La piccola, 5 anni, si e'
messa davanti al fucile per difendere l'animale. L'arma presa dalla
camera da letto dei genitori. Il bambino e' ancora in stato di
shock
CEGLIE MESSAPICA (Brindisi) - Imbracciava il fucile e barcollava.
Alla sorellina diceva: «Ora lo uccido io quel cane cattivo». Dodici anni
soltanto, voleva farsi giustizia da solo con il fucile da caccia che il
padre custodiva legalmente nella masseria di famiglia.
Ma la sorellina di cinque anni non voleva che quel cane
randagio morisse. Lo voleva salvare dalla furia del fratellino. Urlava: «Lascialo,
ora va via. Vedrai, non uccidera' piu' le nostre galline». Mentre lei
gridava, lui ha caricato il fucile. E mentre lei lo supplicava in lacrime,
lui ha preso la mira, o almeno ha tentato di farlo.
Schiacciato dal peso dell'arma, oscillava come un pendolo
da destra a sinistra. Ma alla sfida con quell'animale non voleva proprio
rinunciare. Doveva dimostrare alle sorelline di essere in grado di
proteggerle, come un adulto. Voleva ammazzare quell'animale per salvare le
galline che la mamma, ricoverata in ospedale per una colica, curava da anni.
In pochi minuti la tragedia: proprio mentre il ragazzino
ha fatto partire il colpo, la sorellina si e' messa davanti al fucile per
impedirgli di sparare, per salvare il cane. Il proiettile l'ha centrata in
pieno, al torace, e l'ha uccisa sul colpo.
Alla scena ha assistito l'altra sorellina di dieci anni,
che e' corsa a chiamare lo zio. Dopo mezz'ora e' arrivato anche il padre, un
bracciante agricolo di trentasei anni che vive con la famiglia nella grande
casa colonica immersa nelle campagne a due chilometri da Ceglie Messapica.
Il genitore voleva evitare di chiamare i carabinieri. Si e' messo a ripulire
la casa, ha messo a posto il fucile, ha avvolto il cadavere della figlia in
un lenzuolo e ha telefonato a un'impresa di pompe funebri, i cui
responsabili hanno invece ovviamente avvertito subito i carabinieri.
Sull'accaduto e' stata aperta un'indagine dal pubblico
ministero del Tribunale di Brindisi Pasquale Sansonetti che, pur confermando
l'ipotesi dell'incidente, ha disposto l'esame dello «stub» (il guanto di
paraffina) sullo zio della vittima, il primo ad essere arrivato in casa. Un
esame utilizzato per rivelare la presenza di polvere da sparo sulle braccia
e sugli abiti di chi vi e' sottoposto. Il magistrato, dunque, vuol essere
certo, così come appare, che lo zio della bambina non abbia avuto un ruolo
nella vicenda.
Gli accertamenti compiuti da polizia e carabinieri hanno
chiarito che il proiettile e' partito da una distanza di quasi tre metri, ha
perforato il torace ed e' fuoriuscito dalla scapola della bambina. Il pm ha
anche incaricato il medico legale, Alberto Tortorella, di compiere
l'autopsia sul cadavere della piccola.
Il fratello dodicenne fino a ieri sera era in stato di
shock e non riusciva neppure a parlare. Con l'aiuto del padre, gli
investigatori hanno comunque ricostruito tutte le fasi dell'incidente.
Ieri mattina il ragazzino, stanco di vedere quel cane
randagio davanti alla masseria, aveva deciso di prendere il fucile. «E' lui
che ieri ha ucciso le nostre galline», ha detto alla sorella prima di
precipitarsi nella camera da letto dei genitori. L'arma era appoggiata
sull'armadio. Il dodicenne, che sapeva dove si trovava, e' salito su una
sedia, si e' arrampicato sull'armadio, ha afferrato l'arma e una cartuccia
calibro 12. Poi la tragedia.
Roberto Buonavoglia,