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Venerdi' 15 gennaio 1999

Il samaritano dei pit-bull
Insegnante di filosofia, da tre anni gira l'Italia per soccorrerli e poi darli in adozione
Raccoglie e rieduca i cani feriti nelle lotte
"La malavita guadagna mille miliardi l'anno con i combattimenti clandestini
Ma c'e' anche chi trasforma il garage in uno scannatoio solo per divertimento"

NAPOLI _ Il primo fu un bandog, come chiamano i bastardoni nati da un pit-bull e un molosso. Ciro lo intravide nella luce incerta dell'alba durante un controllo anti-bracconaggio nelle campagne risparmiate chissa' come dal cemento a Mariglianella, vicino a Napoli. Era nel fondo di un canalone, accucciato in un copertone di camion. "Ansimava, testa, gola e zampe anteriori erano ridotte a una poltiglia di sangue rappreso e pus che colava dalle ferite infette. Lo raccolsi, non aveva neanche la forza di camminare. Morė dopo due giorni, senza che il veterinario avesse potuto fare niente". Era l'inverno del '95. "Da allora l'immagine di quella povera bestia che respirava a stento non mi ha mai abbandonato, e io ho fatto un giuramento a me stesso: ovunque fossero, non avrei dato tregua ai maledetti che organizzano i combattimenti fra pit bull".
Ciro Troiano, l'uomo che salva i cani, e' un insegnante di filosofia nato trentanove anni fa a Napoli. A scuola ci va poco, solo per qualche supplenza. Ma a lui va bene cosė, perche' il suo lavoro e' un altro: responsabile delle guardie venatorie della Lipu e coordinatore per conto della Lega Antivivisezione del progetto "Sos combattimenti". Meta' poliziotto, meta' missionario, trascorre il suo tempo a rovinare gli affari a chi addestra con mille supplizi gli animali ad attaccare e uccidere i loro simili: gente che rischia solo un'ammenda e una denuncia, ma che in cambio guadagna un mucchio di soldi. "Sa a quanto ammonta in Italia il giro d'affari per le scommesse sulle lotte fra cani? Mille miliardi - spiega -. Molti di quei soldi finiscono nelle casse della malavita organizzata e vengono utilizzati per comprare droga e armi".
Mestiere difficile e rischioso, salvare i cani da combattimento. Ma lui, Ciro, tira dritto per la sua strada. Partecipa alle operazioni di polizia, recupera le bestie e le ospita in un centro della Lav alle porte di Roma dove un gruppo di veterinari e addestratori si dannano l'anima nel tentativo di riabilitarli. Tutto questo per raggiungere l'obiettivo finale: l'adozione. In un anno e' riuscito a dare in affidamento una trentina di pit-bull reduci da una vita da incubo. L'uomo che salva i cani lavora soprattutto grazie alle segnalazioni anonime, telefonate che arrivano a valanga al centralino della Lav. "Chiamano da tutt'Italia, in particolare dalla Campania, dal Lazio, dalla Toscana, dalla Sicilia e dal Piemonte dove tre anni fa la polizia ha addirittura interrotto un combattimento fra due pit-bull e un puma. Ha capito bene, un puma. Non ha idea di quanta gente strana circoli in questo paese. I combattimenti non sono controllati solo dalla malavita. C'e' chi trasforma il garage sotto casa in uno scannatoio solo per la passione per le scommesse, e ti spiega senza fare una piega che lui gli animali li ama, e che in fondo non fa altro che assecondare la loro natura aggressiva".
Ma l'obiettivo piu' ambito di Ciro Troiano sono gli allevatori clandestini di pit-bull. "Due anni fa ho partecipato a un blitz della Guardia di Finanza a Caserta. Era il 23 dicembre, non dimentichero' mai quel giorno. Scoprimmo trenta cani rinchiusi in un recinto occupato in parte da una baracca di lamiera. Salto' fuori che l'allevatore era un ex maresciallo dei carabinieri. Il cibo era a terra, fra gli escrementi e l'urina. Dei cuccioli rosicchiavano una testa di maiale abbandonata in un angolo. Obiettera' che un allevatore ha l'interesse a tenere i suoi animali nel migliore dei modi, ma nel caso dei cani da combattimento e' vero il contrario: quelle povere bestie vengono abituate da piccole a vivere in situazioni di precarieta' e a contendersi il pezzo di carne per sviluppare la loro aggressivita'".
Ne ha di storie da raccontare, l'uomo che salva i cani. "Di solito i pit-bull hanno un buon rapporto con l'uomo, sono socievoli e dolcissimi. Due anni fa ho conosciuto Zarina, una cagna tenuta in un giardino con i suoi quattro cuccioli. Siccome i poliziotti avevano paura tocco' a me entrare nel recinto. Zarina lascio' che mettessi i suoi piccoli in una scatola di cartone e mi seguė come se fossi da sempre il suo padrone". E poi c'e' Nerone, un colosso dal pelo nero, ottanta chili di muscoli, frutto di un incrocio fra un pit-bull e un mastino. "Nella sua vita di prima, quella da combattente, si chiamava Veleno. Tutti lo conoscevano nel quartiere Zen di Palermo". Un brutto giorno Veleno ha conosciuto il sapore della sconfitta e dell'abbandono. "Il proprietario lo lascio' piu' morto che vivo sotto casa di un mio amico siciliano, anche lui della Lega Antivivisezionista: chissa', forse ha avuto un po' di pieta' e ha voluto dare a quella bestia una possibilita' di farcela. Mi si strinse il cuore a vederlo in quelle condizioni, con il corpo massiccio coperto di ferite sanguinanti. Ma mi colpė soprattutto la sua espressione: gli leggevo negli occhi tutta la mortificazione e il dolore di un animale vinto e lasciato solo".
Nerone si trova nel centro di riabilitazione vicino a Roma. Ha recuperato le forze, le ferite si sono rimarginate ma hanno lasciato segni indelebili sul corpo massiccio. E' affettuosissimo con gli uomini, ma non deve assolutamente avvicinarsi ad un altro cane. "I pit-bull e gli altri cani da combattimento possono essere riabilitati fino a un certo punto: non potranno mai avere un atteggiamento socievole nei confronti di altri animali", spiega Ciro. E' anche questo il motivo per cui Nerone non riesce a trovare un nuovo padrone: non e' facile trovare una persona capace di controllare un cane cosė forte quando incontra un'altra bestia.
Ma ci sono anche pit-bull piu' fortunati. Dopo la riabilitazione trovera' probabilmente una famiglia che la accolga Bianca, trovata una settimana fa a Boscoreale, nell'hinterland napoletano. Si era trascinata in un cortile, anche lei allo stremo. "Sono certo che a lei e' toccata una sorte ancora peggiore di quella riservata ai combattenti - racconta Ciro -. Il fatto che fosse denutrita e che avesse problemi piuttosto gravi all'utero mi ha indotto a un sospetto atroce: credo che dopo una serie di gravidanze la cagna non abbia piu' potuto avere cuccioli, e che quindi il proprietario la abbia utilizzata per allenare alla lotta cani piu' giovani".
L'uomo che salva i cani ha un sogno: dare in adozione tutti gli animali che riesce a salvare. "La maggior parte delle richieste viene da poliziotti e carabinieri, spesso sono gli stessi che hanno partecipato ai sequestri. La selezione delle famiglie che si candidano per l'affidamento e' severa. Scartiamo chi ha precedenti penali di un certo rilievo, per evitare che le nostre bestie finiscano per fare la stessa sporca vita da cui li abbiamo tirati fuori".

Fulvio Milone


gennaio 1999