
Sabato 12 giugno 1999
Il
ritorno di orsi e lupi a portata di videotape
Un branco di esemplari filmati al Frejus, avvistate le linci in Friuli
di LEONARDO BIZZARO
ROMA - Sembrano vecchi globetrotter,
vagabondi delle montagne che, lenti ma inesorabili, macinano chilometri. Lupi e orsi son
qui, nonostante inquinamento, asfalto, cemento e cacciatori. Hanno risalito l'Italia, gli
eredi del nemico di Cappuccetto rosso, hanno attraversato i confini orientali, quasi
volessero scappare dalle guerre balcaniche, i cugini nostrani di Yoghi. E in un paese che
della protezione faunistica non si e' mai occupato troppo, i grandi carnivori hanno
ripreso possesso del loro regno, costringendo anche i piu' scettici a fare i conti con la
loro presenza.
Erano quattro orsi maschi, tutti imparentati fra loro, a resistere nell'enclave
delle Dolomiti di Brenta, nel Trentino occidentale. Adesso, fra reintroduzioni e ritorni
dalla Slovenia, sono in dieci che vagano sulle montagne trentine, ma anche in Cadore e
Carnia. Dopo quasi un secolo, a fine aprile ne e' stato avvistato uno sulla neve della val
dei Mocheni, a pochi chilometri da Trento: era l'ultima dimostrazione che il corridoio
faunistico tra la Croazia e le montagne venete, trentine e lombarde esiste davvero. Le
peregrinazioni di Fritz, dal cognome di una guardia forestale che piu' lo ha seguito negli
ultimi mesi, sono state ripercorse passo passo. Proveniente dalla foltissima colonia
balcanica (400 esemplari in Croazia, altrettanti in Slovenia, il doppio tra Bosnia ed
Erzegovina: Anna Mannucci, sul mensile Erba, ipotizza che a spingerli verso Austria e
Italia siano stati anche i conflitti balcanici) si deve essere trasferito prima nella
Carinzia austriaca, per scendere poi verso le Dolomiti bellunesi e da lì vagare avanti e
indietro fra Trentino e Veneto. Adesso, le ultime segnalazioni datano a meta' maggio,
potrebbe essere nel Cadore, dove esistono altri due suoi simili.
Intanto l'Istituto nazionale per la fauna selvatica, il parco Adamello-Brenta e la
Provincia di Trento, con l'appoggio del Wwf, ha reintrodotto un maschio e una femmina,
anch'essi di origine slovena, nel Brenta, a far compagnia ai quattro gia' esistenti. Sono
previsti, entro il 2002, altri sei rilasci, nella speranza che in un gruppo piu' folto si
possano registrare finalmente nuove nascite. Ma il progetto orso potrebbe servire ad
aiutare anche altri animali: l'equilibrio tra migrazioni e rilasci e' la via da seguire
per la reintroduzione in Italia di molte specie estinte o che stanno scomparendo. e'
accaduto con le linci, che dalla Slovenia sono pure tornate verso Friuli, Carnia e Cadore,
spingendosi fino al Lagorai, nel Trentino, dov'e' stato avvistato l' orso Fritz; con i
gipeti, reintrodotti invece, con successo, nel parco nazionale delle Alpi Marittime e in
quello dello Stelvio; soprattutto con i lupi, che hanno ripopolato le valli alpine cuneesi
e la val Susa. Tra l'autostrada del Fre'jus e gli impianti della Via Lattea, nel febbraio
dello scorso anno, Stefano Polliotto e' riuscito a riprenderne un piccolo branco di
tre-quattro esemplari. Sono arrivati, sembra incredibile, dall'Appennino centrale,
risalendo la penisola e ritrovando il proprio habitat a cavallo fra Piemonte e Francia.
Fino all'11 ottobre, a Torino, il Museo regionale di Scienze naturali ha dedicato loro una
mostra che ne ripercorre le tracce nella storia. Per scoprire che il lupo di Cappuccetto
rosso non esiste piu'.
Giugno
1999


|