
Lunedi' 1 febbraio 1999
WWF, rischia
l'estinzione meta' delle specie d'Italia
Un "libro rosso" lancia l'allarme:
una delle cause principali
e' il progressivo riscaldamento del Pianeta
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Dirlo proprio mentre regna
incontrastato il vento siberiano non e' facile, ma nel rapporto che il Wwf ha appena
concluso e che sta per rendere pubblico e' scritto a chiare lettere: nel libro rosso delle
specie in estinzione in Italia il ruolo di primo attore spetta agli animali abituati al
grande freddo. I picchi di gelo come quello che attraversiamo non spostano le medie e non
modificano le grandi linee di tendenza: dagli anni Ottanta il pianeta si sta
riscaldandando e per chi e' abituato a convivere con il ghiaccio sono guai. Prendiamo il
gallo cedrone. e' - forse dovremmo cominciare ad abituarci a dire e' stato - un animale
simbolo del grande scontro sulla caccia. Generazioni di ecologisti hanno invocato la
clemenza delle doppiette che stavano mettendo in ginocchio l'urogallo dalla grande coda a
ventaglio. Generazioni di montanari hanno risposto sventolando come una bandiera i libri
di Mario Rigoni Stern: la malga, la polenta, le lunghe camminate nel buio in attesa del
sole e alla fine l' attimo sospeso prima dello sparo: "Una mattina ne alzammo uno che
dal rumore del volo doveva essere maestoso come un' aquila.
Pareva che al suo passaggio gli alberi dovessero schiantare come tagliati da una scure
magica". Adesso perfino i bracconieri sono costretti, loro malgrado, a lasciare in
pace il gallo cedrone diventato quasi introvabile: dove non sono arrivati le pallottole e
i disboscamenti e' arrivato il caldo che rischia di ridurre sempre di piu' le grandi
foreste mature di larici e abeti di cui l'urogallo ha bisogno per sopravvivere. Oggi il
gallo cedrone e' estinto nelle Alpi occidentali, ne restano poche migliaia su quelle
occidentali.
Mentre gli abitanti del grande Nord - dalla lepre alpina alla pernice bianca - se ne
vanno, arrivano le specie tropicali e quelle che riescono ad adattarsi alla diminuzione
del verde e all'aumento delle discariche. Il Mediterraneo si riempie di pesci da spiagge
esotiche. Crescono gli uccelli di palude abituati ad esplorare ambienti nuovi, come l'
airone guardabuoi.
"Complessivamente la situazione non e' comunque del tutto negativa", spiega
Francesco Petretti, uno degli autori del Libro rosso curato dal Wwf. "Il numero degli
erbivori, dal capriolo al cervo al camoscio, e' uguale a quello che c'era a meta'
dell'Ottocento. E alcuni animali simbolo su cui avevamo costruito importanti battaglie si
trovano oggi in condizioni migliori rispetto a qualche anno fa. E' il caso del lupo che in
25 anni e' passato da 100 a 500 esemplari ampliando la sua area di diffusione . Anche
perche' ha imparato ad adattarsi: va a mangiare assieme ai cani randagi di notte, poi
appena puo' si rintana nel bosco". Buona parte di questi successi si deve comunque
agli immigrati. I lupi sono di origine italiana ma hanno scavalcato il confine con la
Francia, si sono radicati in Provenza e ora stanno tornando a casa. La lince (estinta
sulle Alpi all'inizio del secolo) e l'avvoltoio degli agnelli vengono dal Centro Europa.
L' orso e lo sciacallo dai Balcani.
Mentre le frontiere aperte rinsanguano specie provate da decenni di cura a base di
pesticidi, avanzata del cemento e caccia intensiva, appaiono in forte difficolta' gli
animali piu' sensibili al degrado. Uno per tutti: la lontra. La natura l'aveva dotata di
un corpo slanciato, di un nuoto veloce, di uno scatto da grande predatrice. E, a buon
peso, aveva aggiunto un'allergia all' inquinamento. Un regalo che e' risultato fatale. La
lontra oggi vive assediata in poche oasi: la Campania anomala del Sele, la Lucania del
Basento, la Toscana del Merse e del Flora. In tutta Italia se ne contano meno di cento
esemplari. Nel complesso, delle 494 specie di vertebrati censite in Italia ben 338 (il 68
per cento) sono state inserite nella lista rossa. Tra i 70 mammiferi a rischio (su un
totale di 110) ci sono: l'orso bruno marsicano, il cervo sardo, il capodoglio, il delfino,
il lupo, il gatto selvatico, la foca monaca, la lince e lo sciacallo dorato.
febbraio
1999 |