Lunedi' 10 maggio 1999

"Una legge per salvare i visoni"
Pellicce, 5 paesi europei chiudono gli allevamenti
Il blitz della Peta in Val di Sangro riapre la guerra animalista.
Mercato in crescita, ma gli inglesi propongono i divieti

di ANTONIO CIANCIULLO

ROMA - Il giorno dopo il blitz all'allevamento di Castel di Sangro e' il giorno dei distinguo. A prima vista sottili come un teorema di filosofia, azzardati come un sesto grado. Ma per chi conosce la materia del contendere legati alla realta'. La tesi e' la seguente: la liberta' del visone, intesa come specie, non coincide con la liberta' dei singoli visoni. Visto che gli animali cresciuti in gabbia difficilmente riescono a sopravvivere all'aperto, l'azione che si e' conclusa con quattro feriti non va intesa - argomentano i ragazzi della Peta presi a randellate da un allevatore - come un'incursione pirata libera tutti, ma come un atto alla luce delle telecamere per trovare un tutore legale agli animali maltrattati e per fermare un business che da qualche tempo si sta concentrando su un singolo animale: il visone collabora involontariamente a piu' dell'80 per cento delle pellicce.
Un primato che deriva soprattutto dal suo carattere deciso, di combattente nato. Mentre le volpi si disperano e impazziscono lacerando la preziosa pelliccia a forza di picchiare contro le sbarre, lui non perde mai la speranza mantenendo intatto lo spirito e il pelo. E' dunque essenzialmente per salvare il visone che e' stata presentata al Parlamento inglese una legge, appoggiata da molti ministri del governo Blair, che fara' entrare la Gran Bretagna nel club dei Paesi antipelliccia composto da Svezia (niente allevamenti dal prossimo anno), Olanda (divieto a partire dal 2.008), Austria e Germania (limitazioni regionali). In Italia invece la proposta di legge preparata dagli animalisti giace in un cassetto da sei anni.
Dietro questa diversita' di atteggiamenti ci sono interessi economici variegati. In Gran Bretagna sono rimasti appena 13 allevamenti di visoni. In Italia in 65 stabilimenti vengono allevati 300 mila visoni e il settore da' da vivere a oltre 4 mila aziende con 41 mila occupati.
Il budget nazionale e' dunque una chiave di lettura, ma non spiega tutte le contraddizioni di una battaglia in cui le emozioni, le immagini evocate dall'oggetto in questione, le mode giocano un ruolo decisivo. Comprare una pelliccia vuol dire accettare un gioco di fantasie che per generazioni e' stato legato al piacere, alla seduzione, e che oggi e' sempre piu' spesso associato a valori negativi. Lo spartiacque tra questi due atteggiamenti coincide con il famoso spot di Greenpeace delle modelle che durante una sfilata lasciano una lunga scia di sangue quando le loro pellicce toccano terra. Da allora per i produttori di pellicce la strada e' stata in salita: all'inizio degli anni Novanta il mercato italiano ha segnato una flessione del 30 per cento e molte delle modelle piu' note hanno seguito l'esempio di Cindy Crawford che non e' piu' sfilata con una pelliccia addosso. Gli animalisti avevano gia' gridato alla vittoria ma gli ultimi anni sembrano averli smentiti. Il fatturato italiano, precipitato dai 4.300 miliardi del '92 ai 3.400 miliardi del '93, ha chiuso il '98 superando quota 4 mila. Una ripresa in parte contraddetta da un continuo calo dell'occupazione, ma comunque una ripresa. "Le caratteristiche della pelliccia, dalla traspirazione al calore, non possono essere paragonate a quelle dei succedanei sintetici", afferma Mario Paganoni, presidente dell'Associazione italiana pelliccerie. "Sono convinto che il momento di crisi sia definitivamente superato per due motivi. Prima di tutto perche' la moda sta tornando a utilizzare sempre piu' consistentemente la pelliccia e poi perche' si stanno sviluppando con forza i mercati dell'Europa dell'Est e dell'Estremo Oriente".
"Per produrre una pelliccia sintetica, che scalda quanto l'altra, bastano 4 litri e mezzo di benzina: piu' o meno quelli che servono per trasportare un animale ucciso al luogo d'imbarco", replica Roberto Bennati, della Lav (Lega antivivisezione). "Con la differenza che non si sottopongono a elettroesecuzione o a camera a gas piu' di 30 milioni di animali l'anno. Il mercato in ripresa? Oggi e' difficile trovare una ragazza che se la senta di mettersi addosso un oggetto che ricorda cosė immediatamente la sofferenza. Da un sondaggio della Royal Society for the Prevention of Cruelty to animals risulta che l'87 per cento degli intervistati non comprerebbe una pelliccia".

Maggio 1999