Il Centro
Giovedi' 4 settembre 1997
Spoltore, lettera della proprietaria
agli autori del gesto
Le uccidono il cane
Bastardino avvelenato nel giardino di casa
SPOLTORE - Le hanno ucciso il cane, un bastardino di nome "Simba", come quello
del cartone di Walt Disney. Glielo hanno avvelenato domenica scorsa quando
lei non era in casa. Gessica D'Agostino, una ragazza di 18 anni, ha scritto
agli assassini del suo migliore amico una lettera che qui pubblichiamo.
"Vorrei costringerti, vile, a guardare mio padre negli occhi, le sue pupille
squarciate di livido orrore, le sue lacrime rosse, lame affilate di un affetto
lacerato, rapito, dalla morte, dal veleno, da te. Ipocrita, ti ingoi indifferente
in quel tronfio aspetto di candida vittima. Assassino. La tua mente geniale
ha ordito l'ima trama. La tua mano infetta non ha lasciato tracce. Hai colpito
con scaltrezza, per uccidere, non per ferire. Desideravi ardentemente che
morisse, hai posto tutto perche' non si salvasse, perche' soffrisse fino
allo spasmo. Hai atteso con pazienza che restasse solo, finalmente, indifeso.
Se sapessi ti porterei con me, indietro, fino a ieri sera. Ti farei trafiggere
dal suo sguardo implorante ed esausto, in cui leggeresti il dolore di un
corpo straziato e di una mente attonita, uno sguardo profondo di ricordi,
di muti pensieri e parole assordanti, come un urlo, come l'urlo acre e disperato
dui chi sente la vita morire nel sangue posticcio che fluisce accartocciato
tra le sterili, putride piaghe di un immenso, ingombrabte "perche' "? Poserei
lievemente la tua ignobile mano sul suo stomaco rigonfio, ti farei sentire
quel pulsare frenetico sotto le dita di ghiaccio. Vorrei farti entrare un
istante nel suo cruento dolore, in quegli occhi che chiedevano disperatamente
di fuggire e salutavano per sempre le nostre mani affettuose, impotenti in
quell'attimo estremo di fronte ai sospiri raspi che invocavano l'ombra spettrale,
pur di non sentire lo stomaco scoppiare a ogni battito e lacerarsi il cuore
ingenuo: impotenti nell'ascoltare l'addio d'uno sguardo umano, per colpa
d'una bestia infame".
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