Lunedi' 23 Agosto 1999

In un caso su venti si sfidano per avere l'affidamento dell'animale

Usa, nuovo problema nei divorzi. La lotta tra coniugi e' per il cane

In uno degli ultimi casi a decidere e' stato un piccolo di bassotto che davanti ai giudici ha scelto «papa'»

 


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK - Dopo un infuocato processo per custodia durato diversi giorni, il giudice decide di affidare il responso all'«erede» della coppia in procinto di divorziare. «Mettete il piccolo in mezzo all'aula del tribunale - decreta il magistrato - e vediamo con quale dei due contendenti decide di andare». Con grande rammarico della donna e tra la sorpresa generale dell'aula, il «piccolo» (un cucciolo di bassotto) si pronuncia a favore del «padre».

L'incidente, vero (e' successo tempo fa in un tribunale di New York), illustra un fenomeno sempre piu' frequente in America: la lotta per la custodia di un animale, in seguito al divorzio tra due persone che l'hanno tirato su insieme e con altrettanto amore. Secondo un'indagine del New York Times il problema riguarda un numero altissimo di americani, soprattutto in una citta' come New York, dove le coppie senza prole suppliscono alla lacuna intrecciando legami affettivi profondi con cani, gatti e pappagalli.

«Ho incontrato una dozzina di simili coppie solo negli ultimi due anni - spiega al Times Stephanie Lafarge, psicologa dell'Aspca, esperta di relazioni col mondo animale - e il numero e' in aumento». L'avvocato Arthur Hirsch, specializzato in divorzi, l'ha quantizzato. «Una separazione ogni 20 ha a che fare con problemi di custodia animale - spiega -, in molti casi la battaglia e' rovente ed emotiva come quella per i figli».

Il dilemma, per molti, e' evitare traumi psicologici al cucciolo. «Dopo la separazione, avevo paura che Luca non accettasse la mia nuova ragazza, visto che era attaccatissimo alla mia ex - racconta Michael Cecchi, che per sei anni ha condiviso il suo terrier Luca con l'ex moglie Jennifer McConnell -, prima di farla venire in casa - puntualizza - ho chiesto la sua approvazione».

Dopo tre anni di custodia informale, la McConnell ha preteso di mettere tutto per iscritto: tre giorni alla settiamna con lei, 4 con Cecchi. «Ero assalita dal complesso della matrigna - racconta -, temevo che Luca cominciasse ad amare di piu' l'altra». Davanti al divorzio, anche cani e gatti si ritrovano schiacciati tra due incudini come molti figli. «Quando litigavamo Mia mugolava e si e' persino ammalata - racconta Kathy Yates - il veterinario mi ha spiegato che i cani sono barometri emotivi».

Alla fine la signora e il suo ex hanno trovato una sistemazione civile per Mia: week-end in campagna con lui e il resto della settimana con lei. «Ho la sensazione che stia cercando ancora di farci rappacificare - assicura la Yates -, ogni volta che siamo tutti e tre insieme si eccita e quando ci lasciamo diventa molto agitata».

Non tutti trovano un accordo e in questi casi bisogna ricorrere al tribunale. «Al processo entrambe le parti cercano di dimostrare i motivi per cui l'animale sarebbe piu' felice con loro - incalza l'avvocato Hirsch - e per corroborare la loro tesi chiamano testimoni come parenti e vicini di casa». Il problema, secondo alcuni, e' che la legge americana considera gli animali alla stregua di oggetti e non esseri umani. Tutto cio' potrebbe cambiare presto sulla scia del movimento di avvocati che sta cercando di riscrivere lo status giuridico di scimmie, cani e serpenti. Un tema di cui presto tutta l'America parlera', grazie a «Dog Park». L'attesissimo film, sugli schermi dal prossimo 24 settembre, che parla della guerra di un ex coppia per assicurarsi la custodia dell'adorato cane.

La trovata, singolare, della pellicola e' che il cane e' rimasto talmente traumatizzato dalla sfrenata vita sessuale della donna dopo il divorzio che e' costretto ad andare dallo psichiatra. «Non mi meraviglierei se un giorno questo tipo di argomentazione entrasse a fare parte dei processi per custodia - precisa la Lafarge -, a testimonianza di quanto intima e' ormai la nostra relazione con gli animali».

Alessandra Farkas ,


Agosto 1999