Sabato 7 Agosto 1999

Una ricerca dell’Icram: i piu' pericolosi sono il pesce palla e il pesce scorpione
Acquario tropicale nel Mediterraneo
Sos per l’invasione dai mari caldi: ecosistemi sconvolti


ROMA
Cefali, addio. Fa caldo nel mar Mediterraneo, mezzo grado in piu' rispetto a 100 anni fa. E con il caldo sono arrivate anche 110 specie di pesci tropicali come il pesce «palla» o i barracuda, che adesso mettono a rischio la sopravvivenza dei vecchi pesci «nostrani».
E’ il risultato della ricerca sulla tropicalizzazione del Mediterraneo, condotta dall’Icram, l’Istituto per la ricerca sul mare. Secondo il ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, intervenuto alla presentazione della ricerca, queste «immigrazioni ittiche» confermano il cambiamento climatico, «che ha portato quest’anno a un estate di tipo tropicale, con piogge che si alternano a periodi di siccita'».
Ma non e' solo per effetto dell’innalzamento delle temperature, del clima piu' caldo, che il Mediterraneo sta diventando un mare del Sud. A favorire la migrazione di pesci boreali, sahariani, senegalesi e tropicali sono stati anche l’abbassamento del tasso di salinita', l’aumento dell’anidride carbonica e, piu' in generale, l’inquinamento. Pur costituendo solo lo 0,8 per cento delle acque del pianeta, il Mediterraneo accoglie infatti circa il 30 per cento del traffico marittimo.
L’inquinamento allarma il ministro Edo Ronchi. «I pesci tropicali - avverte - possono dilagare e portare all’estinzione delle specie autoctone piu' vulnerabili. Un mare piu' pulito farebbe da barriera ai pesci tropicali, che sono geneticamente piu' competitivi». Le specie di pesci «indigeni» sono 530. E sono piu' deboli di fronte all’ondata di idrocarburi e di tossine che li invade. L’indebolimento consiste in un rallentamento dei cicli produttivi di pesci come cefali, saraghi e occhiate, che da secoli abitano i nostri mari e che adesso boccheggiano. I pesci tropicali al contrario prolificano, tanto da essere diventati anche un buon affare commerciale. Triglie tropicali e cernie bianche sono adesso pesci comuni sulle tavole degli italiani: 100 anni fa si trovavano solo ai tropici. Nel corso del Novecento sono «immigrate» circa 55 specie dal Mar Rosso e altre 60 dall’Atlantico tropicale, attraverso lo stretto di Gibilterra. Ormai il 20 per cento della fauna ittica mediterranea e' costituita da specie aggressive immigrate dai mari piu' caldi.
Fra i pesci piu' pericolosi entrati nel Mediterraneo c’e' il pesce «palla», che se ingerito crudo e' molto velenoso, il pesce «scorpione», di cui vanno evitati i terribili aculei e lo squalo tropicale. Se il pesce scorpione, insieme con le triglie, alle cernie e ai barracuda, viene dal Mar Rosso, dall’Atlantico sono entrati la ricciola fasciata, un tipo di scorfano e il pesce palla.
Accanto alla tropicalizzazione del Mediterraneo, ci si mette anche la meridionalizzazione, che fa «salire» sempre piu' a Nord specie di pesci che un tempo si trovavano solo nelle acque del Sud. E’ il caso del pesce «pappagallo», di cui si ricorda qualche raro avvistamento a Lampedusa. Adesso, assieme al pesce «balestra», nuota in tutta la Sicilia. Nel mar Tirreno hanno trovato il loro habitat i pesci «vela» e le aguglie imperiali. La colorata donzella pavonina sta invece infestando le coste del Mar Ligure: e' commestibile, ma la sua carne e' di qualita' scadente, al massimo la si puo' consigliare per una zuppa mista.\

Ester Palma

Agosto 1999