La storia di Howard,
pellerossa triste ricoverato a Latina. L'uomo, 77 anni, ha smesso di
mangiare convinto di dover raggiungere il suo micio nelle «Praterie
del Grande Spirito». La moglie: «Non mi stupisce la sua scelta,
tanto era
l'affetto che provava per la nostra bestiola»
DAL NOSTRO INVIATO
SCAURI (Latina) - Il gatto gli e' morto e lui voleva
raggiungerlo nelle praterie del Grande Spirito. Non ci e' riuscito. Howard
Douglas, 77 anni, indiano d'America discendente dalla tribu' dei Cherokee,
giace adesso nel reparto «rianimazione» dell'ospedale di Gaeta. Pesa
soltanto quaranta chili, ha bisogno di continue trasfusioni di sangue, il
digiuno che si era imposto lo ha profondamente debilitato. E se e' vivo,
deve dire grazie a un vicino di casa, uno che nei giochi da bambino
sceglieva di fare sempre il cow-boy.
La moglie di Howard Douglas, Lina, e' un'italo-americana
di settant'anni e alle cinque del pomeriggio e' gia' andata a dormire. Ma si
e' svegliata, indossa una vestaglia bianca e fa strada verso la camera da
letto. Ha gli occhi pieni di lacrime e indica una cesta di vimini: «Be all
si addormentava lì». Il gatto lo chiamavano «Be all». Tradotto, vuol
dire «fine supremo». Il nome aiuta a spiegare parecchio di quanto e'
successo lo scorso 3 ottobre, quando l'animale morì.
Aveva tredici anni. Ai coniugi Douglas era stato regalato
da un'amica, la signora Maria Gargiulo. «Mi era sembrato un pensiero
affettuoso». In questo palazzo di quattro piani, sono sempre stati tutti
molto affettuosi con la coppia di americani venuti a vivere qui nel 1983,
convinti da un amico, «e' un paese accogliente, la pensione vi bastera'».
e' il signor Howard, in particolar modo, a suscitare
grande simpatia. Alto oltre un metro e novanta, con quella sua carnagione
rossastra, e con quei modi austeri che pure, a tratti, diventano
improvvisamente cordiali. «Ci e' subito sembrato uscito da un film western»,
ammette Massimo Errante, di 26 anni. «Anche perche' non parla una parola
d'italiano e così, proprio come fanno nei film gli indiani e i cow-boy,
pure noi ci dobbiamo spiegare a gesti».
e' stato questo giovanotto ad accorgersi di quanto stava
accadendo, «in casa dell'indiano, dopo la scomparsa di Be all». Il signor
Howard non usciva piu'. Era sempre a letto. E, soprattutto, aveva smesso di
mangiare. Così, nel condominio, avevano pensato a un malessere fisico, a
una forma di depressione: puo' capitare, quando ti muore un animale al quale
sei affezionato.
Ma poi, mercoledì scorso, Massimo Errante e' entrato
nella camera da letto dei coniugi Douglas e ha visto il signor Howard
torcersi dal dolore. Si teneva la pancia. «e' stato allora, quando l'ho
visto piegato, che mi sono reso conto di quanto fosse dimagrito». A quel
punto, con il marito che quasi rantolava sul letto, la signora Lina - sempre
aiutandosi con ampi gesti - ha spiegato quale fosse il progetto. Lo ripete
adesso: «Sentiva di dover raggiungere Be all». Dove? «Dov'e' andato il
nostro gatto». Appunto, signora: dove? «Ma nelle praterie del Grande
Spirito, no?».
e' una signora gentile, per nulla intimorita dal
fotografo. Parla un inglese impastato a parole dialettali tipiche, in questo
tratto di costa laziale. Racconta che ci si puo' stupire per la decisione
presa dal marito, «ma non certo per l'affetto che noi provavamo per il
nostro gatto».
La sveglia, alle cinque del mattino, era lui a darla.
Usciva dalla cesta in vimini che sta sul pavimento, in fondo al letto, e
saliva sui cuscini. «Miagolava un po' sul mio orecchio, un po' su quello di
mio marito». Poi faceva colazione con loro. Quindi, usciva a passeggio con
il signor Howard. «Non dica che si comportava come un cane. Gliel'ho detto,
lui era solo un gatto molto speciale». Va bene: quindi rincasavano e «a
quel punto, io avevo gia' preparato il pranzo per tutti».
Il pranzo? «Ma certo. Preparavo per tutti, no?». Gia',
perche' poi Be all», mangiava e beveva, con loro. Cosa beveva, signora? «Beh,
mio marito l'aveva abituato a mandar giu' un goccio di whisky». Whisky, a
un gatto? «Fa bene agli uomini, perche' dovrebbe far male a un micio?». Be
all venne a morire in cucina. Fu Howard a trovarlo. Così ando' nell'altra
stanza da sua moglie e le disse che c'era una brutta notizia: «Il Grande
spirito e' venuto e si e' preso il nostro gatto». Howard disse anche che
era inutile, a quel punto, impietosirsi per un piccola carcassa. «Lo
spirito e' gia' volato via».
I coniugi Douglas, negli Stati Uniti, hanno un figlio e
una figlia. Ramona e Graig. «Ma non mi sembra il caso di disturbarli, hanno
così tanto lavoro. E poi cosa vuole che gli importi se il nostro gatto e'
morto?».
Fabrizio Roncone