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Lunedi' 25 Gennaio 1999

La denuncia della massima esperta mondiale della specie.
E' a New York in cerca di fondi e sostegni per la sua battaglia

«Salviamo gli oranghi dal massacro»


Birute' Galdikas: crudelta' e incendi, nel Borneo e' una vera e propria strage
«Hanno il patrimonio genetico al 97,5% simile a quello umano». I cuccioli
rivenduti come giochi per 50 dollari al mercato

DAL NOSTRO INVIATO

NEW YORK - Guarda attraverso i vetri la nebbia che avvolge il Central Park e pensa al fumo delle sue foreste che bruciano, laggiu' nel Borneo. Anche in questo preciso momento. Parla del suo primogenito e si riferisce a Sugito, il primo baby-orangutan che ha stretto fra le braccia, quasi 30 anni fa. Denuncia migliaia di omicidi, «murder», nella giungla, e intende lo sterminio degli «uomini dei boschi», traduzione letterale dal malese di orang (uomo) e hutan (foreste). Una popolazione dimezzata negli ultimi 20 anni, per far posto ai palmeti, le nuove miniere d'oro. Soltanto l'ottusita' occidentale puo' ancora considerare goffi bestioni i fulvi primati che occupano il cuore di Birute' Galdikas, 52 anni, massima esperta mondiale della specie. Soltanto la crudelta' orientale puo' permettere di fucilarli freddamente e di strappare i cuccioli dai cadaveri per rivenderli nei mercati a 50 dollari l'uno. Come giocattoli. Quando si «rompono», si buttano.
Soltanto lei puo' fare qualcosa per opporsi. «Subito, prima che sia troppo tardi - avverte -. Il nuovo governo indonesiano sta facendo del suo meglio, ma la strage continua. Bisogna educare la popolazione. Spingere le autorita' ad adottare misure ambientali, sociali ed economiche rigorose, subordinando a queste i prestiti internazionali. Prima che sia troppo tardi». Prima che l'umanita' perda i suoi parenti piu' prossimi: «Dopo gli scimpanze', gli oranghi sono le creature che hanno il patrimonio genetico piu' simile a quello dell'uomo. E' o stesso al 97,5%. Basta guardarli negli occhi per capire il loro stato d'animo: paura, felicita', curiosita'. A differenza degli umani non sanno nascondere le emozioni».  Se ne accorse, a suo tempo, Gary Shapiro, assistente di Birute' a Camp Leakey, il piu' grande ospedale per oranghi, nel sud del Borneo, e ora vice presidente dell'Orangutan Foundation International di Los Angeles. Per mesi Gary ha insegnato a Rinnie, una giovane femmina di orango, il linguaggio dei segni. I due avevano quotidiane e piacevoli conversazioni gestuali su vari argomenti: il cibo, gli alberi, i fiori, la reciproca simpatia. Finche' quella di Rinnie per Gary non degenero'. «Non posso credere quanto in fretta Rinnie possa apprendere» telegrafava il ricercatore, prima che la sua rossa, sconsiderata pupilla si dichiarasse apertamente. Con modi da orango. 
«Un giorno Rinnie ha preso per il bavero il dottor Gary e lo ha attirato a se' - racconta con scientifico distacco Birute' -. Lui ha faticato non poco a spiegarle che non era possibile. E Rinnie ha certamente sofferto sentendosi respinta. Ora se n'e' tornata nella foresta». Ma c'e' nell'album della primatologa un'immagine dell'infelice scimmia, sorpresa mentre osserva pensosa e malinconica una foto di Gary. «Lo ha riconosciuto» non dubita Birute'. Non sempre e' possibile l'inverso. Sono piu' di 20 anni che la scienziata cerca nei lineamenti degli oranghi adulti che visitano il campo il musetto familiare di Sugito. Lo aveva confiscato, ancora cucciolo, ai soliti bracconieri e adottato come un figlio, accanto ai tre naturali. Conscio dei suoi diritti, Sugito pretendeva di dormire aggrappato a lei e, primo caso documentato di complesso d'Edipo fra gli oranghi, maltollerava la presenza di Rod, il marito di Birute'. L'insofferenza era corrisposta. Le scaramucce sono durate quasi otto anni: «Poi, approfittando di una mia assenza, Rod ha portato Sugito nella giungla e lo ha abbandonato». Birute' non ha mai perdonato il marito, da cui ora e' divorziata. «Mi sono sentita tradita. Avrebbe almeno dovuto permettermi di salutarlo. Credo che anni dopo Sugito sia tornato al campo. Due o tre volte e' capitato un maschio che poteva avere la sua eta' e che sembrava conoscermi. Ma gli oranghi cambiano fisionomia invecchiando, come gli uomini del resto. Aveva 10 anni quando l'ho visto l'ultima volta e adesso e' un trentenne». Per lui e per gli altri trentamila oranghi rimasti nell'arcipelago, la sua battaglia non si ferma.
All'inizio, 28 anni fa, erano in tre: l'americana Diane Fossey, l'inglese Jane Goodall e la lituana Birute' Galdikas. Tre brillanti studentesse prescelte dall'eminente paleontologo californiano Louis Leakey come angeli custodi, rispettivamente, dei gorilla in Congo e in Rwanda, degli scimpanze' in Tanzania, e degli oranghi in Indonesia. Diane e' stata trucidata nell'85 dai bracconieri, come racconta il film interpretato da Sigourney Weaver. Jane Goodall si sta tuttora battendo per convincere gli scienziati a non usare gli scimpanze' come cavie per esperimenti sull'Aids e per viaggi spaziali senza ritorno. Birute' Galdikas e' arrivata dal Borneo a New York a cercare fondi e sostegno: «L'estate scorsa le foreste sono bruciate senza tregua per tre mesi. C'erano giorni in cui il fumo era così denso che non riuscivo a vedere nemmeno le mie mani. Sono stati distrutti tre milioni di ettari. Gli oranghi cercano cibo nei campi coltivati e vengono massacrati dai contadini». L'appello e' stato raccolto da Isabella Rossellini, amica di Birute' e candidata a interpretarla in un film. E da Julia Roberts, che ha girato un documentario a Camp Leakey. Ma non basta: «Gli oranghi scompaiono per quella gratuita crudelta' umana, a loro del tutto sconosciuta». Sta in quel 2,5% di patrimonio genetico che non condividono con la razza superiore.


Gennaio 1999