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Maria Concetta Nicolai - Cento feste contadine per un anno
Sant'Antonio Barone

17 gennaio, ore del mattino - Scanno (L'Aquila)

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La leggenda de lo beatissimo egregio Missere li barone Sancto Antonio, è uno dei più interessanti documenti della antica poesia volgare abruzzese.
Opera di un chierico che dovette diffonderla, come mostrano chiare tracce della tradizione orale, in tutta l'area aquilana, il componimento è giunto fino a noi nel Codice Casanatense 1808, studiato da Vittorio Monaci che su esso tracciò il quadro delle origini linguistiche e tematiche della Letteratura italiana.
Databile ai primi anni del Trecento la Leggenda è entrata nel repertorio dei poeti di occasione, specie in quelli appartenenti al mondo pastorale ed ha improntato moltissime orazioni in uso delle compagnie di questua che, in occasione della festa del Santo, attraversano ancora l'Abruzzo. A Scanno, che fu tra i più fiorenti centri dell'economia armentizia, il ricordo di questo antico componimento è ancora tanto vivo che Sant'Antonio, chiamato altrove Abate o di Gennaio, è detto Barone, anche allo scopo di distinguerlo dal Santo di giugno, detto del giglio, ed a cui si tributa una spettacolare festa.
La mattina del 17 gennaio, di buon ora, la famiglia Di Rienzo che un tempo possedeva la maggiore parte delle greggi svernanti in Puglia, dà disposizione che si collochi fuori il portone del suo aristocratico palazzo una o più grandi caldai di rame, ricolmi di fumanti sagne con la ricotta.
I devoti, dopo aver ascoltato la messa nella vicina chiesa di Sant'Antonio Abate, si avviano, con il prete in testa al corteo, verso casa Di Rienzo. Qui, dopo che il religioso ha provveduto a benedire il cibo, con una speciale formula che richiama molto l'incipit del cantare medioevale, ognuno si serve, riportandosi a casa un mestolino di minestra che consuma per devozione.
La cerimonia, anche per lo scenario in cui si svolge è molto pittoresca e dà avvio al Carnevale. Un tempo, subito dopo la distribuzione delle sagne, il Corriere di Carnevale, cavalcando un recalcitrante somarello, annunziava per il paese, a suon di tromba che erano aperti i festeggiamenti del periodo più pazzo dell'anno. Lo seguivano le maschere tradizionali che ricalcavano l'antica drammaturgia religiosa delle origini, rappresentando gli eremiti, i piccoli confratelli e l'episcopello, un bambino che per un giorno impersonava il vescovo e ne svolgeva le funzioni.

Per saperne di più
Marco Notarmuzi, Eustacchio e Tecanera. Ovvero le tradizioni popolari di Scanno, Teramo 1993
Camillo Guerriero Crocetti, L'antica poesia abruzzese, Carabba, Lanciano 1914

Come ci si arriva
A 25, uscita Cocullo. Prendere la strada per Anversa degli Abruzzi - Scanno e seguire le indicazioni

A chi chiedere informazioni
Municipio di Scanno, Vigili urbani. Tel. 0864.747371
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