Giovedi' 25 Novembre 1999

«Senza il gatto non vivo»

La storia di Howard, pellerossa triste ricoverato a Latina. L'uomo, 77 anni, ha smesso di mangiare convinto di dover raggiungere il suo micio nelle «Praterie
del Grande Spirito». La moglie: «Non mi stupisce
la sua scelta, tanto era
l'affetto che provava per la nostra bestiola»


DAL NOSTRO INVIATO

SCAURI (Latina) - Il gatto gli e' morto e lui voleva raggiungerlo nelle praterie del Grande Spirito. Non ci e' riuscito. Howard Douglas, 77 anni, indiano d'America discendente dalla tribu' dei Cherokee, giace adesso nel reparto «rianimazione» dell'ospedale di Gaeta. Pesa soltanto quaranta chili, ha bisogno di continue trasfusioni di sangue, il digiuno che si era imposto lo ha profondamente debilitato. E se e' vivo, deve dire grazie a un vicino di casa, uno che nei giochi da bambino sceglieva di fare sempre il cow-boy.

La moglie di Howard Douglas, Lina, e' un'italo-americana di settant'anni e alle cinque del pomeriggio e' gia' andata a dormire. Ma si e' svegliata, indossa una vestaglia bianca e fa strada verso la camera da letto. Ha gli occhi pieni di lacrime e indica una cesta di vimini: «Be all si addormentava lì». Il gatto lo chiamavano «Be all». Tradotto, vuol dire «fine supremo». Il nome aiuta a spiegare parecchio di quanto e' successo lo scorso 3 ottobre, quando l'animale morì.

Aveva tredici anni. Ai coniugi Douglas era stato regalato da un'amica, la signora Maria Gargiulo. «Mi era sembrato un pensiero affettuoso». In questo palazzo di quattro piani, sono sempre stati tutti molto affettuosi con la coppia di americani venuti a vivere qui nel 1983, convinti da un amico, «e' un paese accogliente, la pensione vi bastera'».

e' il signor Howard, in particolar modo, a suscitare grande simpatia. Alto oltre un metro e novanta, con quella sua carnagione rossastra, e con quei modi austeri che pure, a tratti, diventano improvvisamente cordiali. «Ci e' subito sembrato uscito da un film western», ammette Massimo Errante, di 26 anni. «Anche perche' non parla una parola d'italiano e così, proprio come fanno nei film gli indiani e i cow-boy, pure noi ci dobbiamo spiegare a gesti».

e' stato questo giovanotto ad accorgersi di quanto stava accadendo, «in casa dell'indiano, dopo la scomparsa di Be all». Il signor Howard non usciva piu'. Era sempre a letto. E, soprattutto, aveva smesso di mangiare. Così, nel condominio, avevano pensato a un malessere fisico, a una forma di depressione: puo' capitare, quando ti muore un animale al quale sei affezionato.

Ma poi, mercoledì scorso, Massimo Errante e' entrato nella camera da letto dei coniugi Douglas e ha visto il signor Howard torcersi dal dolore. Si teneva la pancia. «e' stato allora, quando l'ho visto piegato, che mi sono reso conto di quanto fosse dimagrito». A quel punto, con il marito che quasi rantolava sul letto, la signora Lina - sempre aiutandosi con ampi gesti - ha spiegato quale fosse il progetto. Lo ripete adesso: «Sentiva di dover raggiungere Be all». Dove? «Dov'e' andato il nostro gatto». Appunto, signora: dove? «Ma nelle praterie del Grande Spirito, no?».

e' una signora gentile, per nulla intimorita dal fotografo. Parla un inglese impastato a parole dialettali tipiche, in questo tratto di costa laziale. Racconta che ci si puo' stupire per la decisione presa dal marito, «ma non certo per l'affetto che noi provavamo per il nostro gatto».

La sveglia, alle cinque del mattino, era lui a darla. Usciva dalla cesta in vimini che sta sul pavimento, in fondo al letto, e saliva sui cuscini. «Miagolava un po' sul mio orecchio, un po' su quello di mio marito». Poi faceva colazione con loro. Quindi, usciva a passeggio con il signor Howard. «Non dica che si comportava come un cane. Gliel'ho detto, lui era solo un gatto molto speciale». Va bene: quindi rincasavano e «a quel punto, io avevo gia' preparato il pranzo per tutti».

Il pranzo? «Ma certo. Preparavo per tutti, no?». Gia', perche' poi Be all», mangiava e beveva, con loro. Cosa beveva, signora? «Beh, mio marito l'aveva abituato a mandar giu' un goccio di whisky». Whisky, a un gatto? «Fa bene agli uomini, perche' dovrebbe far male a un micio?». Be all venne a morire in cucina. Fu Howard a trovarlo. Così ando' nell'altra stanza da sua moglie e le disse che c'era una brutta notizia: «Il Grande spirito e' venuto e si e' preso il nostro gatto». Howard disse anche che era inutile, a quel punto, impietosirsi per un piccola carcassa. «Lo spirito e' gia' volato via».

I coniugi Douglas, negli Stati Uniti, hanno un figlio e una figlia. Ramona e Graig. «Ma non mi sembra il caso di disturbarli, hanno così tanto lavoro. E poi cosa vuole che gli importi se il nostro gatto e' morto?».

Fabrizio Roncone

 Novembre 1999