
n. 8 - 12 marzo 1999
"Spot che
abbaia non morde"
di Anna Mannucci
Negli spot televisivi della Wind, l'ultima
compagnia telefonica arrivata in Italia, compaiono una scimmia e dei pappagalli. Animali
di specie protette, perché in pericolo di estinzione, e che dunque non si possono né
comprare né tenere in casa. Pubblicita' dunque diseducativa, antiquata, anche perché la
scimmia e' lì per mangiare una banana, come nel piu' banale dei luoghi comuni. E i
pappagalli che cosa fanno? Ripetono le parole, secondo il piu' consunto degli stereotipi
(oltre tutto quando molte ricerche etologiche, prima tra tutte quella dell'americana Irene
Pepperger, oppure, in Italia, gli studi di Renato Massa, hanno dimostrato che i pappagalli
capiscono quello che dicono). Il pappagallo piu' grande e' un'Ara ararauna, i piccoli sono
due inseparabili, in un colore innaturale, da mutazione di allevamento. Una scelta
infelice, questa della Wind. In generale, comunque, gli animali nella pubblicita'
dilagano. E' uno dei casi in cui i pubblicitari sembrano attenti e sensibili alla
societa'. Gli animali fanno parte della famiglia, della vita quotidiana, e se ne prende
atto.
Il piu' famoso e' probabilmente il cane di Infostrada, un'altra compagnia
telefonica, un meraviglioso border collie che compare ormai in parecchi spot. Nel primo,
faceva la pipì contro una cabina telefonica Infostrada, preferendola alla Telecom. In
seguito, parlava, ovviamente al telefono, con babbo Natale; poi, nella scena forse
migliore, guidava un'immensa truppa di cani nell'attraversamento di un semaforo.
Ultimamente c'e' Fiorello, il cantante, che gli ruba la scena, ed e' un peccato. Anche
nella seconda versione di pubblicita' televisiva di una carta per la casa e' comparso un
cane, che assomiglia a quello di Infostrada, (ormai un divo). Fa guai, rovescia un vassoio
pronto per una festa, ma non viene picchiato, anzi, la sua azione e' presa come una
simpatica marachella. Non picchiare gli animali e' segno di un grande cambiamento sociale.
Basta pensare alle espressioni "trattare come un cane", "ammazzare come un
cane", tuttora vive e vegete, per rendersene conto.
Un altro cane e' comparso nella pubblicita' della Fiat. Anche in questo caso si
tratta di una pubblicita' "a puntate", che descrive scenette di vita familiare.
E ora della famiglia che discute quale macchina comprare fa parte anche il cane, quasi a
rendere completa la situazione. Dove c'e' stato un altro cambiamento, forse piu'
importante: finalmente chi sta in cucina con il grembiule e' il padre, che finora se ne
stava comodamente in poltrona a leggere il giornale o a tavola mentre la moglie
spignattava. In un ambiente del tutto diverso, presumibilmente dalle parti del polo nord,
e' un bel gruppo di husky che si precipita in una grande automobile (l'oggetto
pubblicizzato), dopo essersi rifiutato di trainare la faticosa slitta. Nella scena
successiva, il guidatore e' circondato dagli ingombranti ed esuberanti animali, ma il
messaggio e' di simpatia, non di pericolo o paura. Anche questo e' un messaggio
significativo di un nuovo modo di intendere il rapporto con gli animali, da "attenti,
cane feroce" a "che bello, sono in mezzo all'affetto".
Molto diverso uno spot "naturalistico", ancora di una automobile. C'e'
una donna che vede degli uccelli in gabbia messi in vendita. Li compra, li mette con tutti
i loro contenitori nel bagagliaio (che dunque e' grande) e poi li libera in campagna.
Quando apre le gabbie, quelle che si vedono volare via sono solo colombe. Meno male,
perché aveva comprato canarini e pappagallini, animali domestici da innumerevoli
generazioni, liberarli sarebbe un disastro.
C'e' poi anche una pubblicita' pentita: un ragazzino racconta le sue avventure
della giornata, ha fatto questo e quest'altro, e ha pure inseguito uno scoiattolo. Male,
e' un'azione animalisticamente scorretta. Qualcuno se ne e' accorto. Nelle versioni
successive, lo scoiattolo non c'e' piu'.
Marzo
1999


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