchio, e più precisamente il suo castello, ospitò più volte membri della famiglia reale Savoia a cui i De Riseis erano legati da amicizia e vincoli di corte. Nel 1926 vi giunsero i principi Umberto e Maria Iosé, e successivamente il 9 settembre 1943, all'indomani dell'armistizio, la Famiglia reale, il generale Badoglio e l'intero Governo. I reali sostarono presso l'amica duchessa di Bovino e qui seduti nel cortile del castello operarono la scelta di trasferire a Brindisi la sede del governo italiano.

 

EDIZIONI
MENABO'


Coordinamento multimediale
Maria Concetta Nicolai

Webmaster
Giustino Ceccarossi

© 1998, 1999 Edizioni Menabo', Professional Net