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D'Abruzzo

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Riflessi di verde nel mare blu
Il litorale, che va da Ortona a San Salvo, presenta aspetti di grande interesse naturalistico. Per questo il Parco della costa teatina potrebbe diventare il volano ambientale, economico e turistico dell'intero territorio

Testo e foto di Gaetano Basti

Fummo lungimiranti, noi di D'Abruzzo, quando dieci anni fa, proprio sul primo numero della rivista, prefigurammo quello che sarebbe divenuto l'attuale assetto ambientale del territorio regionale. Con il 28% del suolo protetto, tre Parchi nazionali, un Parco regionale e varie Riserve naturali l'Abruzzo oggi si fregia, a pieno titolo, dell'appellativo di Regione verde d'Europa.

Un verde che ora si tinge anche di blu. La costa abruzzese, infatti, anche se presenta tratti fortemente antropizzati, in altri, e soprattutto nel versante meridionale, mantiene aspetti wilderness di notevole interesse paesaggistico e ambientale. Partendo da questi dati di fatto, su proposta del senatore Angelo Staniscia nell'ambito della Legge n. 344 del 1997, la costa teatina, nel tratto che va dal fiume Foro e a sud fino al Trigno, è stata individuata quale "prioritaria area di riferimento per l'istituzione di un parco nazionale".

Una scelta che rende alla costa teatina il meritato riconoscimento e che il Ministero dell'Ambiente, sentiti la Regione Abruzzo e gli Amministratori dei Comuni interessati, deve attualizzare, provvedendo all'istruttoria tecnica necessaria per avviare l'istituzione del Parco stesso.

Il Parco della costa sarà una realtà che vuole nascere con il consenso degli Enti locali, delle forze produttive, degli operatori turistici, dei cittadini tutti, senza che si sentano, in qualche modo espropriati del diritto di autodeterminazione.

I comuni coinvolti in questo progetto che vuole, in sostanza, mettere a sistema, una serie di risorse, non ultime quelle umane, sono Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo. Si tratta di un territorio densamente abitato che esprime problematiche complesse e sostanzialmente diverse da quelle esistenti nelle zone dei Parchi della montagna, in larga parte costituite da vaste aree boschive, con insediamenti circoscritti e in ogni caso culturalmente abituati a rapportarsi con lo specifico naturale in termini sinergici.

Difficoltà da tenere presente e superare alla luce delle risorse per le quali la costa teatina è stata ritenuta più interessante, dal punto di vista ambientale, paesaggistico e storico, di altri territori marini che si erano candidati a entrare nella ristretta rosa dei Parchi nazionali.

Nessun amministratore può ragionevolmente bocciare a priori e senza discussione, l'adesione a un Parco nazionale. È senz'altro giusto discutere sulle forme, i modi, la perimetrazione, la tutela delle attività lavorative e ricreative, ma sempre tenendo presente che i tempi sono ormai maturi per capire che, in generale, un Parco ben gestito produce sviluppo turistico, un sistema produttivo ecocompatibile, migliora la qualità della vita dei residenti, crea automaticamente un valore aggiunto del territorio che secondo collaudate tecniche di marketing turistico attrae una clientela di villeggianti di gran lunga superiore a zone che non hanno questa specie di certificazione di qualità.

Del resto la Regione Abruzzo, da oltre un decennio, ha individuato questa fascia costiera come area soggetta a vincolo idrogeologico e meritevole di valorizzazione ambientalistica nella redazione del Piano Regionale Paesistico. E se l'arretramento della ferrovia potrebbe scatenare pericolosi appetiti speculativi, difficilmente frenabili, allora è evidente che il Parco acquista anche una efficace funzione di salvaguardia contro la cementificazione, di controllo sulla efficienza dei depuratori per garantire un mare sempre blu, pulito e senza più cartelli di divieto di balneazione.

In un recente convegno sui trabocchi, organizzato dalla Provincia di Chieti e coordinato dall'assessore al Turismo Gabriele Marchese, il senatore Angelo Staniscia ha fatto queste precisazioni: "Il Parco costiero, sottolineo costiero proprio perché non si tratta di un parco marino, bensì di un parco della costa, oltre a valorizzare il litorale, ha ripercussioni positive sui centri storici limitrofi. Essi dovranno riprogettare le loro funzioni residenziali e turistiche al servizio di una costa sostanzialmente libera da insediamenti.

Il Parco costiero significa risorse nuove da destinare allo sviluppo del nostro territorio. Solo qualche giorno fa i tre Parchi nazionali abruzzesi hanno ricevuto circa 20 miliardi di finanziamenti".

Il parco nazionale, per quanto importante e positiva sia la sua istituzione, rappresenta comunque un contenitore, cioè uno spazio attrezzato e regolamentato che va riempito di contenuti. Spetta alla Regione, agli Enti locali, agli operatori economici e alle forze sociali elaborare i progetti concreti sui quali fondare uno sviluppo nuovo e alternativo della nostra zona costiera. Occorrono inventiva, coraggio, forza progettuale che solo noi abruzzesi teatini possiamo mettere in moto e gestire nel migliore dei modi. Va quindi avviato da subito un dibattito tra queste forze su questi temi per decidere ancora una volta del nostro futuro.

Ci serve anzitutto la capacità stessa di immaginare un tipo di economia e di modi di vita che non possono ovviamente essere la semplice riproposizione dei tempi passati, ma che da questi devono trarre ispirazione per reinventarli, per riappropriarsi di una filosofia di vita a dimensione umana.

Penso, ad esempio, ad una rinnovata funzione residenziale ed alberghiera dei centri storici invece che all'ammassamento in mini-appamenti lungo il litorale; alla gita al mare ritrovando spiagge, scogliere, insenature, vegetazione, trabocchi che già i nostri antenati hanno visitato. Non si tratta di vagheggiamenti nostalgici, ma di una reale alternativa di sviluppo da perseguire con convinzione e con tenacia perché è, probabilmente, la sola possibile.

 

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