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Bella e diversa
Un mare di fiori

 

D'Abruzzo

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Bella e diversa
Il litorale, che va da Ortona a San Salvo, presenta aspetti di grande interesse naturalistico. Per questo il Parco della costa teatina potrebbe diventare il volano ambientale, economico e turistico dell'intero territorio

Testo di Tommaso A. Pagliani Foto di Gaetano Basti

La provincia di Chieti offre un litorale di circa 70 Km, che si componecosta_teatina2.jpg (11540 byte) di due falesie divise dalla foce del Sangro. La costa è generalmente bassa, con spiagge ghiaiose e sabbiose interrotte da piccoli promontori rocciosi, con le punte ornate da magnifici trabocchi.

Queste sono distribuite regolarmente nel tratto compreso tra Ortona e Rocca San Giovanni, ma lasciano il passo agli arenili nei pressi della foce del Sangro, per poi ricomparire nel territorio di Vasto. Le punte si affacciano per lo più su spiagge ghiaiose, sebbene nella zona del Cavalluccio le rocce si adagino sulla sabbia. La notevole varietà del litorale emerso, non altrimenti reperibile nella nostra Regione, si ripropone nella porzione sommersa, che sembra essere ancor più diversificata nella struttura e nelle componenti biotiche.Nei litorali prospicienti le punte, l’ambiente marino è densamente popolato di vita acquatica, che nelle forme più varie incrosta e ricopre ogni angolo degli scogli. Nelle zone più distanti dalla linea di costa, le rocce si dispongono in lunghe file parallele a varie profondità, gli aspri, separati da corridoi di sabbia e caratteristici per elevata diversità biotica, ed ospitano nei loro anfratti specie ittiche pregiate, nonché altri organismi rari e protetti. Non meno rilevante è la presenza nell’immediato entroterra, fra i fiumi Foro e Sangro, dei valloni, costituiti da profonde vallate incise nel piano collinare, ricche di sorgenti e di vegetazione mediterranea. La costa teatina riepiloga molti degli ambienti litoranei adriatici, sicuramente tutti quelli abruzzesi. Questa proprietà di sintesi è di fondamentale importanza, poiché è ritenuta criterio principale per l’individuazione di aree da proteggere (UNESCO, 1974). Si tratta dunque di un territorio ricco di emergenze ecologiche e paesaggistiche notevoli, ma che allo stesso tempo accoglie gran parte della popolazione e delle attività economiche della Provincia ed è attraversato da un importante segmento di traffico nazionale e regionale.

Da questa generale descrizione emergono alcune considerazioni, che individuano nell’istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina una favorevole occasione, originale se non addirittura sperimentale, di integrazione fra tutela dell’ambiente e sviluppo economico, che garantisca la conservazione del patrimonio naturale, ma che permetta anche il mantenimento delle attività tradizionali di sfruttamento e lo sviluppo di nuove forme di godimento del territorio, rispettose della Natura.

La costa teatina si presta ancora ad un’azione di pianificazione ambientale finalizzata ad ottenere la sostenibilità delle attività economiche presenti e future, proprio in virtù del non elevato tenore di sviluppo turistico raggiunto e del capitale naturale non ancora compromesso. A tale riguardo, l’intervento più urgente è quello di riassumere le pianificazioni vigenti al fine di riorganizzare l’assetto paesaggistico ed urbanistico del territorio. La perimetrazione e la zonazione del parco dovrebbero essere condotte in funzione di questa necessità. Tuttavia, la zonazione del territorio è forse l’intervento più difficile per l’attuazione di un Parco nazionale, anche quando l’area interessata si presenti adatta allo scopo, come gli ambienti montani che permettono un sistema concentrico di zone a diverso grado di tutela.

Nel nostro caso questa operazione potrebbe apparire complicata dal fatto che le aree costiere di maggior pregio ambientale sono di superficie ridotta e divise fra loro, e questo dovrà necessariamente indurre ad operare una zonazione a macchie, insolita ma non impossibile. Sarà poi compito dell’Ente parco far sì che un siffatto mosaico si comporti come unica entità ecologica e paesaggistica.

Il Parco Nazionale della Costa Teatina, in qualità di Ente di ricerca e sperimentazione, potrebbe intervenire anche in ambiente marino per contribuire alla riorganizzazione delle attività in mare, sia balneari-ricreative sia commerciali, ed alla soluzione dei problemi connessi. Come esempio eloquente al riguardo, ci si può riferire alla realizzazione di barriere artificiali sommerse al largo del litorale marchigiano, utilizzando speciali blocchi in calcestruzzo, che riproducono i micro habitat cavitari e interstiziali necessari alla colonizzazione da parte degli organismi. L’intervento, condotto nel 1974 sotto l’egida del C.N.R. di Ancona, ha prodotto l’aumento e la diversificazione del pescato, costituendo inoltre un efficace deterrente agli sconfinamenti della pesca a strascico nei fondali ad essa preclusi e limitando indirettamente l’eccessivo sforzo di pesca (Bombace, 1977).

Un altro motivo che giustifica la protezione della costa teatina è il problema dell’erosione. In passato, le frequenti frane delle falesie erano fonte di protezione e di ripascimento del litorale. L’attuale stabilità geologica e l’impatto antropico hanno prodotto, in particolare dal dopoguerra ad oggi, l’aumento erosivo della costa. La presenza di scogliere frangiflutti ed altre opere a difesa della ferrovia ha in parte contribuito al contenimento del fenomeno. Tuttavia, la salvaguardia della linea ferroviaria non sempre coincide con l’esigenza di stabilizzare l’intera dinamica del litorale. Inoltre è previsto l’arretramento dei binari nel tratto Ortona - Torino di Sangro e la conclusione dei lavori è ormai prossima, perciò sarà necessario condurre sul quel tratto un nuovo intervento, compatibile con l’istituendo parco nazionale.

Nonostante ci si riferisca al Parco della Costa Teatina come ad un parco nazionale prevalentemente terrestre, è opportuno tenere presente l’importanza che la protezione dell’ambiente marino potrebbe assumere. Già nel 1970 si riteneva che le riserve marine potessero funzionare da presidi permanenti contro l’inquinamento, nonché da strutture di ricerca e sperimentazione su maricoltura, pesca e attività di protezione costiera, anche nei settori educativo e formativo. Ai giorni nostri, tali funzioni risultano notevolmente amplificate, sconfessando la presunta incompatibilità fra conservazione e sviluppo.

Fra i compiti delle moderne riserve marine si annoverano: la protezione di habitat marini di notevole pregio; la valorizzazione delle risorse biologiche e il ripopolamento ittico, attivo o passivo; il monitoraggio biologico e chimico-fisico; la valorizzazione delle aree d’interesse paesaggistico, culturale e archeologico; la formazione professionale nel campo di attività turistiche e socio-economiche compatibili, con particolare riguardo a quelle tradizionali locali; la promozione di programmi divulgativi per migliorare la conoscenza del mare. Si ritiene quindi che con l’istituzione del Parco sia necessario creare una simile struttura, che rappresenterebbe un elemento di crescita scientifica e culturale per la nostra Regione.

 

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