Domenica 17 Ottobre 1999

Consensi ma anche dubbi dopo la sentenza di Terni. E a Napoli si «pente» l'uomo che diede fuoco a una cagna coi cuccioli

«Punire chi maltratta animali e' segno di civilta'»

 

MILANO - Prima la sentenza del giudice di Terni Maurizio Santoloci, che condanna per maltrattamento di animali un cacciatore reo di avere trasportato i suoi sei segugi ammassati in una gabbia nel portabagagli della propria auto. Poi, ieri, la notizia che a Napoli, negli uffici dei carabinieri del Rione Traiano, si e' costituito Biagio Tubelli, l'uomo che il 7 ottobre aveva dato fuoco a una cagna e ai suoi nove cuccioli (uccidendola insieme a sette dei piccoli). I carabinieri l'hanno denunciato, in stato di liberta', per maltrattamento di animali. Pena prevista: 2 milioni di multa.

Così, qualcuno inizia a interoggarsi sui nostri rapporti con i cani - e gli animali in genere - e su cosa possa considersi maltrattamento. Nella maggioranza dei casi la sentenza di Santoloci e' salutata come un importante successo. Dall'astrofisica Margherita Hack, per esempio, che attacca: «Mi pare che il giudice abbia fatto bene e che non regga neanche il discorso del "prima pensiamo agli uomini che soffono". Voler bene agli animali non esclude pieta' e rispetto per gli umani. Anzi, e' indice di sensibilita'». Sulla stessa linea Licia Colo', personaggio televisivo che agli animali ha legato la propria immagine: «Sono favorevole alla sentenza per due ragioni: intanto non credo esistano maltrattamenti involontari, chi lega stretto un cane o lo tiene rinchiuso sa che gli sta facendo male. Poi perche' la frase che non si pensa abbastanza agli esserei umani l'ho sentita troppe volte da persone che si disinteressano di tutto».

E anche il mondo della politica ha preso posizione. Per l'onorevole Mauro Paissan, capogruppo dei deputati Verdi, si e' trattato di «una sentenza di civilta'. E mi congratulo anche con gli agenti che hanno avuto la sensibilita' umana di rilevare lo stato di sofferenza di quegli animali. Chi ha cani o gatti sa che sono in grado di soffrire come e quanto noi». Mentre Carlo Ripa di Meana, gia' ministro dell'Ambiente, parlamentare europeo e guida dei Verdi italiani, spiega: «Il fatto importante e' che questa sentenza estende alla negligenza, volontaria o meno, il principio del maltrattamento. Perche' Santoloci non esclude l'involontarieta', ma constata che procura sofferenze. E così viene un po' smitizzata pure l'icona del cacciatore che non e' cattivo perche' vive in simbiosi con il proprio segugio. Se spinoni e bracchi italiani potessero raccontare come sono trattati prima di una battuta di caccia perche' diventino piu' sensibili alla preda...».

Meno convinti della condanna di Terni, due esponenti dell'universo della caccia. Alessandro Altobelli, campione del mondo di calcio nel 1982 con l'Italia di Bearzot, e' in Tunisia a caccia di allodole «e dico che il cacciatore e' innamorato del proprio cane. E se uno ne tiene sei, bisogna che sia animato da una grande passione». Chiude Marco Ciarafoni, segretario generale dell'Unavi (Unione associazioni venatorie italiane): «Bisognerebbe conoscere bene i fatti, le dimensioni della gabbia, e se il cacciatore seguiva le regole previste per il trasporto di cani. In ogni caso, episodi del genere sono rari».

Mario Porqueddu


Ottobre 1999