Sabato 29 maggio 1999

Salvate gli snoopy-cavia. Il contadino si ribella
Un villaggio della Francia profonda rifiuta l'allevamento dei cani da laboratorio

dal nostro inviato
GIAMPIERO MARTINOTTI

MONTBEUGNY - Gli abitanti parlano poco, squadrano con diffidenza il forestiero che arriva in questo villaggio di 561 anime, fuori dai percorsi turistici, in cui tutto si riduce a una chiesa, un monumento ai morti e un bar-tabacchi-alimentari. Capiscono subito che non vi siete persi nella campagna, ma che ad attirarvi e' l'avvenimento che ha fatto di Montbeugny un caso nazionale: l'opposizione alla costruzione di un canile per allevare duemila "beagle" - il piccolo cane che ha ispirato lo Snoopy di Charles Schultz - all'anno, destinati a far da cavie per i laboratori cosmetici e farmaceutici. Da nove mesi, la vita del paese e' ritmata da questo progetto, prima approvato e poi respinto dal sindaco, che ha creato un clima da faida, fatto di lettere e telefonate anonime di minacce. Oriazi e Curiazi, alias avversari e fautori del canile, non si salutano piu'. Un paese tranquillo e' diventato un piccolo inferno a causa dei poveri "beagle", che gli americani della Marshall, uno dei leader mondiali in questo settore, vorrebbero allevare nel dipartimento dell'Allier per non pagare piu' i costi del trasporto dagli Usa all'Europa delle sue merci canine.
Un caso che ha finito per mobilitare perfino Brigitte Bardot, che oggi sara' nella vicina Moulins per guidare una manifestazione di protesta e incontrare il prefetto, che deve decidere se autorizzare o meno l'apertura dell'allevamento. Arrivando a Montbeugny, ci si aspetta di trovare manifesti e scritte sui muri o qualche altro segno evidente di una vicenda che ha mobilitato le televisioni nazionali e ha spinto 250 mila persone a firmare petizioni contro il canile. L'attesa va delusa. E nemmeno se ne parla: nell'unico caffe' del paese c'e' solo un anziano signore chiaramente incline all'alcol, la cui unica preoccupazione e' quella di scoprire il numero di un "gratta e vinci", nella speranza (delusa) di potersi pagare un altro bicchierino a spese della Sisal francese. Guai a chiedere qualcosa all'impiegato della posta e ancor meno in comune: il sindaco ha appoggiato il progetto, ha firmato la licenza edilizia e poi, spaventato, si e' dichiarato contrario e rifiuta di parlare con chicchessia della faccenda. La segretaria tace, si limita ad aprire le lettere di protesta e di minacce che arrivano ogni giorno anche dal Belgio, dalla Svizzera e dall'Italia. Si dice che qualcuno abbia spedito al primo cittadino, Ge'rard Vandewalle, anche qualche bossolo di proiettile. Ragazzate, probabilmente, ma che danno un'idea del clima, non proprio idillico, che regna in questo paese di agricoltori, funzionari pubblici e secondini impiegati nel carcere di Moulins.
A parlare, quasi senza sosta, sono gli oppositori al progetto. Nessuno di loro e' stato mai militante in associazioni ecologiste o animaliste, ma quando hanno scoperto la storia sono diventati "esperti" di vivisezione e traffico di animali per i laboratori. Hanno scoperto per caso il progetto, hanno cominciato a far circolare una petizione, hanno allertato le associazioni. E in pochi mesi hanno messo in piedi "un gran casino", sono riusciti a mobilitare stampa e tv, a creare un caso avendo a disposizione solo un fax e una fotocopiatrice e l'appoggio di "Allier Nature", un'associazione ambientalista locale, dove oggi ci si lamenta un po' dell'arrivo di Brigitte Bardot: "Adesso che il caso e' diventato nazionale viene qui per recuperare il movimento".
Marie-Claire Pouillen, la prima abitante di Montbeugny a mobilitarsi contro la Marshall, e' meno drastica: tutto quel che serve a far parlare della vicenda e' utile, compresa la Bardot. Infermiera, Marie-Claire Pouillen ha ricevuto anche lei minacce, "ma io non ho paura di niente", dice con fierezza. Come tutti gli oppositori e' scandalizzata dall'idea che si possano allevare "beagle" in gabbie minuscole per destinarli ai laboratori: 2,1 milioni di lire per ogni cane, fatturato previsto di oltre quattro miliardi. La Marshall avrebbe promesso di assumere cinque persone, molte in un comune con venticinque disoccupati. Ma la responsabile della ditta americana, che risiede a Lione, non risponde a nessuno: secondo le voci incontrollabili che circolano, sarebbe stata anche lei minacciata e avrebbe una scorta.
Del resto, i fautori del progetto hanno solo questo argomento: l'allevamento porta soldi e lavoro. Ma non parlano. Sono impauriti. Il sindaco - descritto come un uomo aggressivo - ha fatto il giro delle case, insultando i firmatari della petizione anti-canile. E il primo cittadino, nei villaggi francesi con poche decine di abitanti, e' una specie di signorotto feudale, che elargisce favori o respinge sovranamente le richieste dei suoi amministrati. E siccome, un giorno o l'altro, si finisce sempre per chiedere un favore, tutti s'inchinano ai suoi voleri: "E' il sindaco, fa quel che gli pare", ripetono in molti. Una frase che suona strana nella patria della democrazia moderna, ma la Francia profonda e' un'altra cosa: la tv e l'agricoltura intensiva convivono con faide e pratiche d'altri tempi. Contestare il sindaco e' quasi peggio che insultare il parroco. 
Ci sono voluti i "beagle", destinati a un'orrenda vita da cavie, per spingere Montbeugny a sfidare il suo piccolo podesta'. Una roba mai vista in questo placido comune, elevato a rango di simbolo da tutti i difensori degli animali

Maggio 1999