
n. 10 - 26 marzo 1999
"Un Rodota' per le
bestie"
di Anna Mannucci
Un Garante per i diritti degli animali: lo
hanno proposto i Verdi in una recente disegno di legge, che e' stato pure consegnato
personalmente a Massimo DAlema durante il congresso a Montecatini Terme.
Lobiettivo e' "realizzare una politica organica per la salvaguardia dei diritti
degli animali attraverso unincisiva azione di potenziamento e coordinamento degli
interventi svolti sia dalle amministrazioni pubbliche centrali e dagli enti locali che
dalle numerose associazioni di volontariato". Sembra unottima idea,
considerando che per gli animali le parole si sprecano, ma di iniziative concrete se ne
ottengono poche. Eppure proprio dal mondo animalista arrivano alcune critiche, anche se
"costruttive". La Lav, Lega Antivivisezione, ha mandato ai senatori firmatari
una lettera in cui si dice: "Il disegno di legge e' di grande valenza e
potenzialita', ma e' un contenitore al momento privo di effettivi poteri tali da poter
incidere realmente sulla vita degli animali e sul lavoro diretto di ministeri come quelli
della sanita', politiche agricole, ambiente, ricerca scientifica, attivita'
culturali". Che sono quelli che decidono davvero sulla vita e la morte degli animali,
negli allevamenti, nei macelli, nei circhi, nei laboratori di sperimentazione e cosė via.
"Il primo compito dovrebbe essere la formulazione di un parere vincolante sulle
scelte di questi ministeri e delle altre istituzioni che decidono sugli animali - spiega
Gianluca Felicetti, della Lav - ma il problema di fondo e' che nel nostro ordinamento
giuridico i diritti degli animali non esistono e dunque non basta un nome altisonante,
"garante", per difenderli". E Felicetti ricorda la proposta animalista di
inserire i diritti degli animali nella Costituzione italiana. Uno dei compiti di questa
nuova figura dovrebbe essere raccogliere "tutti i dati" relativi alla condizione
degli animali dalle Regioni, che dovrebbero trasmetterli ogni anno. "Le Regioni
avrebbero gia' molti ruoli - fa presente Felicetti - per esempio la legge 623 dell85
sugli allevamenti prevede una relazione annuale. Non lo ha mai fatta nessuno, da
diciannove anni".
Il Garante inoltre dovrebbe "ricevere le segnalazioni e i reclami di chiunque
venga a conoscenza di atti o comportamenti lesivi dei diritti degli animali" e
"denunciare o segnalare alle autorita' giudiziarie fatti o comportamenti relativi
agli animali configurabili come reati, dei quali viene a conoscenza nellesercizio o
a causa delle sue funzioni". Ma nel nostro Paese vige lobbligatorieta'
dellazione penale, se si verifica un reato, le autorita' giudiziarie devono
intervenire, chiunque faccia la segnalazione. "Per questo ci sono gia' le
associazioni animaliste - commenta Marcello Mazzola, avvocato del Comitato giuridico di
Legambiente - questo Garante sembra essere una grossa consulta animalista, con sbocchi
pratici quasi nulli. Bisognerebbe definire dei poteri piu' chiari. Per esempio, contro le
amministrazioni che non rispettano qualcuna delle tante normative sugli animali.
Altrimenti, le funzioni attribuite sono quelle gia' svolte in modo pregevole da alcune
associazioni".
Anche Mazzola fa notare un difetto di fondo: "Si parte da un presupposto
sbagliato, perche' il legislatore dovrebbe prima riconoscere il diritto degli animali.
Larticolo 4 dice che il Garante e' autorizzato a costituirsi parte civile nei
processi per maltrattamento. Va bene, ma il senso della parte civile e' ottenere dei
risarcimenti per i danni subiti. Questo Garante non potrebbe lamentare alcun danno
derivatogli da un maltrattamento di animali". Ce' poi un altro problema, di
tipo piu' generale: "In Italia, ce' una proliferazione di garanti, che costano
miliardi alla collettivita'. E' un aspetto sul quale bisognerebbe interrogarsi".
Marzo
1999


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