Martedi' 24 Agosto 1999
A differenza del Lazio e
della Toscana, nella preapertura non ci sara' solo la caccia d’appostamento
per la tortora
«Sara'
una strage di lepri e fagiani»
L’Arci-caccia accusa la
Regione di agevolare la carneficina dei piccoli delle due specie
di ALFONSO MARCHESE
Sara' una strage. Un’ecatombe di leprotti e piccoli fagiani, ai quali non e'
stato dato neanche il tempo i crescere. E tutto cio' per una dissennata
preapertura della caccia che ha messo in imbarazzo le regioni confinanti del
Lazio e della Toscana e scatenato l’ira delle associazioni venatorie. «Ma che
motivo c’era di marciare per conto proprio, senza raccordarsi alla politica
seguita nei due territori che sono a contatto i gomito con l’Umbria? - si
chiede il responsabile dell’Arci-Caccia Giampiero Amici - Mentre nel Lazio e
la Toscana l’1, il 4 e 5 settembre prossimo si potra' cacciare con
appostamento solo la tortora, in Umbria e' prevista per il 5, 11 e 12 la caccia
vagante per lepre e fagiano. Il che sta creando scompiglio nella nutrita schiera
di cacciatori». A pagare lo scotto piu' grosso sarebbe proprio l’habitat
umbro. «Ma non si e' dato il tempo agli ultimi accoppiamenti di garantire una
sufficiente riproduzione. Con conseguente ripopolamento della selvaggina. Ecco
perche' parliamo di strage».
C’e' un’altra ragione perche' il numero di "doppiette" in terra
umbra sia maggiore che altrove: tra la caccia d’appostamento per la tortora e
quella vagante per la lepre e fagiano, la seconda e' certamente la piu'
appetibile. Per cui accade che molti ternani che hanno eletto la propria
residenza venatoria in altre sedi dell’Italia si stiano adoperando in tutti i
odi e con ogni mezzo per cacciare nel territorio dove hanno la residenza civile.
Ma c’e' di piu': ogni Regione riserva una percentuale del 2 per cento ai
cacciatori che non siano del posto. La materia veniva regolata dalle
amministrazioni provinciali, prima di essere espropriate dalle Reghioni.
Si tratta quasi sempre di "scambi", di strategie comuni dove si
cercano di compensare i flussi importati con quelli esportati. E’ una
questione di equilibrio. Senza ignorare l’aspetto naturale. E cioe' le aree
deputate all’esercizio venatorio.
Si sono venute a creare situazioni aggrovigliate sotto il profilo giuridico. Il
calendario venatorio umbro risulta in molti casi postumo alle richieste di
residenza venatoria di circa cinquecento ternani. Per cui la scelta sarebbe
stata compiuta in un momento diverso da quello che si e' poi configurato. Il
che, secono gli interessati, darebbe loro il diritto di un
"ripensamento".
C’e' infine un’aggravante nella situazione voluta da poche associazioni
venatorie del perugino e dell’orvietano: i cacciatori delle due regioni
confinanti fanno ressa per essere ammessi a cacciare in territorio umbro; mentre
quelli umbri hanno poco interesse a cacciare fuori regione.
La difformita' del calendario umbro nella preapartura rispetto a quello toscano
e laziale, inoltre, finisce per favorire un ammassamento di cacciatori in
Umbria.
Agosto
1999


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