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Domenica 1 Agosto 1999


Un esercito di cormorani alla Magliana, una comunita' di pappagalli all’Appio. Per vedere i bufali, uscite dal Gra


Roma, il richiamo della foresta
Volpi, tassi, nutrie, testuggini, cigni: gli animali vivono bene in citta'

di FERRUCCIO SANSA
Il richiamo della foresta? Si sente anche da Roma, basta saperlo ascoltare. Sì, perché gli animali stanno tornando in citta'. Non sono soltanto i 150.000 cani e i 200.000 gatti che vivono nelle nostre case; nella Capitale vivono cormorani, falchi, tassi, testuggini. Alle montagne hanno sostituito gli edifici di venti piani, alle foreste i piu' tranquilli parchi.
E giu' in picchiata, dai palazzi di piazza Venezia come dalle scogliere del Mediterraneo, mentre il peso in un attimo si trasforma in velocita', leggerezza. Ecco i gabbiani reali, quei grandi uccelli che volteggiano sopra il traffico del Centro Storico; pochi lo sanno ma Roma e' una delle pochissime citta' abitate da questi uccelli marini.
Non sono i soli. Per fare bird watching basta munirsi di binocolo e andare a Prati, magari quando l’aria e' percorsa da centinaia di migliaia di storni (sono quattro milioni, due per ogni romano). Qui viene a caccia un raro rapace, il falco pellegrino. Riconoscerlo non e' difficile: dall’alto osserva gli storni che volano poi all’improvviso si lancia a duecento all’ora per catturarne uno.
I cormorani, mille in tutto, roba da fare invidia ai parchi naturali di mezzo mondo, sono invece venuti a fare il nido nell’ansa golenale alla Magliana Vecchia. Di giorno volano sfiorando l’acqua del Tevere in cerca di cibo, pescano fino a sette etti di pesce al giorno, ma di sera si raccolgono su quegli alberi spogli in riva al fiume.
Insomma, Roma non e' piu' soltanto citta' degli uomini, ma anche degli animali. «Arrivano dalle strade consolari, riuscendo a superare la barriera del Gra», spiega Monica Cirinna', consigliere comunale delegato ai diritti degli animali. Aggiunge: «La vita in citta' e' piu' facile: c’e' piu' caldo d’inverno, piu' cibo e soprattutto non ci sono predatori». Insomma, se gli uomini fuggono dal Centro, gli animali scoprono i comfort della vita urbana.
Certo deve essere strano per i martin pescatori (cento in tutto), quegli uccellini con la testa azzurro brillante, passare dai fiumi di campagna ai Lungotevere di Prati e della Magliana, dove il frinire delle cicale e' sostituito dagli ululati dei clacson; forse al martino quei rumori sembrano versi di strane bestie che si inseguono senza senso.
Gia', chissa' che effetto fa Roma agli animali, che cosa sentono i cento gufi che hanno fatto il nido tra le rovine dei Fori romani, nei campanili barocchi. Loro in quei luoghi del passato cercano l’ombra, il silenzio.
Non ci sono soltanto gli uccelli, pero'. Camminando lungo il fiume puo' capitare di vedere un grosso roditore che nuota nell’acqua. Fermi, non e' un topo gigante, ma una nutria che cerca il cibo. Poi lo portera' nella sua tana, in una galleria sotterranea scavata sotto gli argini.
Ma la rarita' della foresta romana e' il tasso. Per incontrarlo basta andare nella sughereta protetta dell’Infernaccio. La volpe invece e' una presenza abituale a Villa Carpegna, Fidene, e nei boschi tra Monte Mario e Torrevecchia.
«Non tutte le specie sono arrivate dalla campagna. Molte vengono da luoghi lontani, dai Tropici come dall’America, e si sono diffuse perché sono state liberate dai romani», aggiunge Monica Cirinna'. Se no come sarebbero potuti arrivare in via della Caffarelletta quei cinquanta pappagallini che hanno portato all’Appio un angolo di Tropici. Chi vuole vedere le testuggini puo' andare all’Eur, dopo che qualcuno ne ha liberato un paio le tartarughe si sono moltiplicate e hanno colonizzato il laghetto.
C’e' anche qualche specie pericolosa: la vipera, innanzi tutto, ma anche qualche tarantola e gli scorpioni italiani, i fratelli piu' piccoli di quelli africani. Un loro morso, comunque, e' sufficiente per spedire dal medico.
Non bisogna stupirsi, Roma e' ancora il piu' grande Comune agricolo d’Italia. In quella campagna che si infila tra i condomini e poi piu' lontano, oltre il Gra, vivono mille bufali. Come nelle praterie americane

Agosto 1999