Lunedi' 15 Novembre 1999
Ricorso al
Tar per poter allenare i cani
Italcaccia tuona dopo il
blocco della concessione
«Mai chiesto parere alle riserve, ora e' vitale?»
Sospetti a Ponte per questa pratica gia' definita e poi sospesa: mancherebbe un
documento
BELLUNO. Caccia calda in questo periodo ma a
indurre un'associazione a puntare la doppietta contro la Provincia, stavolta
sono i terreni per allenare cani da ferma, segugi e altri. E Italcaccia si e'
rivolta al Tar contro la sospensione dell'autorizzazione ad allenare cani con
assegnazione dei terreni relativa, disposta dalla Provincia. L'autorizzazione
doveva essere solo rinnovata: Italcaccia la possedeva dal 1996. Ora pero' e'
saltata fuori la richiesta di un parere che tre anni fa e periodi seguenti, non
e' mai stato richiesto. Un dietrofront oscuro che alimenta sospetti nei soci.
Il ricorso al Tar e' gia' stato presentato da Italcaccia, associazione
riconosciuta a livello nazionale dal ministero dell'Agricoltura e rappresentata
da Carmine Picardo (tra l'altro gia' responsabile della riserva alpina di caccia
di Ponte nelle Alpi, dalla quale si e' dimesso). Al Tribunale veneziano (cui
l'associazione si e' rivolta facendosi patrocinare dall'avvocato Paolo Patelmo)
si chiede la revoca del provvedimento preso dalla Provincia: un'autorizzazione
che era stata concessa sulla carta ma che di fatto non e' mai stata rilasciata
perche' all'ultimo momento alla documentazione e' mancato un parere (che la
legge non chiede e che in passato lo stesso ente non ha mai domandato): quello
della riserva alpina di caccia. Con questa concessione si autorizzano i soci a
utilizzare i terreni (in questo caso vengono usati quelli lungo il Piave) per
l'addestramento dei cani (che avviene in tempi di caccia chiusa, comunque). Per
qualche malcapitato, sotto sotto non mancherebbe invece una piccola «vendetta»:
l'aver ritirato la concessione potrebbe essere il prezzo da pagare per vecchie
ruggini che sono sfociate con la messa al bando di cacciatori della riserva che
non si sono comportati come si deve tempo addietro. L'allora presidente Picardo
aveva puntato l'indice, chiedendo provvedimenti disciplinari che la Provincia
invece non ha ritenuto di dover assumere: i graziati allora avrebbero trovato il
modo di rivalersi per lo «sgarbo» subito. Ipotesi, nulla di piu', che pero'
qualche socio pontalpino non reputa peregrine.
E Picardo? La racconta così: «Nel piano faunistico si prevede l'istituzione di
territori e zone per l'addestramento cani da caccia. La Provincia nel suo piano
non prevede alcuna autorizzazione dei proprietari dei fondi, affida le aree a
associazioni venatorie e altri, ma hanno allargato ai presidenti delle riserve.
Nel 1996 da quando sono concessionario come Italcaccia, mai alcun parere delle
riserva mi fu chiesto come condizione per il rilascio dell'autorizzazione ad
allenare cani. Quest'anno invece hanno sospeso la pratica, ma i conti non
tornano: dicono che il parere non c'e' e quindi non puo' essere rilasciata
quella carta. Ma io mi chiedo perche' gli uffici hanno prima detto di sì,
concedendo l'autorizzazione, poi hanno bloccato il rilascio per un parere che
non e' mai stato chiesto, neanche in passato. Ecco perche' abbiamo fatto
ricorso: perche' si eviti un sopruso bello e buono».
Novembre
1999


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