Lunedi' 26 Luglio
La
scimmia va al computer cosė comincia a parlare
Atlanta, Panbanisha e' un esemplare
di 14 anni: usa un vocabolario di tremila parole
di TERESA SERRAO
ROMA - Chiede un caffe', un
hamburger e mette persino in conto di comprare una piscina dove poter
sguazzare in liberta'. Panbanisha, signorina scimpanze' di quattordici
anni, parla. Non lo scimpanzese o il linguaggio dei segni, ma la lingua
corrente degli uomini. Che nel suo caso abitano in Georgia, quindi
Panbanisha parla inglese. La voce non e' proprio la sua, ma quella
artificiale di un computer, visto che non ha una laringe e una lingua in
grado di emettere suoni troppo chiari. Anche se c'e' da giurare che
ascoltandosi presto potrebbe arrivare a pronunciare lei stessa i suoi
desideri. Anzi, sembra stia gia' tentando di farlo.
Ma, quello che e' piu' straordinario, la signorina scimpanze' pensa,
elaborando concetti semplici e astratti. Ha imparato a usare con
disinvoltura un vocabolario di tremila parole. Per ora si serve di
computer e tastiera: su ogni tasto c'e' un simbolo che rappresenta un
oggetto come "mela", o qualcosa di piu' astratto come
"buono", "cattivo", "dammi questo". In tutto
quattrocento. La macchina traduce le volonta' della scimpanze' in
linguaggio sintetico e il gioco e' fatto.
Accade ad Atlanta, Georgia State University's language research. Gli
antenati di Panbanisha si chiamano Washoe, Viki, Lynn, Koko. Washoe fu la
prima allieva del linguaggio dei segni nel 1966: si esprimeva a gesti,
come i sordomuti. Viki tento' di parlare con risultati deludenti. Lynn a
meta' degli anni Ottanta deteneva un primato: la frase piu' lunga, con
sedici segni consecutivi: "Give orange me, give eat orange me, eat
orange give me, eat orange give me you". Non erano che una serie di
varianti per esprimere lo stesso concetto: dammi un'arancia. Koko agli
inizi degli anni Novanta scriveva frasi che apparivano sullo schermo del
computer.
Panbanisha ha fatto di piu' raggiungendo, a detta degli scienziati che la
seguono, uno sviluppo paragonabile a quello di un bambino di quattro anni.
Ma c'e' di piu': come ogni figlia del duemila, la ragazza aiuta sua madre
Matata, un po' impedita nell'uso della tecnologia, e le fa da
intermediaria esprimendo ogni sua necessita'. Poi insegna a parlare al suo
figlioletto di un anno, Nyota. E come ogni femmina in carriera guarda con
un po' di sufficienza al suo attuale compagno di strada, un orang- utan
dello zoo di Atlanta, il ventenne Chantek. Lui conosce soltanto duemila
parole.
Luglio
1999


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