Sabato 16 Ottobre 1999

L'ETOLOGO

Mainardi: ignoriamo i loro comportamenti


MILANO - «Riconoscere che un animale possa soffrire, ammettere il suo dolore in quanto tale, è un fatto importante dal punto di vista etico». Non ha dubbi Danilo Mainardi, professore di Etologia all'Universita' di Venezia, nel commentare la sentenza di Terni. «Anche perche' - continua - trattandosi di cani, è difficile immaginare che si possa non accorgersi della sofferenza che si stava provocando loro. Il cane è un animale dotato di tali capacita' comunicative, le stesse per cui è tanto ben accetto ed è stato il primo a venire addomesticato, che chiunque è in grado di capire se e quando gli sta facendo del male».

Quindi propende per la tesi della volonta' di maltrattare?

«No. Anche perche' ritengo che un cacciatore abbia l'interesse a che il suo cane stia bene. Piuttosto credo si sia trattato di un caso di indifferenza o di ignoranza. Chi possiede animali, pero', dovrebbe conoscerne i comportamenti. Anche solo per motivi "gestionali", perche' conoscendolo è piu' facile tenerlo in casa propria. Insomma, bisognerebbe che il "padrone" studiasse almeno un po'».

Quali sono gli errori piu' comuni nei nostri rapporti con gli animali?

«Un primo sbaglio è l'antropomorfizzazione. Ovvero pensare che i bisogni di un animale siano uguali ai nostri. Ai cani tenuti in citta' capita di soffrire per mancanza di socialita' e hanno bisogno di molti contatti liberi con i loro simili. Ma queste sono cose che spesso ignorano anche quei padroni che ai loro cani vogliono bene».

Quindi è d'accordo con la sentenza: si rischia di fare del male a un animale, a un cane in questo caso, anche senza volerlo?

«+ possibile, a causa dell'ignoranza o della mancanza di misura. Oggi, per esempio, sono sempre meno quelli che ancora credono che il cane vada trattato "da cane" e cioè male: preso a calci e malnutrito. La maggioranza delle persone che tiene un cane in citta' vorrebbe trattarlo bene. Soltanto, non sa come fare. E magari finisce per cadere nell'errore opposto, mettendogli il cappottino o trattandolo come fosse un bambino».

Un ultimo consiglio per chi vive con un animale?

«Fare un piccolo sforzo conoscitivo, studiare un po' per sapere come rispondere alle sue esigenze. + il modo piu' bello che ci sia di stare con un animale. Per tutti e due».Ma. Po.


Ottobre 1999