Domenica 16 maggio 1999

IL PERSONAGGIO
«Ne ho rieducati 60 affidandoli a privati»

NAPOLI - Nell'inchiesta di Tivoli c'e' pure il suo zampino. Anche se detta così, di uno che per mestiere salva i cani da combattimento, puo' sembrare uno scherzo. Invece e' un lavoro maledettamente serio quello che Ciro Troiano, 34 anni, responsabile della Lega Antivivisezione nella lotta alla zoomafia, porta avanti da un bel pezzo. Serio, certo. Ma anche pericoloso: basti pensare che la «zoomafia» - un neologismo inventato da questo napoletano che, per una beffa del destino, ai cani preferisce i gatti - e' considerata ormai il nuovo business del crimine organizzato. Le cifre, approssimate per difetto, parlano di un fatturato annuo di circa 1000 miliardi, senza tener conto dell'indotto che germoglia all'ombra del giro: veterinari stipendiati dai clan per ricucire le ferite dopo le gare e mantenere gli esemplari piu' feroci in perfetta forma, farmacisti assoldati per il rifornimento degli anabolizzanti, cineoperatori pagati per immortalare ogni match su vidoeocassette che vengono immesse sul mercato clandestino, balordi retribuiti per rapire «bastardini» da trasformare poi in vittime sacrificali per gli allenamenti dei «campioni», proprietari di capannoni che danno in fitto i propri immobili per i tornei. Ogni anno, circa 15 mila cani (le razze predilette sono pitbull, rottweiler, dogo argentino, bull terrier) sono coinvolti nei combattimenti e un terzo di essi muore scannato sul ring. Soltanto in Campania, ben 19 cosche camorriste trarrebbero alimento dalle scommesse (la puntata minima, negli incontri di cartello, e' di 50 milioni).  «Non e' la prima volta che collaboriamo a un'inchiesta giudiziaria - spiega Troiano, che ha anche una laurea in filosofia alle spalle -, siamo in costante contatto con le forze dell'ordine, cui dirottiamo tutte le segnalazioni ricevute. I rischi sono tanti: io ho ricevuto piu' volte minacce di morte, mi hanno aggredito e picchiato, e ora sono costretto a girare armato». Attenzione, pero': guai a «criminalizzare» i cani. E' l'addestramento che li rende violenti. «Lo dimostrano i risultati che, in un anno, abbiamo ottenuto con il servizio "Sos Combattimento" - racconta ancora Troiano -. In una localita' segreta del Centro Italia, abbiamo organizzato una struttura di recupero per i cani da combattimento sequestrati durante i blitz. Dopo un periodo di rieducazione, ne abbiamo affidati 60 ad altrettante famiglie. E nessuno s'e' mai lamentato».

Enzo d'Errico

Maggio 1999