Lunedì 19 aprile 1999

LE STORIE / E' norvegese ma vive nascosto nei boschi della Svezia
«per sfuggire alle mafie dei cacciatori». Da 25 anni conduce la sua battaglia
"Io, esule, per salvare le foche"
Lindberg, dal rifugio segreto: lo sterminio dei cuccioli continua,
quando gridano sembrano bimbi.
«Da ispettore
della pesca, vidi tutto: un orrore. Per questo, "loro" mi minacciano».
«Ho appena scritto alla Commissione europea, anche l'Italia viola i divieti sulle pelli»

DAL NOSTRO INVIATO

UDDEVALLA (Svezia) - A mezzogiorno, fra il bosco e il lago, ronza un triangolo scintillante. E' un aereo militare, un caccia che va verso Sud. «La guerra - dice Odd - l'odio dentro di noi, così forte che non esitiamo a uccidere un altro essere umano. Ma quando ammazziamo una piccola foca senza difesa, facciamo qualcosa di diverso: uccidiamo il bene che c'e' in noi stessi, il bene piu' nascosto». A cinquantatré anni, e dopo ventidue anni di crociata personale, Odd F. Lindberg sembra aver preso le sembianze delle sue protette: grandi baffi, barba e sopracciglie ispide, occhi rotondi chiarissimi, un poco sbalorditi; proprio il volto bonario di una foca, se non fosse per gli occhiali. E non si offende, a sentirselo dire.  
Del resto, c'e' gente che ribalta la propria vita per una donna, una guerra, una vincita al lotto. Lui lo ha fatto per loro, le foche di Groenlandia, i cuccioli dalla pelliccia bianca e con lo sguardo di bambino, da sempre oggetto di caccia e mercato in tutto il mondo. Ventidue anni fa, Odd era un giornalista free-lance che scriveva di natura. Viveva nel suo Paese, la Norvegia. Cercava l'ispirazione per un libro. Imbarcatosi su un peschereccio di nome «Harmoni» («Disarmoni - dice ora - per quello che lì si faceva contro la natura») vide da vicino la caccia alle piccole foche, con picche e fucili, e ne fu sconvolto: «Un massacro». Così Lindberg si fece assumere dal governo come ispettore alla pesca, torno' a bordo e scrisse un rapporto corredato da foto e filmati che fecero il giro del mondo. Ne scaturì una campagna internazionale di protesta. Finché, nel 1989, il governo di Oslo sospese la caccia, poi ripresa nel 1996. Denunciato per falso e diffamazione dalle corporazioni dei cacciatori-pescatori norvegesi, in rotta anche con il governo che lo accusava di aver infangato l'immagine del Paese, Lindberg passo' da un tribunale all'altro, e infine fu condannato a una multa di 500.000 corone norvegesi, 100 milioni di lire: «Pagata? Ci mancherebbe altro».
Nel 1992, ando' a vivere in Svezia con moglie e due figli: per sfuggire alle minacce dei pescatori e vivere sotto la protezione del governo svedese, spiego' lui; perché era ed e' un fanatico alla ricerca di pubblicita', dissero i suoi nemici. Lindberg e' ancora qui, con la famiglia, primo e unico esule di Scandinavia. Anche in Svezia e' stato inseguito dalle querele, e condannato per diffamazione. E ancora scherza: «La F. del mio nome sta per Folkenfield, nemico del popolo, così mi etichettarono ad Oslo. Ma io voglio che si continui a parlare delle foche ammazzate, la mia e' anche una battaglia per la liberta' di espressione».
Vive di lezioni e conferenze sui cuccioli candidi, ha appena scritto un libro su di loro. Sta in una casa fra i boschi a Nord di Göteborg, il cui indirizzo non rivela a nessuno. E per incontrare il cronista, fissa un appuntamento segreto nella villetta di alcuni amici, sgomberata per l'occasione.
