Giovedi' 25 Novembre 1999
Sė, le balene cantano anche
nei nostri mari
Suoni
registrati per la prima volta. Via al Santuario dei cetacei
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - Per dieci anni nessuno era riuscito a sentirle. Le cugine americane erano
star, dive registrate in decine di cdrom. Loro niente, mute. Ora si e' scoperto
che il problema non riguardava la propensione alla comunicazione delle balene
nostrane, ma piuttosto l'habitat che le ospita. Il Mediterraneo e' talmente
trafficato, talmente rumoroso da coprire, un po' come avviene nelle citta', ogni
suono animale. Da oggi, con la firma che istituisce il Santuario internazionale
dei cetacei tra Sardegna, Costa Azzurra e Toscana, forse andra' un po' meglio,
almeno se la protezione promessa diventera' reale.
"Eravamo scesi con gli idrofoni fino a 70 metri senza riuscire a catturare
una voce", spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente dell'Icram
(Istituto centrale di ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare).
"E ci stavamo preoccupando perche' non riuscivamo a capire la ragione di
questo silenzio. Alla fine ci hanno aiutato la marina americana e Chris Clark,
dell'University di Cornell, a New York. Seguendo i loro suggerimenti abbiamo
inserito i microfoni in sfere di cristallo molto resistenti e li abbiamo
piazzati a 1.500 metri di profondita'. Improvvisamente si e' aperto un mondo
incredibile: dove non arriva l'eco delle petroliere emerge il canto delle
balene".
I maschi lanciano muggiti modulati e potenti che possono arrivare a piu' di
mille chilometri di distanza: una sorta di advertising, un'autopromozione
all'interno di un gruppo che si riconosce come tale anche se i suoi componenti
vivono a qualche centinaio di chilometri di distanza. Vocalizzazioni meno
potenti servono invece a mantere la coesione familiare, il rapporto tra la madre
e il piccolo che, sebbene pesi due tonnellate alla nascita e divori piu' di
cento litri di latte al giorno, resta totalmente dipendente per un anno buono.
"Pare che siano piuttosto consistenti anche i legami tra le femmine del
gruppo: e' un altro degli elementi che speriamo di ricavare al termine dello
studio sulla vocalizzazione", aggiunge il presidente dell'Icram.
"Nell'area del santuario abbiamo infatti a disposizione un campionario
molto significativo: in questa zona vive la maggior parte delle 4.500 balene e
dei 200 mila delfini del Mediterraneo".
In realta' le balene mediterranee non sono la copia conforme dei loro parenti
atlantici: qualche centinaio di migliaia di anni fa, varcato lo Stretto di
Gibilterra, si devono esser trovate bene, tanto da decidere di restare. E questa
attitidine stazionaria ne ha modificato il carattere adattandolo alle
caratteristiche di un mare che e' molto generoso nell'offerta di cibo, ma
estremamente pericoloso - sottolinea il Wwf - per l'abbondanza di spadare con le
loro reti killer, petroliere e off-shore (la loro riduzione sara' il vero test
per il neonato Santuario).
"Tra i due gruppi, quello atlantico e quello mediterraneo esistono piccole
differenze genetiche e distanze comportamentali che dobbiamo ancora misurare con
precisione", continua Notarbartolo. "Pensiamo ad esempio che la
stagione degli accoppiamenti sia molto piu' lunga, ma e' uno degli elementi che
dovremo acquisire durante la ricerca finanziata dal ministero
dell'Ambiente".
Novembre 1999


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