Sabato 7 Agosto 1999

L'allarme del ministro Ronchi: gli abitanti dei nostri mari rischiano l'estinzione, l'acqua piu' pulita farebbe da barriera

Mediterraneo invaso dai pesci tropicali

Le specie «immigrate» sono 110: i cambiamenti colpa dei mutamenti del clima sempre piu' caldo

 


ROMA - Il primo arrivo' nel 1902: un pesce dagli occhi enormi, il corpo allungato e un nome scientifico difficile da pronunciare, «Atherinomorus lacunosus». Proveniva dal Mar Rosso, aveva attraversato il Canale di Suez, aperto 33 anni prima, per stabilirsi anche nel Mediterraneo. Novantasette anni dopo, l'antico «Mare nostrum» si sta trasformando in un bacino tropicale: la sua temperatura e' aumentata di mezzo grado negli ultimi decenni e altri 109 pesci provenienti da acque calde lo hanno «scelto» come seconda casa. Contribuendo a modificare l'intero ecosistema del bacino, gia' messo in crisi dall'inquinamento e dagli scarichi industriali di sostanze tossiche, dai metalli pesanti agli idrocarburi.

Il fenomeno e' fotografato da una ricerca dell'Icram, l'istituto per la ricerca sul mare, presentata ieri dal ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. Secondo lo studio, i cambiamenti della fauna mediterranea sono «una conferma dei mutamenti climatici in atto». E che anche l'Italia si stia tropicalizzando lo dimostrano, spiega il ministro, i bruschi rovesci climatici di quest'estate, in cui a giornate caldissime si alternano piogge violente.

Così le 530 specie ittiche «autoctone» devono ormai confrontarsi con le 110 immigrate (55, di cui 40 gia' molto diffuse, provenienti dal Mar Rosso, le altre dall'Atlantico, con qualche arrivo dovuto all'importazione di specie tropicali per gli acquari o allo scarico in mare delle acque di zavorra delle navi).

La lotta per la sopravvivenza potrebbe evolversi a sfavore delle specie mediterranee. Un esempio per tutti: i grandi squali, sempre piu' rari nel Mediterraneo per colpa dell'avvelenamento delle acque e delle reti a strascico, che ne distruggono le uova. Mentre proliferano felicemente altri squali piu' piccoli e «stranieri».

«L'arrivo di nuove specie e' un fenomeno inquietante, un mare piu' pulito farebbe da barriera ai pesci tropicali - commenta il ministro Ronchi -. Cerchiamo di ridurre l'inquinamento, di installare piu' depuratori».

E i cambiamenti si sentono anche a tavola: oggi, magari senza saperlo, consumiamo triglie tropicali e vongole filippine (specie ormai dominante in Adriatico) al posto di quelle nostrane. E nei nostri piatti arrivano ricciole atlantiche e cernie indopacifiche. Secondo il ministero, i nuovi arrivati non sono pericolosi per gli umani: a patto di evitare gli aculei velenosi del pesce scorpione (finora pero' presente solo sulle coste palestinesi e israeliane) e non mangiare crudo il pesce palla, le cui carni contengono una tossina dannosa, la tetradontina. Ma qualche giorno fa, a Piombino, un bambino di 10 anni e' stato morso al piede da un pesce serra, un altro «immigrato» dai Tropici.

Ester Palma

Agosto 1999