
Mercoledi 18
Agosto 1999
Grido d’allarme degli esponenti
dell’associazione Lai: «O la gente si e' dimenticata di noi oppure oggi
e' meno sensibile agli animali»
Cani
randagi, i ternani non li cercano piu'
Record negativo per la
struttura di Monte Argento: in 6 mesi solo 30 adozioni
di RICCARDO MARCELLI
Trenta adozioni in sei mesi. Un record negativo che fa lanciare il piu'
classico degli Sos ai volontari del Canile di Monte Argento: «O la gente si
e' dimenticata di noi, oppure e' sempre meno sensibile ai problemi dei cani»,
afferma Stefani Sebastiani, presidente dell’associazione Lai che gestisce
la struttura sortae nel 1984.
Da qualche anno a questa parte, i volontari accudiscono oltre 500 cani, con
un’azienda che fornisce due quintali di pane al giornoche vengono smaltiti
immediatamente: «L’exploit -ricorda la Sebastiani- ci fu nel novantuno
quando ando' in vigore la legge regionale 281». Così il canile nato per
accogliere inizilamente una cinquantina di animali, massimo un centinaio,
s’amplio' al punto che il numero e' costantemente aumentato fino a
quintuplicarsi, tanto che ora sarebbe necessario redigere un piano
regolatore per una migliorare la sistemazione dei cani: «Naturalmente i
recinti che ospitano i cani sono costantemente ristrutturati, ma non questo
non basta piu' rispetto alle attuali esigenze».
Anche perche' se il fenomeno delle adozioni continua a rallentare il canile
rischia di non disporre piu' di quella ricettivita' necessaria ad assicurare
un giusto ricambio. Basta pensare poi che il fenomeno degli abbandoni e'
sempre reale: «Cinque giorni fa e' venuta una persona -racconta la
Sebastiani- che prima ci ha chiesto di accogliere tre cuccioli di cane da
caccia, poi al nostro no, ha detto che doveva andare dal medico e che
sarebbe ripassato piu' tardi». Non si accettano scommesse sul finale della
storia, e' troppo scontato: «Gia', non si e' visto piu'. Qualche notte fa,
invece, ci hanno lasciato davanti al cancello un altro cucciolo di due mesi,
immobile. Sembrava paralizzato. Lo abbiamo portato dal veterinario scoprendo
invece come fosse solo denutrito. Ora riesce finalmente a camminare».
Anche l’esperimento delle adozioni a distanza, sta fallendo: «Purtroppo
in questo modo i cani soffrono di piu'. La storia di Neve, un pastore
maremmano e' eloquente. Prima un gruppo di ragazzi decidono di portarlo a
casa loro, ci giocano, lo accudiscono. Poi lo riconducono al canile
promettendo di regalargli intense passeggiate. Scomparsi nel nulla.
Successivamente Neve viene scelto da un’altra persone che promette chissa'
cosa. Invece trascorsa la fase dell’innamoramento, lo ha lasciato ancora a
Monte Argento. Così l’animale soffre di piu' peche' si affeziona per poi
essere abbandontato nuovamente. Sono atti di egoismo oltre che di
irresponbasilita'».
Il canile ha una convenzione con il comune di 120 milioni l’anno: «Ma
continiamo a lavorare in massima economia. Due anni fa la convenzione e'
stata integrata con un accordo con la cooperativa socieale Gea che riesce a
recuperare due quintali di pane al giorno grazie ad un accordo con
l’azienda Interpan. Inizialmente l’obiettivo era quello di conivolgere
un po’ tutta la citta': dai ristoranti, alle mense, ma ricevemmo molti
rifiuti».
Così la Lai sta organizzando per la seconda meta' dell’estate una
campagna di sensibilizzazione affinche' le adozioni tornino un fenomeno di
civilta'. Ma al tempo stesso cerchera' di aprire un dibattito con
l’amministrazione comunale sull’opportunita' di ripensare al canile di
Monte Argento: «Magari trasferendolo altrove».
Agosto
1999


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