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n. 16 - 7 maggio 1999

"Vittime senza Storia"

di Anna Mannucci

Il 5 aprile, lunedì di pasquetta, a Belgrado una vecchia signora, tradizionalmente vestita di nero, dava da mangiare ai piccioni. L’immagine, trasmessa da una rete televisiva italiana insieme a scene tranquille - persone al bar, passeggiate - voleva comunicare l’idea di una giornata pacifica, trascorsa nelle normali occupazioni. E nutrire gli animali e' una delle attivita' quotidiane, poco appariscenti - come allevare i bambini - sia nelle campagne che nelle citta' (cambiano solo le specie di animali coinvolte). Anche nelle situazioni piu' tragiche ci sono gli animali, immancabili compagni, amici o vittime, degli esseri umani. In molte fotografie che arrivano da Belgrado si vedono i cani randagi. Sono segno di una situazione che si sta degradando, sono ripresi apposta per quello; ispirano forse paura - e se tornasse la rabbia? - e sicuramente pena. I kosovari che scappano dai loro paesi usano i camion, i trattori, ma pure gli asini e i cavalli. I serbi, secondo i racconti dei profughi, quando arrivano nei villaggi uccidono il bestiame, per eliminare risorse. Il direttore dello zoo di Belgrado ha lanciato un messaggio disperato: non c’e' piu' cibo per gli animali esotici lì ospitati, alcuni di essi verranno uccisi per nutrire gli altri. A Pancevo, oltre alle fabbriche di prodotti chimici bombardate dalla Nato, c’era il canile di Belgrado, racconta preoccupato Gianluca Felicetti, della Lav, Lega Antivivisezione: "Chissa' cosa sara' successo ai cani che vi erano ospitati". Comunque, tra una ssettimana, una rappresentante della Lav, Elisa d’Alessio, partira' per l’Albania nel contesto di un progetto di aiuto umanitario e si occupera' di randagismo. La Wspa, associazione mondiale di protezione degli animali, sta attivando un progetto per gli animali, sia d’affezione che da reddito, della ex Jugoslavia. I suoi corrispondenti da Tirana, che avevano incontrato i responsabili dei servizi veterinari albanesi riguardo al benessere animale in quel paese, hanno gia' mandato alla sede londinese "resoconti dettagliati sulle atrocita' commesse dai militari Serbi sugli animali in Kosovo".
E insieme alla missione Arcobaleno sono partiti due veterinari italiani, dice Adriano Mantovani, del Centro Oms per l’igiene urbana veterinaria di Roma: "Ma hanno solo l’incarico di occuparsi dell’igiene degli alimenti. Io ho fatto presente che serviva qualcuno anche per gli animali, ma mi e' stato risposto che "c’erano altre priorita'"". Come se la conservazione almeno del patrimonio zootecnico non fosse una priorita'. Le autorita' non si rendono conto della presenza degli animali, non sanno che il latte e la carne sono prodotti, loro malgrado, dalle mucche e dai vitelli, che gli asini e i cavalli sono un importante mezzo di trasporto. E pensare che i capi della missione Arcobaleno sono preposti alla organizzazione della sopravvivenza, della vita di tutti i giorni, di cui fanno parte inevitabilmente gli animali. Persino a Sarajevo, durante l’assedio del 1994, ci si accorse di questo. Gli adulti affamati organizzarono la caccia ai colombi e alcuni bambini si opposero alla strage, raccontava Adriano Sofri sull’Unita' del 24 gennaio 1994: "Bande di bambini si sono formate per difendere i piccioni". In mezzo all’orrore, sorge nei piu' piccoli l’esigenza di tutelare chi e' ancora piu' debole di loro, come a salvare una scintilla di senso morale. Molti pero' ricorderanno i racconti di guerra, "quando si mangiavano i gatti", scelta alimentare che ribadisce l’incivilta' della situazione. E' il primo gradino, poi si mangiano i topi, poi, forse, i cadaveri. Racconti dei tempi di guerra, di assedi, che tutti vogliono credere falsi. Forse bisognerebbe rileggere La storia di Elsa Morante, romanzo che si svolge a Roma durante e appena dopo la seconda guerra mondiale. La storia narrata e' quella degli ultimi - le donne, gli ebrei, i bambini - travolti e assassinati dalla Storia. E in tutto il libro, zampettano e soffrono, insieme agli umani privi di potere, cani e cagne, gatti e gatte, e cuccioli disperati, di ogni specie.

Maggio 1999