Cinghiali,
la carica dei 50mila
Sono troppi, fanno
danni. Ma e' lite totale sui rimedi
di ROBERTO BORGIONI
PERUGIA —
La stima della popolazione dei cinghiali in Umbria parla di
50 mila esemplari presenti nel territorio. Troppi, grossi e pure pericolosi,
i cinghiali provocano danni all'agricoltura e fanno anche litigare
cacciatori e guardie venatorie. L'episodio di qualche giorno fa, a Lugnano
(sette denunce dopo uno scontro tra doppiette del luogo e guardie venatorie
che avevano effettuato una battuta selettiva) non e' unico. Lo scorso anno
situazioni di tensione c'erano state in Valnerina, nel Marscianese, ancora
nei boschi dell'Orvietano.
Le battute selettive, effettuate a stagione venatoria chiusa per ridurre il
numero dei cinghiali sul territorio, non vanno giu' ai cacciatori, che
chiedono di sapere quale fine fanno i cinghiali abbattuti e se, in sostanza,
c'e' qualcuno che ci guadagna. La Regione, per tentare di fare chiarezza,
sta definendo un censimento della presenza dei cinghiali sul territorio
umbro: verranno ridisegnate tutte le zone popolate dai grossi animali e, in
base alle nuove mappe, si imposteranno le politiche di selezione,
abbattimento e contenimento.
Gli scontri, le polemiche, le prese di posizione sull'affaire-cinghiali
non mancano. E intanto, dalle province di Perugia e Terni arrivano dati
allarmanti sulla crescente presenza dei cinghiali in Umbria. La
concentrazione di animali e' di 6-7 capi ogni 100 ettari del territorio
regionale, a fronte di una percentuale giudicata ottimale di tre esemplari
ogni 100 ettari. In pratica, l'Umbria ospita il doppio dei cinghiali che
dovrebbero vivere da queste parti.
Nel 1998 sono stati abbattuti circa 7.500 capi, con un forte incremento
nella provincia di Terni. E la battaglia sui cinghiali si gioca anche in
relazione ai danni provocati all'agricoltura: nel 1998, le associazioni
agricole hanno denunciato devastazioni di colture, provocate dagli animali,
per un valore di 1.817 milioni in provincia di Perugia e di oltre 400
milioni nel Ternano. «Una perdita secca di due miliardi, due miliardi e
mezzo all'anno - dicono i rappresentanti degli agricoltori - e' un fardello
insostenibile per un settore come il nostro, gia' in difficolta'. E i
rimborsi arrivano con pesanti ritardi, oltre che molto ridotti rispetto
all'effettiva gravita' del danno».
La caccia al cinghiale e' una pratica che attira molto le doppiette umbre.
Sara' per il fascino di combattere contro animali grossi e forti, sara' per
il senso di sfida collettiva, ma nessuna regione italiana ha una così
consistente presenza di cinghialari sul totale dei cacciatori: in Umbria,
alle battute prendono parte 331 squadre, con oltre 10.200 cacciatori
autorizzati. Ogni tanto, nella caccia al cinghiale ci scappa anche la
tragedia, con morti e feriti. Ma questo e' un altro discorso.
L'ultimo quiz sul grande popolo dei cinghiali lo sollevano le associazioni
ambientaliste. Sono soprattutto il Wwf e l'Enpa a segnalare un'apparente
contraddizione: «Ogni anno si effettuano prelievi selettivi per ridurre il
numero dei cinghiali - dicono gli ecologisti - ma, nonostante le smentite,
abbiano il dubbio che poi vengano immessi nuovi capi in alcune zone del
territorio umbro. Cioe': da un lato si ripopola la specie del cinghiale,
dall'altro si abbattono animali perche' ce ne sono troppi. Quando ci saranno
regole certe su tutto questo girotondo?».
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