Martedì 28 Settembre 1999
L’ESPERTO
Bugari: «Non
date la caccia al pescecane
In molti paesi e' considerato specie protetta»
di ALBANO BUGARI
presidente del museo ittico
Lo squalo bianco (Carcharodon carcharias) da sempre fa parte della fauna ittica
del Mediterraneo (un soggetto lungo mt. 7.14 catturato nel 1987 nelle acque
prospicenti l’isola di Malta detiene ancora oggi il primato mondiale delle
catture) da qualche anno sembra abitudinario del mare Adriatico centrale. Questa
presenza in un mare che non ha le caratteristiche ideali per una specie
prettamente pelagica d’alto mare, e' dovuta indubbiamente all’enorme
presenza dei tonni che dal Mediterraneo risalgono in Adriatico per depositare i
prodotti sessuali riproduttivi nella zona piu' profonda conosciuta come "fondaletto“
situata a nord della fossa di Pomo. Al seguito dei tonni ci sono sempre i
predatori, in questo caso gli squali per cui non e' assurdo pensare e gridare
allo squalo bianco in Adriatico. Pero' occorrono prove inconfutabili. Il
telegiornale Rai di domenica ore 20 ha mandato in onda immagini inquietanti di
uno squalo presunto bianco sotto ad una barca sulle quali si nota con certezza
il muso conico dell’animale (in realta' e' così formato) pero' non sono
evidenti altri elementi necessari per una sicura identificazione in mare come la
particolare forma dei denti, la pinna codale semilunata; in fatto di lunghezza
si e' detto che si aggiri sui cinque metri. Con questi pochi e scarni dati non
si puo' giudicare con esattezza l’identita' dello squalo bianco ma se lo fosse
il pericolo per le piccole imbarcazioni che si avventurano in alto mare per la
pesca del tonno con cannalenza, e' reale ma non e' assolutamente pericoloso per
bagnanti sui litorali.
La presenza dello squalo bianco in Adriatico e' indubbiamente inquietante ma
cio' non autorizza a "sparare“ sullo squalo (specie protetta nei mari
della California, Sud Africa e Australia perche' in via di estinzione, ma se per
una malaugurata occasione si dovesse verificare una cattura, anche perche' la
sua carne non e' commestibile, donate il soggetto al Museo Ittico "A.
Capriotti“ di S. Benedetto del Tronto (Tel; n° 0735-588850) che provvedera'
ad imblasamarlo ed esporlo al pubblico
Settembre
1999


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