Domenica 28 marzo 1999

Un ragazzo sfida il re delle corride

Parte la stagione in Spagna: El Juli, 17 anni, vuol diventare il torero piu' importante. Curro Romero, 65 anni, e' diventato un'istituzione che fa il pieno nelle arene. Le proteste degli animalisti sono ormai flebili. Il business da' 200 mila posti di lavoro
DAL NOSTRO INVIATO

SIVIGLIA - Si chiamano «curristas» gli adoratori di Curro Romero, il torero di 65 anni che a Siviglia e' diventato un'istituzione. La piu' fedele dei «curristas» e' la contessa di Barcellona, ottantaseienne madre di re Juan Carlos che per nessuna ragione mancherebbe all'appuntamento quando il suo idolo e' in cartello nella Plaza de Toros de la Real Maestranza, la magnifica arena bianca e ocra adagiata sulla riva del Guadalquivir. C'e' da scommettere che, non fossero di impedimento l'eta' e la buona educazione, la contessa avrebbe reagito come un giovane cameriere «currista» che ha malmenato, fino a mandarlo all'ospedale, un cliente che osava criticare Curro. Il padrone del ristorante ha licenziato il cameriere, pero' un giudice ha dichiarato nullo il licenziamento perché, dice la sentenza, le offese a Curro Romero sono una «grave provocazione» ed essere «currista» e' «una forma di vita».
Comincia in Spagna la grande stagione taurina e le voci dissenzienti degli animalisti paiono sempre piu' flebili. Non riescono a controbattere i sostenitori della corrida, i quali dicono, sicuri del fatto loro, che la «fiesta nacional» e' parte integrante dell'identita' nazionale, e' di moda e, per di piu', e' un business da 200 mila posti di lavoro. E ogni anno il numero degli spettatori e delle corride aumenta. In questo mondo le cosiddette «grandi figure» del toreo comandano. E Curro Romero e' ancora una grandissima figura alla sua veneranda eta'. Ha festeggiato il 18 marzo a Valencia il quarantesimo anniversario della sua «alternativa», la laurea da matador de toros; e' ancora in piena attivita', miracolo di longevita' senza eguali nella lunga storia della tauromachia. Al suo fianco vi sono pochi nomi che riempiono le arene conquistando il «tutto esaurito» senza fatica. In prima fila un ragazzo che potrebbe essere un suo nipotino. Julian Lopez, detto El Juli, ha 17 anni ed e' l'enfant prodige della tauromachia. e' reduce da una stagione trionfale in America latina dove e' stato salutato come il «Mozart della corrida» dai giornali messicani. e' alla sua prima stagione completa in Spagna dopo essere stato consacrato matador lo scorso settembre a Nimes.  Possiede una tecnica perfetta e il coraggio incosciente degli adolescenti coraggiosi. Ha combattuto da solo a Olivenza sei tori di diversi allevamenti, conquistando cinque orecchie, ambiti trofei, e il pubblico e' rimasto affascinato da questo ragazzino dall'aspetto timido che ricorda Leonardo DiCaprio.  El Juli, che confessa di vivere per la corrida, non nasconde la propria ambizione di diventare in breve tempo il Numero Uno, a spese del valenciano Enrique Ponce, un torero ventiquattrenne intelligente e solido. Sulla sua strada vi sono altri toreri giovani come Francisco Rivera Ordonez, figlio di Paquirri, morto nell'arena, nipote del celebre Antonio Ordonez, e come il madrileno José Tomas, che ha conquistato i cuori degli aficionados nelle ultime due stagioni. Altri giovani ambiziosi sono Manuel Diaz «El Cordobes», Morante de la Puebla, Miguel Abellan, che si affiancano a toreri veterani di cartello come il colombiano Cesar Rincon e Manuel Caballero. Fara' sempre sospirare le spettatrici, piu' degli incalliti aficionados, Jesulin de Ubrique con il suo stile poco ortodosso. Ed e' ricomparso il grande Jose' Antonio Ruiz, «Espartaco», dopo un'assenza di tre anni a causa di un infortunio al ginocchio (colpa del pallone, non di una cornata). Ha scelto di prendersi un anno sabbatico di riflessione José Miguel Arroyo, «Joselito», uno dei toreri migliori, dopo una stagione deludente.
Come sempre da quarant'anni c'e' Curro Romero. Lui non ha mai avuto bisogno di anni sabbatici. Guardera', dall'alto della sua esperienza, l'irruzione di El Juli destinata a movimentare la scena taurina. Gli assidui della Maestranza, la plaza de toros di proprieta' di una corporazione aristocratica fondata nel 1670, pregustano con sommo piacere lo spettacolo di vedere toreare fianco a fianco il «ragazzino» e il «vecchio». Accadra' durante una corrida della Feria d'aprile, e quel pomeriggio la contessa di Barcellona sara' ancor piu' attenta del solito. Curro Romero partecipera', come d'abitudine, alla corrida inaugurale della Maestranza la domenica di Pasqua, con Espartaco e Jose' Tomas. e' un appuntamento immancabile. Non si puo' essere sivigliani doc se non si assiste alla prima corrida della stagione, con Curro al centro del sistema solare. Lo scrittore Alfonso Ussia sottolineava sul giornale ABC la trascendenza dell'occasione: «Poco importa che Curro conquisti un orecchio del toro, faccia un giro d'onore nell'arena o sia preso a cuscinate dagli spettatori delusi. Cio' che importa e' che faccia quella domenica il paseillo (l'entrata solenne dei toreri nell'arena) per coincidere con il gusto di Siviglia per la tradizione, la religione del suo mito e il sapore dell'antico». L'entrata nella Maestranza, all'inaugurazione della stagione, che Curro Romero fa da molti anni, e' per il «siviglianismo», il culto di una citta' che si considera il centro del mondo, una felicita' sufficiente che va al di la' del risultato.
Con Curro, dicono gli intenditori, non esistono le vie di mezzo. O e' sublime, ed e' pura arte, o e' un disastro. Dipende dal toro. Se attizza la fantasia del vecchio matador possono essere spettacoli indimenticabili, come l'anno scorso nella sua amata Siviglia in una corrida della Feria. Gli aficionados, in piedi, commossi, coprivano con le ovazioni le note di paso doble suonate dalla banda della Maestranza. I passaggi con la capa di Curro quel pomeriggio erano lenti, maestosi, bellissimi, fedeli alla sua massima: «Toreare e' come accarezzare una donna». Uno spettatore gli ha gridato: «Curro, che tu lo voglia o no, sei il migliore».  Quando il pomeriggio esce male, i «curristi» non se la prendono e dicono: «Nessuno si appoggia alla barriera di legno come lui». Lo chiamano il Faraone di Camas (Camas e' un borgo alle porte di Siviglia) ed e' una leggenda vivente. I suoi seguaci dicono che e' eterno, e infatti regala mezzo secolo al torero del momento, El Juli.

Mino Vignolo


Marzo 1999