Giovedi' 19 Agosto 1999
Il pachiderma che aveva
giocato con la bambina down e' diventato un simbolo dei bambini ma c’e' chi
non lo vuole piu'
Vogliono
cacciare Calimero
Il neo direttore del
Bioparco: «Quell’elefante africano va sostituito»
di SALVATORE SPOTO
E’ arrivato a Ferragosto, deciso a spazzare vecchiume e degrado: Douglas
Richardson, 42 anni, scozzese di ferro, "animalista" di fama mondiale,
alto,allampanato, dal sorriso accattivante, gia' uomo di punta, con incarichi di
grande responsabilita' anche negli zoo di Londra e di New York, ha accettato la
sfida di dirigere il Giardino zoologico, ora Bioparco, di Roma. Sara' il mago
Merlino pronto a salvare, a colpi di bacchetta magica, gli "ospiti" a
quattro zampe, risolvendo il problema delle gabbie anguste, di animali che
soffrono e dei visitatori che faticano a vederli. Alcuni dovranno emigrare. Gia'
circola un nome: "Calimero", l’elefante africano che ha recentemente
salvato una bambina down riuscita ad entrare nella sua gabbia. Quel simpatico
pachiderma "gentiluomo" ha commosso i romani. Il suo recinto e' sempre
affollato di bambini che gli lanciano caramelle. Come giustificare ai romani la
decisione di "esiliare" un beniamino?
Il primo impatto con il Bioparco? Come far vivere meglio gli animali,
per esempio gli elefanti, che forse sono i piu' sacrificati?
«E’ vero, quando li ho visti mi hanno subito colpito e commosso. Il loro
spazio deve essere redistribuito. Oggi e' diviso in tre parti. Nella prima
c’e' "Calimero", elefante africano privo di una femmina. Nella
seconda ci sono "Nelly" e "Sophia", elefantesse asiatiche,
senza maschio. Nella terza, infine, c’e' "Baby", asiatica anche lei,
in fase di adattamento e socializzazione prima di essere unita alle altre due.
Sono animali che soffrono, sempre tristi. E allora perche' non regalare
"Calimero", ad un altro zoo, allargare il recinto e prendere in cambio
un "fidanzato" per le elefantesse asiatiche? Potrebbero arrivare
alcuni elefantini per la gioia dei bambini romani».
Ma perche' "Calimero", proprio lui, deve lasciare Roma?I bambini lo
vogliono: per loro e' l’idolo del Bioparco
«E’ una questione di opportunita'. "Calimero" e' un elefante
africano, gli altri esemplari, piu' numerosi, sono asiatici».
Lei e' anche coordinatore del progetto mondiale per la conservazione dei
leoni asiatici: cosa ne pensa dei nostri felini?
«Qui ci sono meravigliosi esemplari di tigri e leoni.Bisognera' mettersi subito
all’opera per metterli a loro agio. Quando le strutture che li ospitano sono
state costruite(nel 1911, n.d.r.), rappresentavano il fiore all’occhiello dei
giardini zoologici di tutto il mondo. Oggi, purtroppo, non e' piu' così.
"Calcutta" e le sue compagne tigri hanno un "fidanzato", ma
non c’e' intimita': la coabitazione in spazi troppo ristretti ed inadeguati
non favorisce certamente gli slanci di sentimento e passione».
Quanto tempo e' necessario per trasformare il vecchio Giardino zoologico in
un vero Bioparco?
«E’ solo una questione di investimenti. Qui ce ne vogliono molti. Gli
interventi-tampone del passato non servono piu'. Ci vuole impegno e
disponibilita'. Ho accettato avendo compreso che la famiglia Costa crede nel
"progetto Bioparco" ed e' decisa ad andare in fondo. Se anche il
Comune di Roma, azionista di maggioranza, e gli altri, quelli di minoranza,
credono e si impegnano, in cinque anni, come tempo massimo. Bisogna, tuttavia,
tenere presente che uno zoo non e' mai finito: ci sara' sempre qualche cosa da
migliorare, da aggiungere o togliere per tenere la struttura al passo con i
tempi».
Da grande esperto di animali e direttore di prestigiosi zoo, quale
collocazione mondiale puo' avere questa struttura?
«Sicuramente all’inizio del secolo era il piu' bello d’Europa. Puo'
tornare ad esserlo. Ma vi e' di piu'. Questa struttura si presta, per condizioni
climatiche ed ambientali, a portare avanti importanti progetti per la
conservazione della fauna. Pochi, infatti, sanno che e' proprio a Roma dove
meglio si riproducono i licaoni africani e dove il leicihwe del
Nilo, antichissima e rarissima antilope, riesce a sopravvivere e riprodursi.
Non e' poco per chi ama davvero gli animali e vuol preservarli dalla scomparsa».
Agosto
1999


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