
Sabato 13 febbraio 1999
Bari, doveva sostituire il
custode della proprieta' per fargli un favore:
gli animali lo hanno aggredito e ucciso
Padre di due figli sbranato da
quattordici cani
nella villa-moschea
L'uomo doveva soltanto vigilare
per tre ore
CASAMASSIMA (Bari) - Sbranato da
quattrodici grossi cani da guardia. Cosė e' morto Antonio Carbonara, 59 anni, operaio,
sposato e padre di due figli. Vittima di una tragica fatalita'. Giovedė pomeriggio, come
era gia' accaduto in passato, aveva accettato di sostituire un collega. Gli era stato
chiesto un favore: vigilare per tre ore una villa-moschea in costruzione sulla statale
100, alla periferia di Casamassima, cittadina di mille abitanti a venti chilometri da
Bari. E lui non aveva saputo dire di no, anche per guadagnare qualche soldo in piu'. Erano
le 18 quando Antonio Carbonara ha aperto il cancello d'ingresso della villa. Era buio e la
struttura apparentemente disabitata. I cani, dei quali aveva scarsa conoscenza, non lo
hanno riconosciuto: il capobranco gli si e' avventato contro all'improvviso, come
impazzito, e gli altri lo hanno seguito a ruota, sbranando l'uomo in pochi minuti. Il
cadavere e' stato trovato tre ore piu' tardi. Quando il guardiano della moschea e'
arrivato per rilevare il suo amico, si e' trovato di fronte ad una scena agghiacciante. Il
corpo di Carbonara era dilaniato. Gli abiti ridotti a brandelli. Tracce di sangue ovunque.
Su quello che restava di braccia e gambe c'erano segni evidenti di profondi morsi di cane.
Ipotesi questa che ha spinto i carabinieri a ipotizzare che la vittima abbia tentato di
difendersi a lungo, in modo disperato, dall'attacco degli animali. Tutti meticci di grossa
taglia, perfettamente addestrati a fare la guardia alla moschea e alla masseria
retrostante. Secondo alcuni testimoni, gli animali in passato non avevano mai dato
fastidio. Sono sempre stati liberi di correre nella grande pineta che circonda la moschea,
un edificio imponente, nascosto da un recinto di pietra alto e robusto, dal quale svetta
una torre che sembra medievale.
Da ieri gli animali killer, su ordine del pm della Pretura circondariale di Bari, Renato
Nitti, sono stati affidati al servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale di
Casamassima. Bisognera' accertare il loro stato di salute e stabilire se sono affetti da
rabbia o altre malattie. L'inchiesta dovra' fare luce sulle modalita' della morte di
Carbonara. Tanti gli interrogativi, tra cui: la vittima conosceva i cani? E come e'
entrata nella moschea? Qualcuno, per errore, ha ordinato agli animali di attaccare? Il
magistrato ha aperto un'inchiesta contro ignoti nella quale non ipotizza, finora, alcun
reato. Ad altre domande dovra' rispondere l'autopsia prevista per questa mattina. L'esame
sara' eseguito dal primario dell'Istituto di Medicina legale, Vito Giuseppe Romano, che
dovra' stabilire se la morte dell'uomo e' stata causata dalle ferite inferte dai cani
assassini o da un malore, seguito da una prima aggressione, che ha permesso agli animali
di dilaniare il cadavere. La villa-moschea e' dell'imprenditore Nicola Tridente,
conosciuto a Bari perche' proprietario dell'hotel Ambasciatori, ma soprattutto per la sua
fede musulmana. Folgorato dalla religione islamica, l'imprenditore, ai tempi della Guerra
del Golfo, aveva deciso di edificare un centro in cui sognava di fare incontrare tutti i
musulmani di Bari e della Puglia. Un progetto ambizioso, finanziato con fondi pubblici
sempre annunciati, mai erogati. Da qui il ritardo dei lavori e la condanna della moschea a
restare un sogno.
Roberto Buonavoglia
febbraio 1999


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