
Martedi' 1 giugno 1999
La ricomparsa di specie selvatiche grazie a forme di
tutela e ripopolamenti
Tornano orsi, linci e lupi
Ora servono indennizzi per chi subisce
perdite nelle greggi
MILANO - Italia Paese degli
orsi. Non e' una favola. La nazione considerata agli ultimi posti in Europa in fatto di
tutela della natura, sta facendo molti passi avanti, anche sulle zampe di lupi, orsi e
linci. L'evoluzione e' confortante: nel 1973, anno del primo censimento del Wwf, i lupi in
Italia erano circa cento, asseragliati tra l'Abruzzo e la Sila. Oggi, grazie a efficaci
misure di salvaguardia, questi animali hanno superato le cinquecento unita' e sono
arrivati fin sulle Alpi, sconfinando in Francia e in Svizzera, luoghi in cui si erano
estinti ai primi del secolo. Per l'orso le cose vanno in maniera molto diversa. Del raro
orso bruno marsicano, salvato grazie alla creazione, nel 1922, del Parco nazionale
d'Abruzzo, ne vivono, nella piu' antica riserva naturale italiana, un centinaio. Ma, dato
che piu' di tanti in quel territorio non ci possono stare, hanno preso (soprattutto i
maschi giovani, piu' avventurosi e curiosi) a muoversi e stanno ripopolando i vicini
parchi di nuova istituzione del Gran Sasso, della Majella e del Sirente- Velino. Ma non
basta: orme di orsi marsicani sono state trovate addirittura sul Monte Catria, nelle
Marche, a nord del parco nazionale dei Sibillini.
Ma l'invasione degli orsi in Italia (parafrasando un famoso libro di Dino Buzzati) avanza
anche su un'altra direttrice: provenendo dalla Slovenia, ove questi plantigradi sono
nemerosi, alcuni esemplari hanno iniziato una marcia verso ovest, toccando i boschi di
Cortina d'Ampezzo e del Lagorai in Trentino.
In piu', un altro nucleo di due individui di provenienza slovena e' stato introdotto (un
terzo lo sara' a giorni) a cura della Provincia di Trento, nel parco naturale
Adamello-Brenta per rinsanguare i pochi e derelitti esemplari che in quelle foreste ancora
sopravvivono. Per la lince, da poco ricomparsa grazie ad immigrazioni dalla Jugoslavia e
dall'Austria (ove questo felino fu anni fa reintrodotto) la situazione appare piu'
problematica (poche segnalazioni negli ultimi anni) mentre nell'Appennino, vuoi per
probabili immissioni clandestine, vuoi per un recupero di popolazioni storiche disperse e
ai limiti dell'estinzione, gli avvistamenti si stanno facendo piu' frequenti.
Al di la' della gioia dei naturalisti e degli ecoturisti per simili graditi ritorni dopo
un secolo di assenza, la presenza di grandi carnivori come il lupo, la lince e, in parte,
l'orso, potrebbe causare problemi soprattutto agli allevatori alpini non piu' abituati a
doversi guardare da simili animali. Per non avere guai e anche per risarcire eventuali
danni, il Wwf ha messo in atto due progetti: il primo, la cosiddetta «Banca della
pecora» e' costituito da un gregge di ovini di buona razza da utilizzare per risarcire i
pastori danneggiati da un assalto di lupi, orsi o linci. In piu', per evitare a monte i
possibili incidenti, l'associazione ambientalista sta fornendo ai pastori del Nord l'arma
piu' efficace contro le predazioni dei greggi: il cane da pastore bianco delle montagne
appenniniche, che costituisce da millenni la miglior difesa di pecore e vitelli, senza
danni per i predatori.
Fulco Pratesi
Giugno
1999


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