
Domenica 6 giugno 1999
Invece a Trigoria un animale della
stessa razza morde un undicenne,
che pero' se la cava con pochi punti alla pancia
Graziato lupo, guardiano abusivo
Cane randagio difende una concessionaria, ma gli agenti non lo
uccidono
di FRANCESCO DI NEPI
ROMA _ E il loro abbaiare continuo,
quello che resta addosso. Una litania pressante che entra nelle orecchie e nella
coscienza. E che non se ne va, neanche quando si e' varcata da ore la piccola uscita del
canile romano di Porta Portese. Una prigione che, popolata da innocenti in
gabbia e' pero' gestita dai migliori carcerieri del mondo: attenti, affettuosi
e soprattutto, volontari. Quaranta ragazzi che, iscritti allAssociazione del canile
di Porta Portese, sono lì ogni giorno a dare una mano nella gestione sanitaria del luogo
e nella rieducazione dei 120 cani che abitano le 90 gabbie costruite una dietro
laltra ad inizio secolo. E che oggi, tra cani che arrivano perche' malati e animali
colpevoli di aggressione, e' sovraffollato e non puo' ospitare altri randagi. E allora si
aspetta lapertura della nuova struttura, in costruzione alla Magliana, dove i
volontari e i medici del canile, nel duemila, potranno usufruire di un ambiente migliore.
Con 700 celle e un maggior numero di ambulatori e reparti. Ma il domani e' lontano. E il
presente dice che gli sforzi necessari per sfangare la giornata sono immensi.
E facilmente palpabili, passeggiando per qualche ora fra i loculi bui di un canile che si
sveglia alle 7 del mattino, ora in cui inizia il controllo igienico sanitario delle gabbie
e dei cani. Per poi far partire, dopo le 10,30, lattivita' di chirurgia sugli
animali: una pratica necessaria per tener fede ad una legge che prevede che il
canile dia in adozione i cani solo dopo averli sterilizzati, tatuati e controllati dal
punto di vista sanitario.
Poi finalmente, lora daria: unico attimo di liberta' vigilata per dei
cani che, esclusi quelli sotto sequestro giudiziario, vengono fatti evadere per un piccolo
periodo di tempo. Fino alle 13, quando ce' il cambio di turno dei volontari. Che si
occupano delle visite agli animali appena entrati e della profilassi antirabbica per i
privati. Ma non e' tutto, visto che fra le piu' importanti attivita' del canile ce'
quella di controllare le adozioni. Un servizio richiesto 1.200 volte lanno, attivo
da lunedì al sabato durante lorario di apertura al pubblico e subordinato al parere
degli operatori volontari: che richiedono a chi adotta, fin dal primo incontro, garanzie
dal punto di vista dellaffidabilita' e dello spazio in cui andra' a vivere il cane:
«Questo procedimento», spiega Livia Malandrucco, direttore sanitario del canile, «e'
stato pensato perche' spesso i cani vengono richiesti da persone superficiali. Che lo
adottano così, senza sapere a cosa vanno incontro. E il giorno dopo ce lo riportano
indietro». Brutte storie, insomma. Tristi come quelle che ritornano dal passato degli
inquilini del canile. Che sono tanti, tutti in attesa di un padrone, tutti con una vicenda
da raccontare. La prima? E quella di Rudi, bandana rosa al collo, 6 anni, incrocio
di pastore tedesco. Sta lì, in compagnia del suo coinquilino Iena, dal giugno del
97 e saltella in gabbia tentando di non pensare piu' al suo passato di randagio del
quartiere Boccea. Dove faceva la guardia ad una carrozzeria. Libero. Poi
lincidente e ladozione da parte di una anziana signora che pero', per problemi
di salute, e' stata costretta a riportarlo al canile. E ora aspetta, Rudi.
Alla pari di Tris, un piccolo cane marrone, arrivato al canile nel febbraio del
1998. Il suo nome? Dovuto ai suoi anni e forse anche al fatto che ha sole tre zampe:
perche' una, la destra, gli e' stata amputata lì al canile per evitare guai maggiori
legati ad una grave forma di tumore che lo aveva colpito. Oggi e' vivo, vegeto e,
nonostante la menomazione, molto veloce. Il suo dirimpettaio e' un bobtail bianco,
chiamato Bobo. Razza pura, cinque anni, zazzera sugli occhi, e' arrivato lanno
scorso sofferente per una grave forma di ernia perianale. Una malattia troppo costosa per
il portafogli dei proprietari. Che hanno deciso di mollarlo lì. Ma lattrazione del
luogo e' un pitbull chiamato King. Sì proprio un pitbull, uno di quei cani resi
famigerati dagli uomini. King, finito sui giornali per aver aggredito il cane del
giornalista di Raitre Fulvio Grimaldi, e' un animale che, da sempre abituato a guadagnarsi
la pagnotta combattendo, ha sul viso i segni delle battaglie sostenute e i muscoli
facciali che spiegano le 15 denunce per aggressione. Ad oggi, e' sotto osservazione
dellesperto etologo, che dovra' decidere il suo destino. Ma intanto, con
laffetto dei ragazzi del canile, ha cominciato a capire il rapporto damore tra
uomo e lanimale. E, come per magia, il killer si sta trasformando in un cane: «E
questo tipo di terapia» spiega Ernesto, uno degli splendidi volontari del canile, «ha
successo perche' i cani imparano in fretta. Il problema vero e' che, molte volte,
bisognerebbe educare i proprietari....». Parole sante.
Giugno
1999


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