Lunedi' 15 Novembre 1999


Colli Aniene. Il dramma si e' consumato nel giorno del cinquantottesimo compleanno di Alfredo Sergio, uscito per una passeggiata con i nipotini
Muore per difendere il suo husky dai pit-bull
Stroncato da un attacco cardiaco mentre lotta con uno dei molossi di proprieta' di due studenti

 

di BEATRICE PICCHI

Era il giorno del suo compleanno ieri. Con i due figli, la moglie, i nipotini aveva spento 58 candeline, le ultime. Perche' nel pomeriggio il suo cuore non ha retto: quando un pit-bull ha aggredito il suo husky, azzannandolo alla gola, l’uomo ha gridato, ha allontanato il molosso con dei calci, ma poi, all’improvviso, si e' accasciato per terra e non si e' piu' rialzato. Il padrone del pit-bull e' stato interrogato in serata dai carabinieri della compagnia di Montesacro. L’accusa e' di omicidio colposo.
«Quanto ci voleva bene, ce lo diceva sempre», ripete la moglie sfiorando il corpo del marito che ritrova ora in una camera mortuaria. «L’ho salutato sul pianerottolo di casa, perche' aveva deciso di portare a spasso il cane, in compagnia dei suoi nipotini, poi mi hanno avvisato che non respirava piu'...». Alfredo Sergio, professore di italiano presso l’istituto d’arte Iso Roma 2, e' morto per difendere il suo cane, aggredito da un pit-bull lasciato senza museruola e guinzaglio, nella zona di Colli Aniene. «E’ assurdo, non ci credo...», la figlia Marina continua a dire che «non e' vero, che non e' giusto», lo grida agli amici e ai parenti che arrivano numerosi all’ospedale Pertini. I medici hanno spiegato ai familiari che Alfredo e' morto in seguito a un blocco cardiocircolatorio, un infarto insomma.
Alfredo Sergio scende, verso le 18,30, per fare una passeggiata con il cane, un husky di sei anni, («Willie e' affettuoso, buono come il pane, non ha mai aggredito nessuno, nel quartiere tutti lo conoscono, ma quegli altri, i pit-bull, quelli sì che sono bestie feroci», dicono addolorati gli amici accorsi in ospedale in serata). Con il professore (che forse sarebbe andato in pensione il prossimo anno) vanno anche i due nipotini. Alfredo cammina lungo via Balabanoff, la strada di casa, dove incrocia altri due ragazzi, proprietari di due pit-bull, lasciati, pero', senza museruola e senza guinzaglio. E’ un attimo: all’improvviso uno dei pit-bull si scaglia contro l’husky, azzannandolo ripetutamente alla gola. Alfredo tenta di dividere i due cani, si lancia contro il molosso dandogli due calci, tirando Willie per il guinzaglio tentando di strapparlo dalle fauci del pit-bull. Poi si accascia per terra, il suo cuore non deve aver retto. I vicini di casa, richiamati dalle grida, telefonano immediatamente al 112, mentre altri due condomini del palazzo, medici, scendono in strada per prestare i primi soccorsi ad Alfredo. Poi arriva l’ambulanza, ma e' inutile. L’uomo giunge senza vita all’ospedale Sandro Pertini. I vicini di casa della famiglia Sergio si prendono cura dell’husky, «ma mi hanno detto che perdeva molto sangue», dice la figlia arrivata a casa qualche minuto dopo che l’ambulanza aveva gia' portato via il papa': «E i padroni dei pit-bull hanno avuto anche il coraggio di dirmi, non ti preoccupare che papa' non si e' fatto niente. Non ci posso pensare...». Gli uomini del reparto operativo, comandati dal colonnello Vittorio Tomasone, individuano i proprietari dei pit-bull, due studenti di 19 e 20 anni, e poi li accompagnano in caserma.
«Si deve essere spaventato per tutto quello che stava succedendo, anche perche' aveva con se' i due nipotini. Lui ha tentato con tutte le sue forze di allontanare il pit-bull, gli ha dato pure dei calci, poi deve essersi accasciato per terra», raccontano i parenti.
«Questi animali non sono cani, mio marito adorava gli animali, ma questi pit-bull sono fucili puntati contro chiunque gli passi accanto. Devono essere eliminati, e' una razza da estinguere», ripete la moglie di Alfredo. E la figlia aggiunge: «No, mamma, devono essere puniti i padroni. Sono loro le bestie, che educano alla violenza quegli animali». Poi esce dalla camera mortuaria per tornare a casa, il fidanzato che non l’ha lasciata nemmeno per un attimo, la prende per mano quasi per portarla via, e lei gli chiede: «E papa'?».
(ha collaborato Marco De Risi)

 

Novembre 1999