Sabato 10 aprile 1999

Nel Veronese, dopo una denuncia per «disturbi»,
il primo cittadino ordina a una donna di rinunciare a un chihuaha, ma lei non ci sta

«Non consegnero' mai uno dei miei cani al sindaco»
DAL NOSTRO INVIATO

SANGUINETTO (Verona) - Che fastidio puo' dare un cane chihuaha? Sì, e' vero: questo tipo di cane, piccolo e grazioso, quando arriva un ospite o quando sente il semplice trillo del citofono, comincia ad abbaiare. Ma sono latrati nemmeno tanto assordanti. E comunque, dopo un po', l'animale smette. Eppure a Sanguinetto, un Comune di 4.000 anime a circa 30 chilometri da Verona, verso Nogara, una donna che ne tiene in casa due, Briciola e Billy, mamma e cucciolo, regolarmente registrati, ora e' costretta - per ordinanza del sindaco Renzo Lanza, in carica dal 1990 con una lista civica che ora e' in quota centro-destra - a disfarsi di uno dei due. Il provvedimento del sindaco e' del 15 marzo ed e' stato notificato il 18 marzo. Pertanto Marzia Vecchini, la padrona dei cani, deve ottemperare entro un mese all'ingiunzione pena il deferimento «all'autorita' giudiziaria». La notizia e' quasi esilarante. In un paesino dove ogni famiglia ha almeno un cane o un gatto, ma anche di piu', questa drastica presa di posizione del sindaco ha fatto molto clamore. Ma ha reagito in modo veemente anche la Lav (Lega anti-vivisezione). Camilla Cottino ha infatti dichiarato: «Abbiamo la forte sensazione che il provvedimento del sindaco sia anticostituzionale. E forse e' anticostituzionale anche il regolamento cui si e' aggrappato. Noi speriamo che il Tar di Venezia, dove e' stato presentato ricorso, annulli questo assurdo limite». Quale limite? Lo spiega direttamente il sindaco Renzo Lanza: «C'e' un regolamento, approvato nell'82, che stabilisce che ogni famiglia, qui a Sanguinetto, non puo' avere piu' di un cane. Davanti a un esposto di un vicino della signora Vecchini, che ha invocato esplicitamente l'applicazione del regolamento, io come sindaco non potevo far finta di niente. Se non fossi intervenuto sarei incorso nell'omissione di atti d'ufficio. Mi meraviglia questa levata di scudi. Ma il caso per me finisce qui. In questo momento, in cui c'e' la guerra, ci sono mille altri problemi, non mi sembra che io debba disperarmi per un cane. E chi poteva immaginare che esistesse quel regolamento».  Qualcuno pero' ne era a conoscenza. Il vicino infastidito da quei latrati improvvisi, soprattutto di mattina, quando Marzia Vecchini va a lavorare in una fabbrica e lascia le due bestiole in casa da sole, finché non tornano da scuola le due figliolette, Alessia e Denise. «Faccia tacere quei due - ha intimato diverse volte l'inquilino - oppure, glielo prometto, faro' intervenire i vigili urbani».  Detto, fatto. Questo signore, il cui nome non viene pronunciato finché non emergera' ufficialmente nell'udienza davanti al Tar, ha presentato al comando dei vigili una denuncia contro i due cagnolini della signora Vecchini «per continuo disturbo». Il sindaco, informato, ha seguito la procedura. La conseguenza e' che ora la donna e le due figlie sono quasi in gramaglia. «Verra' qui un vigile e mi togliera' di mano uno dei due cani? - dice Marzia Vecchini -. E chi decide quale dovra' essere quello che devo allontanare? E a chi lo devo consegnare? La verita' e' che io non faro' nulla. Comunque ora c'e' un ricorso al Tar».

Ottavio Rossani

 

Aprile 1999