Venerdi' 13 Agosto 1999

Brindisi, dodicenne voleva abbattere il randagio perche' credeva che avesse ammazzato una gallina

 

Spara al cane, uccide la sorellina

 

La piccola, 5 anni, si e' messa davanti al fucile per difendere l'animale. L'arma presa dalla camera da letto dei genitori. Il bambino e' ancora in stato di shock


CEGLIE MESSAPICA (Brindisi) - Imbracciava il fucile e barcollava. Alla sorellina diceva: «Ora lo uccido io quel cane cattivo». Dodici anni soltanto, voleva farsi giustizia da solo con il fucile da caccia che il padre custodiva legalmente nella masseria di famiglia.

Ma la sorellina di cinque anni non voleva che quel cane randagio morisse. Lo voleva salvare dalla furia del fratellino. Urlava: «Lascialo, ora va via. Vedrai, non uccidera' piu' le nostre galline». Mentre lei gridava, lui ha caricato il fucile. E mentre lei lo supplicava in lacrime, lui ha preso la mira, o almeno ha tentato di farlo.

Schiacciato dal peso dell'arma, oscillava come un pendolo da destra a sinistra. Ma alla sfida con quell'animale non voleva proprio rinunciare. Doveva dimostrare alle sorelline di essere in grado di proteggerle, come un adulto. Voleva ammazzare quell'animale per salvare le galline che la mamma, ricoverata in ospedale per una colica, curava da anni.

In pochi minuti la tragedia: proprio mentre il ragazzino ha fatto partire il colpo, la sorellina si e' messa davanti al fucile per impedirgli di sparare, per salvare il cane. Il proiettile l'ha centrata in pieno, al torace, e l'ha uccisa sul colpo.

Alla scena ha assistito l'altra sorellina di dieci anni, che e' corsa a chiamare lo zio. Dopo mezz'ora e' arrivato anche il padre, un bracciante agricolo di trentasei anni che vive con la famiglia nella grande casa colonica immersa nelle campagne a due chilometri da Ceglie Messapica. Il genitore voleva evitare di chiamare i carabinieri. Si e' messo a ripulire la casa, ha messo a posto il fucile, ha avvolto il cadavere della figlia in un lenzuolo e ha telefonato a un'impresa di pompe funebri, i cui responsabili hanno invece ovviamente avvertito subito i carabinieri.

Sull'accaduto e' stata aperta un'indagine dal pubblico ministero del Tribunale di Brindisi Pasquale Sansonetti che, pur confermando l'ipotesi dell'incidente, ha disposto l'esame dello «stub» (il guanto di paraffina) sullo zio della vittima, il primo ad essere arrivato in casa. Un esame utilizzato per rivelare la presenza di polvere da sparo sulle braccia e sugli abiti di chi vi e' sottoposto. Il magistrato, dunque, vuol essere certo, così come appare, che lo zio della bambina non abbia avuto un ruolo nella vicenda.

Gli accertamenti compiuti da polizia e carabinieri hanno chiarito che il proiettile e' partito da una distanza di quasi tre metri, ha perforato il torace ed e' fuoriuscito dalla scapola della bambina. Il pm ha anche incaricato il medico legale, Alberto Tortorella, di compiere l'autopsia sul cadavere della piccola.

Il fratello dodicenne fino a ieri sera era in stato di shock e non riusciva neppure a parlare. Con l'aiuto del padre, gli investigatori hanno comunque ricostruito tutte le fasi dell'incidente.

Ieri mattina il ragazzino, stanco di vedere quel cane randagio davanti alla masseria, aveva deciso di prendere il fucile. «E' lui che ieri ha ucciso le nostre galline», ha detto alla sorella prima di precipitarsi nella camera da letto dei genitori. L'arma era appoggiata sull'armadio. Il dodicenne, che sapeva dove si trovava, e' salito su una sedia, si e' arrampicato sull'armadio, ha afferrato l'arma e una cartuccia calibro 12. Poi la tragedia.

Roberto Buonavoglia,


Agosto 1999