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Hanno
detto di lui |
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"Caro Ceccarossi, grazie per avermi inviato il suo meraviglioso lavoro di studi per corno. In realta' e' il piu' interessante libro che ho mai visto sui metodi di studio per qualsiasi strumento. Io faro' cio' che posso per propagandare questo splendido libro. Spero di venire di nuovo qualche giorno a Roma e saro' felice di collaborare con un artista come lei". "Dear Ceccarossi: Thank
you for sending me your wonderful work of studies for horn. It is really the most
interesting book I have ever seen on methods of study for any instrument. I will do
anything I can to propagate that wonderful book. I wish to hope that some day again I will
be able to come back to Rome and enjoy collaborating with such an artist as you." |
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Nell'aprile 1952, tornando
a Roma da Orsogna, dov'era stato per i funerali della sua cara sorella Suor Benedetta
(Dina), Ceccarossi si reca alla RAI, al Foro Italico. Vi giunge poco prima dell'inizio
della prova della Quarta Sinfonia di Mahler. Quando il direttore Bruno Walter sale sul podio, non vede
Ceccarossi al suo posto in orchestra, posa la bacchetta sul leggio e chiede il perche'
della sua assenza. Gli dicono che e' in lutto per la morte della sorella. Ceccarossi,
appena viene a sapere che il M.° Walter avrebbe tanto desiderato la sua presenza in
orchestra, non esita un solo istante a tornare al suo posto. Il M.° Walter prima di
iniziare la prova gli dice: "Grazie, Ceccarossi". |
Nel giugno 1959 "I Virtuosi di Roma" incidono a Roma, nella sede del Teatro dell'Opera, per "La Voce del Padrone". Ceccarossi esegue le "Sonate" di Cherubini. Durante la registrazione delle "Sonate" accade un fatto insolito: i tecnici inglesi interrompono la registrazione e si dirigono verso Ceccarossi. Prendono dalle sue mani il corno, estraggono le pompe, tolgono il bocchino, svitano il padiglione, guardano attentamente ogni particolare dello strumento. Infine, senza dire una parola, glielo restituiscono. Ceccarossi chiede allora a Fasano, che conosce l'inglese, cosa mai cercassero. Fasano, con un sorriso sardonico, gli risponde che i tecnici inglesi cercavano un qualche marchingegno che, a loro dire, doveva assolutamente trovarsi dentro lo strumento... Insomma quei tecnici non potevano arrivare a pensare che quella cantabilita', quel fraseggiare, quella scioltezza di emissione fossero unicamente opera di Ceccarossi! Quest'ultimo, allora, con accento vibrante, prega Fasano di riferire a quei tecnici che tutto quanto ascoltavano era il risultato di tre fattori: cervello, natura e cuore. E che, se erano cosi' sorpresi, evidentemente ai cornisti inglesi mancava almeno uno di questi tre fattori...! |
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Nel giugno 1985 la New York Philarmonic-Symphony Orchestra, la prima e piu' importante associazione musicale degli Stati Uniti (che ebbe come direttore, dal 1926 al 1936, Arturo Toscanini) esegue, sotto la direzione di Zubin Mehta, un concerto a Firenze. Zubin Mehta esprime a Enrico Caproni, 1° corno dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, magnifico strumentista, il desiderio di conoscere se Ceccarossi sia a Roma o comunque in Italia. Cosi' Caproni telefona a Ceccarossi, alle sette del mattino, nella sua residenza in Abruzzo, per esprimergli la grandissima ammirazione del maestro Mehta e quella di tutti i cornisti della Philarmonic-Symphony Orchestra, e per dirgli che i cornisti erano felici di essere riusciti a trovare i suoi dischi a Firenze, e che tutti lo salutavano molto caramente. "Caro, caro Cecca - Non
posso attendere. Ti ho sentito ora su Radio Hong Kong. Prima delle notizie danno musica
classica. Di Ceccarossi Capriccio. Io non ci
credevo, ma alla fine hanno ripetuto il tuo nome. Bravo bravo bravo. E' bellissimo ed
eseguito perfettamente. Tu non sai cos'e' stato per me. Lasciami essere un po'
nostalgica...! Mi e' sembrato un richiamo - mi sono sentita dire: Vieni qui da noi! Ancora
ancora mi sono detta: i "miei" mi chiamano. Sono tanto lontana... Il tuo disco
anche ottimo, le cadenze perfette. Da Roma partii correndo. In India non potevo avere un
grammofono. Finalmente qui ti ho ascoltato. Un'amica lo ha voluto per copiare su nastro.
Appena lo riavro' lo passero' a Radio Hong Kong e certo saranno felici. Bravo ancora e
grazie. E' stata una delle piu' belle emozioni...". |
Ancora un episodio, del 1960. Ceccarossi, dopo il grande successo della tournée in Gran Bretagna e Irlanda del suo Trio (Ceccarossi, Jolanda Colizza soprano, Loredana Franceschini pianoforte), esegue alla RAI Elégie di Francis Poulenc. La Filarmonica Romana questa volta lo invita - e da allora vi terra' numerosissimi concerti - insieme a Poulenc, per eseguire appunto Elégie. Poulenc aveva gia' fatto pervenire a Ceccarossi, a Londra, nel 1958, questa sua composizione. Ceccarossi: "Non nascondo la curiosita' mia di avere come pianista collaboratore un Francis Poulenc!. Durante la prova - facemmo una sola prova - io detti a Poulenc la mia parte per corno e pianoforte, perche' lui non aveva niente. Finita la prova si alzo', lui alto due metri io piccolino, e mi abbraccio' e mi disse: "Ceccarossi, non sapevo mica che la mia musica fosse cosi' bella!". Certo io avevo un po' trasformato, avevo introdotto dei colorismi, e dei suoni d'eco nella ripresa del tema, insomma varie cose che lui non aveva scritto: cosi' alla fine della prova ero anche timoroso che non fosse soddisfatto di qualche cosa. Invece mi disse, appunto: "Non sapevo mica che la mia musica fosse cosi' bella!". Due sere dopo alla Filarmonica ha luogo il concerto. Successo splendido". |
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