D'Abruzzo

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L'Acqua

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Seguendo una gentile ed antica tradizione, forse in qualche angolo d’Abruzzo, una ragazza, splendente e nel fiore degli anni, sul far del giorno, a Capodanno si reca ancora alla casa del promesso sposo e, giunta sull’uscio, - il pudore verginale le vieterebbe di entrare da sola e nell’ora antelucana, in quella intimità familiare che non le appartiene compiutamente - vi depone la sua luccicante conca ricolma di Acqua nuova, sulla quale galleggia un argenteo rametto d’olivo.
Sarà la suocera, o quando vi sono, le giovani future cognate (ma nelle famiglie contadine non difetta mai una variegata e numerosa figliolanza), che sollecite e ridenti entreranno in casa quel prezioso recipiente, pieno di prodigi e magici auspici.
Quell’acqua, che la sapienza popolare prescrive sia attinta prima del sorgere del sole alla pura vena di una sorgente, nasconde l’invisibile oro dell’attimo archetipico, quando l’anello di Saturno congiunge gli estremi e diviene, con epifanica eccezionalità, il misterioso Serpente che si morde la coda e rinasce, nuovo eppure sempre uguale a se stesso.
Nessuno ha detto all’ignara fanciulla che il suo piede fermo sulla soglia della casa di cui ella si prepara a perpetuare la stirpe con le nuove nascite, entra perfettamente nell’orma divina delle Figlie del Sole.
Eppure il suo gesto ha, per appartenenza culturale, la stessa misura del Mito, così che in nulla il suo respiro differisce da quello delle antiche Sorelle.
Mutuando la grazia di questa non del tutto perduta usanza, nello stupefacente inizio di Secolo e di Millennio che la sorte ci ha concesso, vogliamo porgere ad ogni lettore, per buon augurio, la nostra Acqua nuova, con la promessa di raccoglierla nelle fonti più incontaminate della Maiella, di stillarla dai ghiacci più segreti del Gran Sasso, di profumarla con l’alito dell’Adriatico fiorito di ginestre. E per deporre la nostra lucida conca sull’uscio di ognuno attraverseremo le colline coperte d’olivi, i filari delle viti, cammineremo lungo il greto dei fiumi, ritroveremo le tracce dei tratturi, indugeremo il passo tra le millenarie pietre dei paesi, ascolteremo il rintoccare dei campanili, le voci e le parole impregnate dal senso dei secoli, coglieremo nell’ampio orizzonte lo spirito e la memoria della Gente, la solennità delle feste, la luce miracolosa dei Santi. 
Sperando che il cuore ci resti leggero di giovinezza auguriamo a tutti mille anni d’Abruzzo.

La Redazione

 

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