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D'Abruzzo

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Corfinio
La storia e' di pietra

Testo di Erica Colella
Foto di Giovanni Lattanzi e Andrea Papa

Ritratto dell'Imperatore ClaudioIl prestigio assunto da Corfinio come capitale della Lega Italica è il punto di arrivo dello sviluppo culturale ed economico della città, favorita dall’ottimale posizione geografica e dal suo ruolo di punto nevralgico nella viabilità pre-romana e romana. I rinvenimenti archeologici delle campagne di scavo 1989-94, hanno restituito la reale immagine dell’entità di tale sviluppo. La dottoressa Adele Campanelli, ispettore archeologico della Soprintendenza archeologica d’Abruzzo, ci ha illustrato, in un’intervista, i risultati di tale intervento nei siti di Piano S. Giacomo, S. Ippolito, l’Impianata e il tempio sulla via di Pratola Peligna.

Nell’area di Piano S. Giacomo, nota anche come Civita, già in passato sottoposta ad indagine archeologica, nel 1994 si è avuta la scoperta più sensazionale. È stato riportato alla luce un intero quartiere dell’antica Corfinium, costeggiato dalla viabilità dell’epoca. La domus è l’edificio più esteso e più importante del complesso: è databile al I secolo d.C. ed era sicuramente di proprietà di un cittadino benestante, come dimostrano la ricchezza e la raffinatezza della pavimentazione mosaicata. Le terme venute alla luce nella zona meridionale del quartiere, sono di epoca imperiale e furono abbandonate nel III secolo d.C.

Nella zona ovest si trovano le tabernae, che conservano i muri e il sistema di canalizzazione. L’intero sito fu abbandonato nel IV secolo.

Da segnalare è il santuario italico di contrada Sant’Ippolito, consacrato, come fa supporre un cospicuo ritrovamento di statuette, ad Ercole.L’edificio è caratterizzato da due ambienti addossati ad un muraglione. Di notevole valore storico sono le tombe a grotticella, sepoltura tipica dei popoli peligni, datate al IV sec. a.C. e rinvenute in località Impianata. A nord di tale zona presso l’entrata sud-est del paese, gli archeologi hanno indagato alcune tombe a fossa del IV secolo a.C. e nelle vicinanze il sito del tempio. Questi scavi hanno il merito di aver confermato la destinazione sacra dell’area, ipotizzata all’inizio del secolo, quando i due edifici presenti, databili al I secolo a.C., furono rilevati la prima volta.

L’epigrafia corfiniese

Preziosissime per la storia peligna sono le circa 250 epigrafi venute alla luce nel territorio dell’antica Corfinium. Una parte di tali iscrizioni si è conservata nel tempo grazie al loro reimpiego nei rifacimenti architettonici della Basilicata di S. Pelino; il numero più consistente è confluito nel lapidario del Museo di Corfinio, frutto dell’instancabile opera di Antonio De Nino che, a partire dal 1878, si impegnò affinché i reperti, fino ad allora ritrovati, non andassero perduti.

Nel Museo sono conservate circa 86 epigrafi; alcune delle quali sono state pubblicate nel 1850 dal Momsen nel Corpus Iscriptionum latinarum. Il lapidario ricopre cronologicamente un arco di circa tre secoli (dal I a.C al II d.C) che corrispondono al periodo di massima attività del centro.

La raccolta comprende un consistente numero di epigrafi di natura funeraria ed onoraria, fondamentali per la ricostruzione della vita a Cofinio municipium e centro predominante della Valle Peligna.

 

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