
4 giugno 1999
La guerra vinta dai pesci
Le bombe nellAdriatico provocano il fermo della pesca
di Anna Mannucci
I pescatori dell'Adriatico sono molto
arrabbiati per il "fermo pesca" causato dalle bombe della Nato. Il governo ha
gia' stanziato 60 miliardi di rimborso dei mancati guadagni, che una vivace assemblea
delle marinerie di tutto l'Adriatico e delle tre associazioni professionali (Lega pesca,
Federcoop-pesca e Aicp), tenutasi ad Ancona, ha pero' subito bocciato perche'
insufficiente. Intanto, nei giorni scorsi altre bombe sono state sganciate da aerei Nato,
al largo di Ancona, in acque internazionali di fronte alla Croazia. Ma c'e' anche chi e'
contento di questa situazione: i pesci. "La fauna marina e' molto felice - commenta
Corrado Piccinetti, professore di ecologia a Bologna e direttore del Laboratorio di
biologia marina di Fano - perche', se si riduce la pressione dei pescatori, muoiono molti
meno animali. Le bombe producono lo stesso effetto che certe volte cerchiamo noi, quando
mettiamo sul fondo scogli o barriere artificiali, per non far passare le reti".
Insomma, nella generale tragedia, c'e' anche un aspetto positivo. In particolare, dal
fermo pesca - come da ogni diminuzione della pressione umana sull'ambiente - si
avvantaggiano i predatori. Per esempio, in ambiente marino, i merluzzi e ancora di piu'
gli squali.
Questo era gia' stato verificato dopo la prima guerra mondiale dal grande zoologo
Umberto D'Ancona, che dal 1910 al 1923 indago' sulle specie vendute ai mercati del pesce
di Trieste, Fiume e Venezia. Un osservatorio, questo dei mercati, che qualcuno potrebbe
giudicare non scientifico, perche' il censimento viene fatto su cio' che e' catturato a
fini alimentari. A ribadire lapproccio "gastronomico" verso gli abitanti
del mare, e' interessante una notazione di D'Ancona: "Non esistono statistiche che si
riferiscono agli invertebrati non commestibili".
Tornando agli eventi bellici, scrive D'Ancona nel libro La lotta per l'esistenza
(Einaudi, 1942): "In seguito alla sospensione della pesca, verificatasi nell'alto
Adriatico durante il periodo della grande guerra, negli anni 1914-18, si ebbe una
diminuzione relativa di alcune specie e un aumento di altre. Le specie di cui fu
constatato l'aumento erano per la maggior parte pesci voraci (appartenenti particolarmente
al gruppo dei Selacei, che comprendono squali e altre forme predatrici), le quali si
nutrono essenzialmente di altre specie di pesci; le specie in diminuzione erano invece
rappresentate prevalentemente da forme che si nutrono di vegetali o di invertebrati e che
sono spesso preda delle specie piu' voraci". Attualmente la situazione e' diversa, i
metodi di pesca sono industriali e molto piu' efficienti, e dal fermo pesca ci guadagnano
tutti gli organismi del mare. "e' quasi un intervento di conservazione della
natura" commenta Ettore Grimaldi, professore di acquacoltura alla facolta' di
veterinaria a Milano. Anche perche' questo e' un periodo di riproduzione per molte specie
e lattuale blocco del prelievo si dovrebbe aggiungere a quello solito estivo. E le
bombe? "Non ritengo che ci siano problemi particolarmente rilevanti - commenta
Grimaldi - Porto Marghera fa molto peggio di 100 bombe a frammentazione. La grafite, poi,
e' inerte. Per qualita' e quantita', ce' incommensurabilita' tra il corpo
dacqua marino e gli ordigni gettati in mare. e' peggio il Po che le bombe, per
lAdriatico". Aggiunge il professor Piccinetti: "Se non esplodono, le bombe
sono semplici oggetti, su cui gli organismi marini si annidano. Dopo un certo numero di
anni, 10 o 50, linvolucro potrebbe danneggiarsi e allora dipende dal tipo di
esplosivo contenuto. Per esempio il Tnt, il tritolo, da solo non esplode e non si miscela
allacqua, i pesci non ne risentono".
Giugno
1999


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