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Venerdi' 30 Luglio

Strage in Congo: cento esemplari e decine di elefanti uccisi nella zona resa famosa da un film con Sigourney Weaver

Sterminati i gorilla di Diane Fossey

La guerra scatena i bracconieri, a rischio tutti gli animali del parco africano. La crisi tiene lontani i turisti che portavano ricchezza: così le bande
vanno a caccia di carne


BUKAVU (Repubblica democratica del Congo) - Vicino all'entrata gli operai hanno scavato delle fosse per i resti delle vittime: le carcasse di quaranta elefanti, un cucciolo di gorilla piccolo, tre gorilla adulti. Un cimitero. Proprio qui, nella zona dove Diane Fossey avvisto' per la prima volta i gorilla selvatici, nel parco nazionale di Kahuzi-Biega, dove l'esploratrice e scrittrice decise di trasferirsi, riuscendo poi a intrecciare quella singolare amicizia con i gorilla (coltivata per due anni in solitudine in mezzo alla giungla) che fu raccontata anche nel film Gorilla nella nebbia con Sigurney Weaver. Ma se la storia di Diane ha attirato tra i gorilla del parco centinaia di turisti, che con i loro soldi hanno reso ricca anche la popolazione locale (Bill Gates lascio' alla sua guida una mancia di 800 dollari, quasi un milione e mezzo) ora questa «riserva» nelle giungle orientali della Repubblica democratica del Congo e' diventata l'esempio di come la guerra che in Africa centrale si combatte da cinque anni sta distruggendo la vita selvaggia nella regione.

«In Ruanda si e' parlato di genocidio umano - dice Basengezi Katintima, governatore della provincia meridionale di Kivu -. Noi qui parliamo di genocidio di animali». I guardiani credono che negli altipiani del parco dal 1996 siano stati uccisi 100 dei 250 gorilla che vivevano prima della guerra, e 400 elefanti della foresta. Il bracconaggio e' aumentato molto da aprile. I cacciatori di frodo arrestati hanno ammesso di aver ucciso 20 gorilla e 17 elefanti.

E mentre i molti guerriglieri del Congo discutono la pace, la guerra sta sgretolando il complesso legame tra animali, popolazione locale e ricchi turisti stranieri. Prima della guerra, piu' di tremila turisti visitavano il parco ogni anno. Aiutavano, con la loro presenza, a tenere alla larga i bracconieri. Ma, soprattutto, il loro denaro permetteva di costruire scuole, strade, acquedotti, facendo credere alla popolazione povera di quest'area densamente popolata di avere qualcosa a cui aggrapparsi per sopravvivere.

Ora, senza piu' turisti per i cinque anni di guerra, l'economia locale ha toccato il fondo. Il direttore del parco Mankoto Ma Oyisenzoo, dice che la carne di elefante si vende bene, perche' costa la meta' di una bistecca (1 dollaro, meno di duemila lire, al chilo). E cresce, tra gli abitanti, anche l'ostilita' verso il parco.

Alcuni giorni fa i custodi del parco hanno arrestato una mezza dozzina di bracconieri. Tra loro c'era Bulabi Lubaga, un pigmeo di 61 anni, vestito in giubbotto e pantaloni stracciati. Le autorita' sostengono che sia un bracconiere di vecchia data. Lui si difende spiegando che era nel parco per raccogliere miele e tendere le trappole alle scimmie. «Avevo fame», dice.

Ma Lubaga e' solo una piccola comparsa nel grande problema del bracconaggio, che ha assunto proporzioni drammatiche da quando nel Congo sono iniziati gli scontri, nei primi anni Novanta. I cacciatori di frodo sono sempre esistiti, ammettono gli ufficiali, ma dopo il 1994 hanno cominciato a usare armi automatiche, che sono molto piu' efficienti.

Le armi sono state comprate a basso prezzo dai soldati dell'esercito ruandese, gruppi di hutu fuggiti dal Ruanda dopo aver ucciso almeno mezzo milione di tutsi. Da allora il parco nazionale di Kahuzi-Biega e' diventato una base per gli hutu ribelli, nonche' per i guerriglieri congolesi. Che sono insorti una prima volta nell'ottobre 1996, cacciando il dittatore del Congo (allora chiamato Zaire), Mobutu Sese Seko. La seconda serie di scontri e' iniziata nell'agosto scorso e continua tuttora, con lo scopo di rimuovere il successore di Mobutu, Laurent Kabila.

Mankoto, il direttore del parco, sostiene che nell'assenza di qualsiasi autorita', il bracconaggio e' ormai un'attivita' altamente organizzata. Gli elefanti vengono sterminati per la loro carne, dice, e l'avorio viene spedito in Ruanda e poi a Dubai. Anche i gorilla vengono ammazzati per la loro carne e le loro teste vengono mandate all'estero come trofei.

Ma quello che rende i numeri elencati da Mankoto anche piu' drammatici e' che egli riesce a controllare solo una piccola parte del parco, gli altipiani. Le pianure, che ne coprono circa il 90%, sono ancora occupate dagli hutu e dai ribelli congolesi. C'e' da temere che molti dei 2.200 gorilla che vivevano nelle pianure orientali prima della guerra, dei circa 5 mila dello Zaire, siano stati uccisi per la loro carne.

I gorilla degli altipiani orientali del parco hanno caratteristiche particolari. Innanzitutto sarebbero geneticamente molto vicini ai «gorilla di montagna», oggi quasi estinti: ne sarebbero rimasti solo 650, tra i parchi del Ruanda, dell'Uganda e nel Congo settentrionale. E proprio a marzo, otto turisti sono stati uccisi dai ribelli hutu, mentre erano sulle loro tracce. Molti dei gorilla uccisi di recente - 12 dei 20 uccisi negli ultimi tre mesi - si erano abituati al contatto con l'uomo.

Prima della guerra, cinque famiglie dei gorilla venivano addestrati a non temere il contatto con l'uomo. E, sebbene alcuni sovrintendenti non ne fossero contenti, i turisti nel parco potevano veramente toccarli.

New York Times/Corriere della Sera

(traduzione di Mara Gergolet)

Ian Fischer


Luglio 1999