
Lunedi' 2 Agosto 1999
«Io,
custode dell’anima di Fido»
Reggio Emilia, nel cimitero degli animali
SI diceva di iscrivere i cani
e i gatti nello stato di famiglia, presso l’anagrafe del Comune. In attesa
che la pratica marci, gli animali di casa (membri della famiglia, anzi
motore affettivo della famiglia: i bambini li cercano appena svegli, li
salutano prima di addormentarsi, li portano con se', ove possibile, quando
si ammalano e vanno all’ospedale; anzi ci sono ospedali, come a Padova,
che nei reparti pediatrici tengono piccoli animali a girare per le camerate,
come incentivo alla voglia di guarigione dei pazienti), gli animali compagni
di vita della famiglia quando muoiono vengono sepolti con una cerimonia, una
lapide, una bara, una tomba, una fotografia, insomma con tutto il rito del
rimpianto e del ricordo che compone i funerali umani. Manca soltanto la
messa, l’affidamento a Dio, e la promessa del reincontro, quando sara' il
momento. Ma credo che non si tratti di una vera mancanza. E’ soltanto una
certezza non dichiarata. Specialmente nei bambini. In ogni funerale c’e'
sempre qualcuno su cui il lutto grava piu' che sugli altri: la vedova,
l’orfano. Quando muore il cane della famiglia, l’orfano o il vedovo e'
il bambino piu' piccolo. Molto probabilmente (ma stiamo scendendo troppo in
profondita', percio' mi fermo) il bambino in lutto per la morte del cane di
famiglia e' un bambino in lutto per la morte (o la non nascita) di un
fratello. L’iscrizione di animali domestici nello stato di famiglia
supplisce alla mancata iscrizione di altri figli, che non ci sono. Pochi
giorni fa, l’ennesimo rito funebre per un cane, a Reggio Emilia. Perfino
col necrologio sul giornale della regione: «E’ morto il boxer Eros. Ha
dato otto anni di amore e di affetto alla sua famiglia. Riposa nel
“Giardino di Fido”». Pare il perfetto necrologio per un figlio amato
fin nel nome, Eros. E nelle spese: annuncio sul giornale, bara, tomba,
fiori. Dai due ai tre milioni. Il «Giardino di Fido» e' il cimitero per
cani di Reggio Emilia. Lo cura Roberto Zurli.
Signor Zurli, lei fa dunque funerali per cani?
«Non ‘’per cani’’ soltanto, ma per tutti gli animali della
famiglia. La famiglia oggi e' composta di due categorie, gli umani e gli
animali. E tutti hanno i loro funerali. Anche i cani, i gatti, i canarini, i
pappagalli... Io mi occupavo gia' dei funerali umani, da tre mesi ho
un’agenzia per i funerali degli animali, e ho aperto per loro questo
cimitero. Per il momento ci sono venti lapidi, ma gli animali sepolti sono
molti di piu', perche' ci sono quelli senza iscrizioni. Il cimitero ha 6
mila metri quadrati per i cani di grossa taglia, 3 mila metri quadrati per i
cani medi e piccoli, e i gatti, e 10 metri quadrati di fossa comune, per le
famiglie che non hanno possibilita'. I defunti animali non vanno
abbandonati: lo stato una volta dava multe fino a due milioni, adesso arriva
fino a 10 milioni. Una volta se uno maltrattava il cane o il gatto era
materia di codice civile, da tre mesi e' codice penale».
Differenze sociali anche per gli animali, dunque. E le bare?
«La bara piu' economica e' un cartone precompresso biodegradabile, piu' in
su ci sono le bare di diverse taglie e qualita' di legno e ornamenti,
intorno a un ‘’piccolo cristino’’. Se il cane giocava con una
pallina, si disegna la pallina».
Scusi, cos’e' un «piccolo cristino»?
«Mah niente, un crocefisso o una crocetta in rilievo, sul legno».
Ma scusi, questo e' un segno di resurrezione o di salvezza, e di espiazione
dei peccati. La croce vale anche per i cani?
«Io faccio i funerali per gli umani e la metto, se me la chiedono la metto
anche per gli animali. E molti me la chiedono. Alcuni anzi me la chiedono
bella grande».
Il cimitero per umani e' un luogo dove s’incontrano chi c’e' ancora e
chi non c’e' piu'. Chi c’e' ancora pensa che chi non c’e' piu' sia da
un’altra parte. In cielo, per esempio. Chi ama gli animali comincia a
pensare a un destino simile anche per loro? Il «Giardino di Fido», primo
cimitero per cani in Italia, e' anche un luogo di visite ai defunti,
commemorazioni, qualche specie di invocazioni?
«I famigliari degli animali morti vengono qui spesso, con puntualita', e
portano fiori, mazzi di fiori».
Mazzi di fiori o cibo in scatola?
«Ma fiori, scusi lei! Ma glielo devo spiegare? Se son morti, cosa vuole che
portino cibo? E come per gli umani no? Gli stessi fiori da morto».
E’ che pensavo agli animali morti come morti differenti, invece li
trattano proprio come morti para-umani. Con le stesse lapidi, immagino.
«Sulla lapide ci va la foto a colori, in ceramica, che resista alle piogge.
Poi di fianco ci sono i candelabri e i portafiori».
Insomma, manca solo il rito religioso. Siamo lì lì?
«No, quello e' vietato. Ma i famigliari vengono qui come vanno a trovare i
defunti umani. Io sono orfano di padre e madre, quando vado a trovarli, sto
in commemorazione, poi bacio la fotografia, Beh, qui i famigliari degli
animali fanno lo stesso. Se fa caldo, allora portano delle bottiglie di
acqua dal frigo, e rinfrescano la tomba».
Sta per venire un tempo in cui gli animali di famiglia saran sepolti con la
famiglia, nello stesso cimitero?
«Guardi, insieme starebbero benissimo. Ci sono state delle proposte, a
Torino, ma per ora sono state accantonate. Nel mio progetto c’eran anche
delle ‘’cappelle’’ per cani e per gatti, chiavi in mano; e anche
loculi. Ma il Comune di Reggio non me l’ha approvato. Da Carpi uno ha
insistito tanto perche' voleva la cappella per il suo cane: ma se non posso,
non posso. E’ tutta questione di sindaci. Forse se avessi presentato il
progetto del ‘’cimitero per cani con cappelle e loculi’’ a Torino,
mi avrebbero detto di sì. Qui a Reggio m’han detto: inumazione, e basta».
E non pensa di fare una catenina di cimiteri del genere, in giro per
l’Italia?
«E come no! Adesso ne apriro' altri due, uno a Prato per la Toscana e uno a
Verona per il Veneto. Ci sono gia' le prenotazioni. Perche' le bestiole
danno affetto senza lucro. C’e' il cane che salva il bimbo che sta
affogando, il cane che porta a spasso il cieco, il cane che scopre la
droga... Non gli diamo niente in vita, si puo' ben dargli una cappella dopo
che son morti.
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Agosto
1999


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