C'e' un cielo blu quasi mediterraneo, due cervi che occhieggiano fra gli abeti, il verde dei laghi tutt'intorno. E un gran sole, a incorniciare i baffoni di Lindberg: «Bello, ma e' sempre esilio...». Ne valeva la pena? «Senta, io li ho visti. Non avevo alcun pregiudizio contro questa roba, quando mi sono imbarcato, conoscevo bene la storia del mio Paese per il quale la caccia alle balene e alle foche e' grande tradizione nazionale, tradizione eroica. Poi li ho visti. Per legge, i pescatori non potrebbero uccidere un cucciolo non svezzato, accanto alla madre. Né scuoiarlo vivo. Ma lì, sul ghiaccio, arpionavano e trascinavano via i cuccioli ancora vivi, li prendevano a calci ridendo, li spellavano, e quelli gridavano come bambini. Vergognoso. Vuol vedere anche lei?».
Sul videoregistratore scorrono le immagini di una cassetta, e sono le stesse appena descritte. Si sentono anche le risate dei pescatori. «Sono immagini costruite ad arte o riprese altrove, in Namibia o nell'isola di Terranova - hanno sempre detto gli avversari di Lindberg - non riguardano la Norvegia, e comunque di tutto questo non e' mai portata una prova concreta». Lui scuote i baffi: «Mentono loro. A casa mi avevano rotto i vetri delle finestre, affondato la barca, sporcato i muri con la vernice rossa. C'era un volantino con il mio ritratto: dalla testa mi usciva un arpione insanguinato, lo stesso che usano con i fochini. Ecco perché sono diventato un esule, un rifugiato politico».
Gli interessi in gioco sono enormi, dice l'ex ispettore, «la pesca e' la prima risorsa del mio Paese. Le leggi dicono che si possono tirar su ogni anno 2 milioni di tonnellate di pesci ma i pescatori affermano che le foche ne pappano il doppio. Per questo, le cacciano. E soprattutto per le pellicce dei cuccioli, i grassi, gli olii, la carne, che esportano in tutto il mondo. In Europa sarebbe proibito, ma le pelli di cucciolo le comprate tutti, anche voi italiani. Milioni e milioni di dollari. Nel '98 ho scritto alla Commissione europea, attendo risposta. Ma le corporazioni dei pescatori sono molto potenti, ci sono vere mafie industriali...».
Andrea, la figlia tredicenne di Odd, disegna una piccola foca che strizza gli occhi: «Pero' so disegnare anche altri animali. Anzi, dopo tanti anni di foche...». Dice pure che a scuola, in Norvegia, la prendevano di mira per il suo cognome. Qui in Svezia va tutto bene, «ma un po' di nostalgia ce l'ho». E' sempre l'esilio, torna a sospirare il papa'. Ma ancora: ne valeva la pena? «Vorrei che lei capisse. Io dico: che caccino pure le foche adulte, ma i piccoli no. E percio' mi perseguitano. Per gli interessi economici e soprattutto per quella storia dell'orgoglio nazionale. Pure Amundsen, il grande esploratore, cacciava le foche: anche se poi si pentì. In Norvegia, queste cose contano. Abbiamo cacciato le foche, le balene, gli orsi polari: ovunque nell'Artico lei puo' trovare le tracce di come abbiamo trattato la natura. Ma a me, telefonava l'ex ministro degli Esteri: "Odd? Sono Thorval. Senta, se le sue foto arriveranno in America, questa sara' una minaccia ai nostri interessi nazionali..."».
Il caccia torna a ronzare nel cielo, dalla Tv arrivano le immagini del Kosovo. Sangue, macerie, bambini scalzi, primavera di fine secolo. Si puo' parlare di cuccioli di foca, in una stagione così? Baffi e sopracciglia grigie tornano ad agitarsi: «Una foca e' molte cose. E' un animale che, come gli esseri umani, ha la dote piu' importante: quella di prendersi cura degli altri, poiché allatta anche i piccoli orfani, li protegge. Quest'anno, ammazzeranno 65.000 cuccioli. In ognuno di loro possiamo vedere il bene, la parte migliore di noi stessi. Il resto e' odio. E l'odio porta alla guerra».

Luigi Offeddu

 

Aprile 1999