
Venerdi' 23 aprile 1999
Ha
la saggezza del lupo
Dell'antenato possiede la duttilità per
risolvere ogni problema
Isabella Lattes Coifmann
LASSIE e Rex si contendono i favori
del pubblico televisivo. Ma negli ultimi tempi è soprattutto il commissario Rex la vera
star del piccolo schermo. Milioni di telespettatori lo conoscono e lo amano. Lui non è un
attore calato nella sua parte che aspetta gli applausi degli spettatori. Fa semplicemente
il suo mestiere di cane. Proprio come nella vita reale.
Molti chiamano il pastore tedesco "cane lupo" per la spiccata somiglianza che
presenta con l'antenato da cui discendono tutte le razze ottenute dall'uomo. E del lupo il
pastore tedesco ha la socievolezza, la creatività, la saggezza. Dal suo bagaglio genetico
deriva quella duttilità che lo aiuta a risolvere i problemi, che lo rende adatto alle
più svariate mansioni. Per l'uomo è il compagno ideale, soprattutto se viene adottato in
tenera età, da cucciolo, nell'epoca sensibile dell'imprinting. Si stabilisce allora tra
il cane e l'essere umano un legame affettivo molto forte. Anche se sulle prime il
cucciolo, come succede del resto a tutti i cuccioli, si sente smarrito. Non avverte più
il tepore e il senso di sicurezza che gli dà la vicinanza del corpo materno. Si trova
improvvisamente in un ambiente nuovo, tra odori sconosciuti, lui che ha un olfatto così
sensibile. E i rumori violenti del nuovo ambiente lo rendono guardingo e sospettoso,
proprio come lo erano i suoi lontani progenitori che vivevano con il gregge. Perché in
origine il cane lupo era un cane da pastore. Ma crescendo impara a conoscere gli esseri
umani e di giorno in giorno si affeziona sempre più alla famiglia che lo ospita e in
particolare al padrone.
Per lui, che discende da un animale squisitamente sociale come il lupo, la famiglia
diventa "il branco" e il padrone diventa il "capobranco". Impara
facilmente i suoi comandi. Non distoglie mai gli occhi da lui, quando lo porta a
passeggio. Se l'uomo lo libera dal guinzaglio e lo lascia libero, il pastore tedesco corre
via felice, ma si mantiene sempre in collegamento con il "capo", pronto ad
accorrere al suo fianco non appena la passeggiata è finita e si deve ritornare a casa. Mi
è rimasto impresso l'episodio commovente di quel pastore tedesco che era riuscito a
rintracciare il padroncino sordomuto smarrito in un bosco da non so quante ore. Non poteva
gridare aiuto il bambino, né avrebbe potuto sentire le chiamate delle squadre di
soccorso. Sarebbe morto certamente se il suo cane fedele, affidandosi al suo fiuto
portentoso, non l'avesse salvato.
E guardo con ammirazione i pastori tedeschi tenuti al guinzaglio dai finanzieri, che negli
aeroporti fiutano i bagagli alla ricerca della droga. Un olfatto ultrasensibile che
consente loro di sentire l'odore di sostanze per noi assolutamente inodori, non solo come
la droga, ma anche come il chinino o il sale da cucina. Lo stesso olfatto che rende capace
questo cane straordinario di scoprire la presenza di corpi umani sepolti sotto le macerie
o sotto le valanghe. E' vero, è l'uomo che li ha addestrati a compiere queste diverse
mansioni. Nell'opera di addestramento il cane si specializza, impara a discriminare e a
ricordare soprattutto un determinato odore, quello che l'addestratore gli vuole insegnare.
Ma non riuscirebbe a farlo, se non ci fosse in lui una elevatissima capacità di
apprendimento. Possiamo ben chiamarla "intelligenza".
aprile
1999


|