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Martedi' 6 aprile 1999

«Scommesse su lotte tra cani»
L'allarme in una sentenza del pretore Cillo
«Dietro c'e' la criminalita' organizzata»

g.p.c.

PESCARA. Cani privati dei denti e costretti a lottare con altri cani ferocissimi, le cicatrici sui corpi degli animali sopravvissuti, un business fondato sulle scommesse clandestine. Un fenomeno inquietante e sotterraneo, ma diffuso in citta' piu' di quanto si possa immaginare. Da anni se ne parla a Pescara, ma per la prima volta a farne riferimento e' un giudice, il pretore Ennio Cillo, nella motivazione di una sentenza con cui ha assolto due imputati dall'accusa di avere ricettato quattro pitbull e un doberman per utilizzarli in combattimenti.
Sotto accusa erano Felice Bellotti e Vincenzo Spinelli. Il giudice ripercorre i fatti, risalenti a giugno del '95, soffermandosi in particolare su una perquisizione della polizia in un appezzamento di terreno dove Bellotti aveva realizzato un canile di fortuna. Dall'ispezione salto' fuori «un vero e proprio cimitero di cani, con croci, nomi e date di morte». Spinelli e' stato assolto con formula piena. Per Bellotti invece, «la formula adottata», scrive Ennio Cillo nella sentenza, «e' quella "per non aver commesso il fatto", giacché, comunque, dal quadro generale degli elementi raccolti, emerge con evidenza che i furti dei pitbull sono ricollegabili al turpe fenomeno di combattimenti fra cani per le scommesse clandestine e che la sottrazione degli animali era finalizzata alla consegna a chi avrebbe gestito tale attivita'». Ne fa riferimento anche un derubato, «che parla di destinazione al combattimento per le scommesse clandestine senza pero' aggiungere altro».
Ma c'e' un altro elemento, secondo Cillo, che «delinea un quadro inquietante: le certificazioni veterinarie relative a cani estranei agli imputati, ma trovati oggetto di aggressioni da cani piu' feroci e dichiaratamente da pittbul, per probabili allenamenti». «Altrettanto nota», scrive il giudice, «e' l'abitudine di privare di alcuni denti i cani usati per l'allenamento e destinati a soccombere per non consentire loro di danneggiare e prevalere sul campione». Tuttavia, per Cillo «non vi e' alcuna prova di che genere di cani fossero sepolti sul terreno ove sorge il canile di Bellotti e per quali cause fossero deceduti i cani. Né vi sono elementi certi che il cimitero fosse destinato ai cani da combattimento».
Conclude Cillo: «E' emerso quindi un quadro particolarmente inquietante nel quale si e' evidenziato che nell'ambiente vicino a Bellotti vi era la disponibilita' di numerosi pittbul, tenuti anche in modo precario e pericoloso, come nel caso del pittbul custodito in una rudimentale cassetta sulla strada. La pericolosita' degli animali, il loro numero e disponibilita' anche da parte di soggetti con pessimi precedenti penali, nonché i ripetuti furti di pittbul, rendono probabile il fatto che la sottrazione e la ricettazione dei pittbul siano finalizzate al raccapricciante fenomeno del combattimento fra cani, usato dalla criminalita' organizzata come fonte di rilevanti introiti illeciti». Dunque, nonostante l'assoluzione degli imputati, «il fenomeno e' reale e necessita nelle sedi opportune di ulteriori e piu' approfondite indagini».

Aprile 1999