
Domenica 18 aprile 1999
Campagna contro la strage di animali
Bocconi avvelenati:
un pericolo anche per i bambini
dal nostro inviato
FIORELLA IANNUCCI
PARMA - La piu' piccola e' Jessica,
fiorentina, tre anni appena, con il ciuccio e un cartellone piu' grande di lei. C'e' il
disegno infantile di un cane, e una scritta: «Fido era il mio compagno di giochi. E'
stato assassinato con un'esca avvelenata. Ho pianto tanto. Chi e' stato quel cattivo?».
Piove su Parma e c'e' la guerra sull'altra sponda dell'Adriatico. Ma le associazioni
animaliste sono qui, puntualissime, per la prima "Giornata nazionale contro i bocconi
avvelenati". Dietro lo striscione "Contro ogni crudelta'" di S.o.s. Angels,
padroni di casa, sfilano gli Animalisti Italiani-Peta venuti
da Roma, e le decine di associazioni, dall'Enpa
a l'Una (Uomo Natura Animali), dalla Lega per la Difesa del Cane a LegAmbiente, che hanno
fatto propria questa battaglia di civilta'.
Cinquecento persone, forse piu', con i loro compagni scodinzolanti, cartelli, e
tante piccole croci nere con il nome delle vittime, silenziose e impotenti, di
un'autentica strage. «Ogni anno decine di migliaia di cani, gatti e animali selvatici
muoiono tra atroci sofferenze a causa di agricoltori e cacciatori senza scrupoli che
seminano bocconi avvelenati per cercare di sterminare i predatori selvatici (volpi, faine,
rapaci) considerati assurdamente diretti concorrenti dell'attivita' agricola e
venatoria», dice Walter Caporale, presidente degli Animalisti italiani, 5 mila soci, di
cui 1500 solo a Roma. «Una pratica che sta assumendo proporzioni allarmanti su tutto il
territorio nazionale. Un vero e proprio biocidio», rincara Ebe Dalle Fabbriche, dell'Una
di Firenze. Le regioni piu' colpite? Veneto, Toscana, Emilia Romagna (Parma in testa).
E non e' un caso che quella che in una loro recente interrogazione parlamentare i
deputati verdi Procacci, Rocchi e Scanio chiamano «strage degli innocenti», si
verifichi, puntuale, ogni primavera. Periodo di ripopolamento della selvaggina, in attesa
dell'apertura della caccia. Fagiani, soprattutto, liberati per essere poi uccisi dalle
doppiette, e talmente domestici (vengono tutti da allevamenti) che riescono a stento a
volare, proprio come dei polli. «E così qualcuno si preoccupa di ripulire il terreno di
caccia dagli animali selvatici, gettando le esche alla stricnina», denuncia Paolo
Tebaldi, di "S.o.s. Angels". Poco importa, all'avvelenatore, se a mangiare la
letale polpetta sia la volpe, una donnola o il vostro cane o gatto. «Di fatto, anche se
la legge teoricamente vieta la vendita di sostanze velenose a persone non conosciute dal
rivenditore, questa normativa e' troppo vaga, perché lascia completa liberta' di scelta
al negoziante», dice Caporale. Che lancia proprio da qui una raccolta nazionale di firme
per chiedere al governo norme piu' severe. «Prima tra tutte, l'istituzione di un registro
comunale di chi vende e acquista veleni, e che indichi quantita' e motivo d'impiego, come
avviene per le armi».
E non si dica che questi giovani e non che sfilano nel centro di Parma sono i
soliti esaltati. «Dall'82 ad oggi cinque nostri cani sono stati avvelenati», denuncia
Daniele Lori di "S.o.s. Langhiano" (Parma). Gli stessi magnifici animali che con
questo gruppo di volontari ha ritrovato e salvato 180 persone, cacciatori compresi. «Un
grammo di stricnica uccide trenta uomini e ha effetti devastanti sul territorio almeno per
dieci anni. Basta che un bambino tocchi una polpetta avvelenata e porti la mano in bocca
perché succeda una tragedia», dice Daniele. Storie di ordinaria incivilta'. E di
commosse testimonanze. «Non sono contro i cacciatori, ma contro la stupidita'», dice
Alessandro Sordini, pensionato. E' arrivato da Firenze, con la moglie e la figlia. «Solo
per testimoniare il nostro dolore: Half, il nostro bastardino, e' morto il 13 marzo».
Avvelenato da una polpetta.
aprile
1999


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