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Giovedi' 11 marzo 1999

L'Italia dei parchi» con il «Corriere»
Nel cuore dell'Abruzzo in compagnia dei lupi

 

MILANO - C'e' un altro volto dell'Italia, non sfigurato dal cemento e dalle ciminiere. e' il volto sereno della natura, sopravvissuta alla cattiveria dell'uomo. Che oggi e' pronto a chiederle scusa, a lavorare per recuperare quel prezioso patrimonio paesaggistico che costituisce il cuore del nostro Paese: oltre due milioni di ettari di «oasi» naturali, fra parchi nazionali e regionali, riserve naturali e marine. Questi scenari mozzafiato sono stati raccolti nei volumi L'Italia dei Parchi Naturali, un'opera a fascicoli che i lettori del Corriere della Sera potranno acquistare insieme con il quotidiano al prezzo complessivo di 2.900 lire (il fascicolo rimarra' poi in edicola fino a giovedì allo stesso prezzo ma senza il giornale).   Realizzata dalla Fabbri Editori, in collaborazione con «Airone», l'opera si propone di far conoscere la vita nel parco. Ma e' anche un invito a non rinunciare a passeggiate all'ombra dei boschi o sulle rive dei fiumi, ad andare alla scoperta di paesi di montagna o villaggi di pescatori, all'insegna del vivere sano.
Domani con il Corriere il secondo fascicolo, dedicato al Parco nazionale d'Abruzzo, posto a cavallo di tre regioni, Abruzzo, Lazio (provincia di Frosinone) e Molise (provincia di Isernia). Uno «scrigno» dove trovano rifugio specie animali sopravvissute all'estinzione, come l'orso, il gigante dei nostri monti, il lupo e l'aquila. 
«La grandiosita' del parco degli Abruzzi e' unica, e' stato creato dai re ed e' rimasto regale...», si entusiasma Folco Quilici, che quei luoghi ha iniziato a esplorare da adolescente. «Fino ad allora, nel mio cuore c'erano solo le alpi - racconta lo scrittore-regista di tante avventure nella natura -. Ho conosciuto il paesaggio appenninico con gli sci ai piedi: così deserto e disabitato mi sembrava il Paradiso».   E proprio il Parco degli Abruzzi e' scenario di uno dei maggiori successi di Quilici, L'Italia vista dal cielo, 20 documentari in 35 mm realizzati negli anni 60-70.  «A pochi chilometri da Pescasseroli sono riuscito a filmare i lupi - continua Quilici -. Quando sul calar della sera suonavano le campane della chiesa i lupi rispondevano. Potevo così capire dove erano e raggiungerli. Dal branco mi separava solo un ruscello. Un'emozione indimenticabile».

M. T. V.


Marzo 1999