
Giovedi' 22 Luglio 1999
Il crudele episodio
in un cortile privato nella zona di Piazza d’Armi. La bestiola aveva
pochi mesi
Undicenne
impicca un gatto
Gli amichetti lo «denunciano»
alla Protezione Animali
di FILIPPO
CASCIOLA
Hanno telefonato alla protezione animali, con le voci
concitate: «Correte, un nostro amico sta uccidendo un gattino». I
volontari dell’Enpa sono arrivati in pochi minuti: troppo tardi,
comunque, per salvare la bestiola da una fine atroce, strangolata
lentamente con una corda stretta al collo e legata, dalla parte opposta,
alla base di un tavolo di ferro. Uno strumento di tortura con tanti,
piccoli nodi, stretti da piccole mani: quelle di un bambino di undici
anni, coetaneo dei quattro che, sconvolti per la scena, si sono rivolti
alla protezione animali. Denunciando quel crimine, consumato a Spoleto
sotto il sole dell’ora di pranzo, in un cortile privato ai confini di
piazza d’Armi. E accusando senza esitazioni il loro amichetto: «Lo ha
fatto apposta, ci aveva gia' provato poco prima, ma noi avevamo liberato
quella gattina». Una bestiola di quattro mesi che, spiegano all’Enpa,
e' come un bambino di sei anni: troppo pochi per capire che un gioco con
ragazzino ed una corda puo' trasformarsi in una trappola mortale. «L’ho
legata solo per trattenerla» ha spiegato, con gli occhi lucidi, il
bambino ai volontari dell’Enpa. «E noi abbiamo voluto credere alle sue
lacrime» afferma Erminia Ruotolo, la giovane della protezione animali
accorsa in quel cortile di piazza d’Armi dopo la segnalazione di quei
ragazzini. «Gli abbiamo voluto credere -aggiunge, sottolineando quel
’voluto’ carico di perplessita'- perche' ha solo undici anni, e
perche', forse, i suoi genitori non gli hanno insegnato che una corda,
annodata in quel modo, uccide». E sono proprio i genitori al centro delle
maggiori perplessita': non solo perche', di fronte alla legge, sono
responsabili in prima persona degli atti di crudelta', intenzionali e non,
attuati dai figli minori. «Quando siamo arrivati sul posto -racconta
ancora Erminia Ruotolo- pochi minuti dopo la segnalazione, i genitori non
volevano farci entrare nel cortile. E successivamente hanno rifiutato, a
lungo, di farci parlare con il bambino». Che poi hanno pero' ascoltato.
«Non volevo ucciderla» ha ripetuto a lungo, quasi per convincere prima
di tutto se' stesso. Respingendo l’accusa dei suoi coetanei di essersi
divertito alle sofferenze della bestiola. «D’altra parte un bambino non
puo' sapere -aggiunge la volontaria dell’Enpa- che la morte per
strangolamento in quelle condizioni e' lenta, e' cattiva, perche' puo'
durare anche mezz’ora, con attimi di sofferenza che sembrano non finire
mai». Una drammatica realta' che non e' comunque sfuggita agli altri
ragazzini, che hanno chiamato la protezione animali. «Li ringraziamo
-affermano all’Enpa- ed invitiamo tutti gli altri bambini, oltre a
naturalmente gli adulti, a comunicare tempestivamente gli atti di
crudelta' contro gli animali chiamando prima il 112, i carabinieri, e poi
il numero dell’Enpa, che per Spoleto e' il 47111». Mentre per la
vicenda della gattina uccisa dal bambino non ci saranno, presumibilmente,
conseguenze penali: anche se la legge prevede pene particolarmente pesanti
per chi commette atti di crudelta' su animali domestici. Il reato e'
perseguibile d’ufficio, senza querela di parte, ed i colpevoli sono
puniti con la multa da due a dieci milioni: se poi, come in questo caso,
il fatto e' commesso con mezzi dolorosi, e provoca la morte
dell’animale, la condanna comporta anche la pubblicazione della sentenza
e l’annotazione nel casellario giudiziale.
Luglio
1999


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