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Il Volto Santo "e' un velo
esilissimo, quasi inconsistente, come se fosse una pura apparizione portante al vivo le sembianze del Divino
Redentore con colori che non fanno corpo, che nulla hanno perduto nel corso di 486
anni". Non si tratta del sudario della Veronica, perche' non mostra la corona di
spine. Si ritiene invece che sia il sudario tombale, perche' sono ben marcati ed esatti i
segni della Passione, ma gli occhi aperti di Gesu' Cristo sono un mistero. Due grandi
feste, in ogni anno, richiamano i devoti del Volto Santo: la terza domenica di maggio e il
6 agosto, in coincidenza con la trasfigurazione del Signore.
Nel 1952 si inizio' la costruzione della Casa del Pellegrino a fianco del
Santuario. E' un luogo di pace e di ristoro. Manoppello, dove la storia religiosa ha avuto
modo di registrare uno dei fatti piu' sorprendenti che hanno determinato una ondata di
fede verso il Santo Volto di Gesu', sorge su un'amena collina, a 257 metri di altitudine,
nella vallata del Pescara, sul versante nord orientale. Al Santuario si accede dal centro
abitato del Comune, attraverso una via tortuosa ed erta della lunghezza di circa un
chilometro e mezzo disseminata di una "Via Crucis" in pietra della Maiella.
"In un giorno imprecisato del 1506 in
Manoppello, il dottore fisico Giacomo Antonio Leonelli, mentre conversava con alcune persone dinanzi alla
propria casa situata di fronte alla chiesa matrice di San Nicola di Bari, in Corso
Santarelli (nome attuale), vedeva giungere un pellegrino sconosciuto che, rivolgendosi a
lui, l'invitava a seguirlo nell'interno della chiesa. Qui gli consegnava un piccolo
involto con la viva raccomandazione di tener molto cara quella devozione che a tutti
avrebbe portato pace e benessere spirituale e materiale.
Il Leonelli apriva l'involto e rimaneva colpito dall'immagine dolorante di Gesu' impressa
su un velo di circa quattro palmi.
Intanto il pellegrino era scomparso, senza lasciar traccia di se'. Il Velo rimase in casa
Leonelli fino al 1608, poi passo' per via ereditaria in casa Petrucci. Nel 1618 la signora
Marzia Leonelli - Petrucci vendette il Velo, per quattro scudi, al dottor Donatantonio De
Fabritiis: solo l'immagine era rimasta intatta dalle aggressioni dei topi. Nel 1638 il
dott. De Fabritiis, seguendo un suo segreto impulso, dono' il Sacro Velo ai Frati Minori
Cappuccini che avevano costruito il Santuario sulla collina Tarigni, tra il 1618 e il
1626.
Il Sacro Velo, restaurato dall'arte paziente di fra' Remigio da Rapino, fu conservato in
una preziosa teca nel Santuario di Manoppello. Il Padre Donato da Bomba concluse le sue
ricerche con una "Relazione istorica..." che fu letta, riconosciuta autentica,
approvata e sottoscritta dagli intervenuti a una pubblica e generale seduta
dell'Universita' (Comune) di Manoppello il 6 aprile 1646 di cui fu rogato atto notarile
che ancora ci rimane."
I testi sono tratti da
"PELLEGRINAGGI AL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO"
di Giulio Marino
Pescara, 1993 - Editrice ITALICA
Collana APER, Quaderni aperiodici di abruzzesistica |
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