MILANO - Prima la sentenza del giudice di Terni Maurizio
Santoloci, che condanna per maltrattamento di animali un cacciatore reo di avere
trasportato i suoi sei segugi ammassati in una gabbia nel portabagagli della
propria auto. Poi, ieri, la notizia che a Napoli, negli uffici dei carabinieri
del Rione Traiano, si e' costituito Biagio Tubelli, l'uomo che il 7 ottobre
aveva dato fuoco a una cagna e ai suoi nove cuccioli (uccidendola insieme a
sette dei piccoli). I carabinieri l'hanno denunciato, in stato di liberta', per
maltrattamento di animali. Pena prevista: 2 milioni di multa.
Così, qualcuno inizia a interoggarsi sui nostri rapporti con
i cani - e gli animali in genere - e su cosa possa considersi maltrattamento.
Nella maggioranza dei casi la sentenza di Santoloci e' salutata come un
importante successo. Dall'astrofisica Margherita Hack, per esempio, che
attacca: «Mi pare che il giudice abbia fatto bene e che non regga neanche il
discorso del "prima pensiamo agli uomini che soffono". Voler bene agli
animali non esclude pieta' e rispetto per gli umani. Anzi, e' indice di
sensibilita'». Sulla stessa linea Licia Colo', personaggio televisivo
che agli animali ha legato la propria immagine: «Sono favorevole alla sentenza
per due ragioni: intanto non credo esistano maltrattamenti involontari, chi lega
stretto un cane o lo tiene rinchiuso sa che gli sta facendo male. Poi perche' la
frase che non si pensa abbastanza agli esserei umani l'ho sentita troppe volte
da persone che si disinteressano di tutto».
E anche il mondo della politica ha preso posizione. Per
l'onorevole Mauro Paissan, capogruppo dei deputati Verdi, si e' trattato
di «una sentenza di civilta'. E mi congratulo anche con gli agenti che hanno
avuto la sensibilita' umana di rilevare lo stato di sofferenza di quegli
animali. Chi ha cani o gatti sa che sono in grado di soffrire come e quanto noi».
Mentre Carlo Ripa di Meana, gia' ministro dell'Ambiente, parlamentare
europeo e guida dei Verdi italiani, spiega: «Il fatto importante e' che questa
sentenza estende alla negligenza, volontaria o meno, il principio del
maltrattamento. Perche' Santoloci non esclude l'involontarieta', ma constata che
procura sofferenze. E così viene un po' smitizzata pure l'icona del cacciatore
che non e' cattivo perche' vive in simbiosi con il proprio segugio. Se spinoni e
bracchi italiani potessero raccontare come sono trattati prima di una battuta di
caccia perche' diventino piu' sensibili alla preda...».
Meno convinti della condanna di Terni,
due esponenti dell'universo della caccia. Alessandro Altobelli, campione
del mondo di calcio nel 1982 con l'Italia di Bearzot, e' in Tunisia a caccia di
allodole «e dico che il cacciatore e' innamorato del proprio cane. E se uno ne
tiene sei, bisogna che sia animato da una grande passione». Chiude Marco
Ciarafoni, segretario generale dell'Unavi (Unione associazioni venatorie
italiane): «Bisognerebbe conoscere bene i fatti, le dimensioni della gabbia, e
se il cacciatore seguiva le regole previste per il trasporto di cani. In ogni
caso, episodi del genere sono rari».
Mario Porqueddu